Da Gemonio il senatur attacca ancora una volta la linea nazionalista del segretario: "Io dico che occorreva non avere paura di continuare a tenere alta la bandiera della questione settentrionale, anche se poi ti attaccano. Oggi il Nord è al centro di uno scambio"
Il nome di Matteo Salvini non lo nomina mai ma nei fatti smonta, ancora una volta, ogni pezzo della sua linea politica. Mentre i sondaggi fanno registrare una continua perdita di consenso per il Carroccio (al quale si affianca il parallelo exploit di Luca Zaia nelle rilevazioni dei leader), Umberto Bossi torna ad attaccare la Lega. Anzi, la nuova Lega per Salvini premier, il partito nazionale voluto dall’ex ministro dell’Interno per sostituire la vecchia Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Ed è da lì, dalla questione settentrionale, che il senatur ribadisce la sua critica alla metamorfosi del partito: “Oggi il Nord viene barattato per i voti al Sud”, dice il fondatore della Lega Nord. Una posizione, quella espressa da Bossi, già nota ma che oggi diventa spia di una situazione interna al Carroccio non proprio distesa.
Già pochi mesi fa, infatti, il senatùr aveva espresso concetti simili: prima al congresso del dicembre 2019, poi nel febbraio del 2020 quando aveva accusato la nuova “linea nazionalista” del partito di aver fatto perdere le elezioni regionali in Emilia Romagna. Adesso però è diverso: i sondaggi vedono la Lega ormai a pochissimi punti di vantaggio dal Pd mentre la stessa popolarità di Salvini è in caduta libera. In più i bene informati raccontano di sempre più minacciosi venti di scissione che soffiano dalla Lombardia, dove Gianni Fava ha chiesto l’utilizzo del simbolo Lega Nord, e dal Veneto, dove il governatore Luca Zaia può permettersi di esprimere posizioni sempre più spesso in disaccordo con Salvini. È in questo clima che Bossi torna a parlare. Lo fa con la Nuova Padania, testata creata con lo scopo di raccogliere l’eredità del vecchio organo di partito. Ed è della vecchia linea, quella secessionista e trazione settentrionale che parla soprattutto Bossi. “Io dico che occorreva non avere paura di continuare a tenere alta la bandiera della questione settentrionale, anche se poi ti attaccano”, sostiene il vecchio leader da Gemonio, invitanto il “Nord” a “muoversi” perché “tutto è rimasto come un tempo… . Neutralizzata anche la spinta federalista, la nostra devolution, oggi il Nord è al centro di uno scambio”. Che scambio? “Oggi il Nord viene barattato per i voti al Sud”.
Per Bossi, che portò il Carroccio al governo con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini “il Palazzo non ti dà niente, l’autonomia non te la vogliono dare, e si vede. Ma non è motivo per interrompere la battaglia . Le ragioni del Nord sono vive e non sono cambiate. Il Nord fa ancora paura a Roma, senza la Lombardia e il Veneto l’Italia non è ricevuta da nessuno, non pesa economicamente, politicamente, commercialmente. Dove ci sono Lombardia e Veneto invece si vince”.
Secondo il senatùr la Lega è nata perché c’erano “due Italie con esigenze diverse, velocità diverse, una politica marcatamente assistenziale che non dava frutti. Il Nord era già in Europa, ma Roma guardava a Sud. Come oggi…”. E quindi rilancia i suoi attacchi al Meridione: “Il lavoro non deve venire dallo Stato che assiste, come accade ancora oggi al Sud” anzi “è piuttosto l’economia che deve essere liberata dai blocchi di una burocrazia arroccata che dispensa favori in cambio di voti”.