Da due settimane Massimo Giletti vive sotto scorta. A far scattare il provvedimento, deciso dalla Prefettura di Roma, sono state le minacce rivolte al conduttore tv dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, dopo l’uscita dalla prigione di più di 200 mafiosi durante l’emergenza coronavirus. Durante una puntata di Non è l’Arena, infatti, Giletti lesse i nomi dei detenuti ai quali era stata concessa la detenzione domiciliare. “Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi”, ha commentato il conduttore raggiunto telefonicamente dal Corriere della Sera.
“Quell’uomo… di Giletti e quel… Di Matteo stanno scassando la minchia”, diceva parlando a voce alta l’11 maggio Graviano, condannato per le stragi del biennio ’92-93, mentre era intercettato nel carcere de L’Aquila durante l’ora d’aria con lo ndranghetista Maurizio Barillari. La sera prima aveva visto la trasmissione di Giletti e, durante l’ora d’aria, aveva commentato così una delle puntate dedicate alle scarcerazioni e alla mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo alla guida del Dap da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel giugno del 2018.
Delle minacce di Graviano, contenute nel libro di Lirio Abbate ‘U siccu’, Giletti era venuto a sapere dalle colonne di Repubblica soltanto a luglio: “Non mi pare proprio normale – aveva dichiarato in un’intervista al Corriere – che io non ne abbia saputo nulla. In questa storia quello che pesa è per l’ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti”. Al conduttore era arrivata la solidarietà di Bonafede. “Giletti sotto scorta è un pessimo segnale – commenta oggi su Twitter il direttore di La7, Andrea Salerno – Continuare ad andare in onda con il proprio lavoro, la migliore risposta”, conclude.