Ne hanno fatto richiesta cinque deputati, lo hanno ricevuto in tre. Mentre ancora non si hanno notizie sui nomi dei parlamentari che hanno beneficiato del bonus da 600 euro per le partite Iva danneggiate dal lockdown, fonti parlamentari hanno rivisto il numero delle persone coinvolte: sono effettivamente 5 i richiedenti, ma solo tre hanno ottenuto la somma. Secondo le ultime indiscrezioni quindi si tratterebbe di due leghisti e un esponente del M5s. In un primo momento si era parlato anche di un eletto di Italia viva, ricostruzione smentita dal presidente dei renziani Ettore Rosato che se l’è presa direttamente con l’Inps: “Questo modo di fare servizio pubblico è barbaro“, ha dichiarato. E, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha ribadito: “Nessuno dei nostri parlamentari ha ricevuto alcun bonus”.
Intanto continua il pressing dei partiti per far uscire i nomi. In serata il presidente della Camera Roberto Fico ha ribadito al Tg1 che si tratta di ” una questione di etica nella politica. È fondamentale che i parlamentari capiscano che rappresentano tutti gli italiani e che il loro comportamento debba rispettare le istituzioni. Secondo me questa situazione si risolverà in questo modo: i parlamentari dovranno uscire pubblicamente chiedendo scusa e restituendo i soldi”. Diversa la questione per i consiglieri comunali: “Un consigliere comunale – dice la terza carica dello Stato – ha un lavoro e uno status completamente diverso da quello dei parlamentari: è giusto che continuino ad avere un lavoro e, se sono in difficoltà, ad accedere ai bonus. Bisogna fare le dovute differenze”.
Tornando all’identità dei parlamentari col modus il nodo principale è quello della privacy e per questo oggi il capo politico M5s Vito Crimi ha chiesto ai suoi colleghi parlamentari di “sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus”. Qui il testo inviato ai deputati. E’ infatti il “diritto alla riservatezza” dei 3 parlamentari e dei 2mila tra consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci messi sotto accusa per aver ottenuto il bonus, che impedisce all’istituto previdenziale di renderne noti i nomi, nonostante gli appelli arrivati da tutte le parti politiche. “Un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia“, è la posizione di Crimi. L’iniziativa del capo politico M5s è stata subito appoggiata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal viceministro Stefano Buffagni e da una parte dei deputati M5s che hanno già detto firmeranno per rinunciare alla privacy.
Resta da capire però come è possibile procedere. Secondo fonti vicine all’istituto di previdenza, le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi, ma che secondo alcuni in questa circostanza sarebbe sormontabile (qui l’intervista al giurista). I partiti puntano comunque al fatto che i responsabili si autodenuncino in fretta per archiviare lo scandalo. Tra le tante ipotesi, c’è anche quella della convocazione formale in commissione parlamentare dei vertici Inps. Al momento però non ce n’è traccia.
Dal ministro degli Esteri Di Maio al viceministro Buffagni: chi tra i 5 stelle ha annunciato “rinuncerà alla privacy” – Tra i primi a sostenere la proposta del capo politico M5s, ovvero la rinuncia alla riservatezza dei singoli parlamentari, c’è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Sono pronto ad aderire all’idea lanciata da Vito Crimi sulla rinuncia alla privacy così da autorizzare l’Inps a pubblicare i nomi”, ha annunciato Di Maio che domenica aveva chiesto che i cinque si “autodenunciassero“. Ma nessuno, fino ad ora, ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto. “Facciano lo stesso tutti i parlamentari di ogni forza politica”, chiede ora il ministro degli Esteri. “Il mio è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti: chiedano ai loro eletti di rinunciare alla privacy e permettano all’Inps di rendere pubblici i nomi di questi approfittatori. E nessuno pensi di scaricare proprie colpe su altri, mettendo di mezzo ad esempio i commercialisti per salvarsi”. Poco dopo ha aderito anche il viceministro al Mise M5s Stefano Buffagni: “Pronto a firmare dichiarazione ad Inps sulla mia rinuncia alla privacy”, ha scritto su Facebook, “lo devono fare tutti i parlamentari!!! La trasparenza su chi ha avuto la faccia tosta di richiedere quelle somme è fondamentale”. E pure la deputata grillina Iolanda Di Stasio: “Io non ho niente da nascondere e sono pronta a firmare per rinunciare al mio diritto alla Privacy”, ha scritto su Instagram. “Scoviamo i furbetti del bonus Partite Iva e sbattiamoli fuori dal Parlamento”.
Intanto nei corridoi si cerca di individuare il responsabile e non manca chi punta il dito contro i fuoriusciti. Tra questi Nicola Acunzo, ora nel gruppo Misto, che però ha smentito categoricamente: “Assolutamente no. Mi spiace che si possa anche solo pensare che sia io”.
L’esperto: “L’obbligo di trasparenza prevale sul diritto di riservatezza” – Intanto le opinioni su come procedere sono diverse. Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’università RomaTre, intervistato da Repubblica ha fatto presente che “l’obbligo di trasparenza prevale sul diritto alla riservatezza individuale” e “acquista un rilievo maggiore perché riguarda i rappresentanti delle istituzioni”.
Si potrebbe a questo punto chiedere all’Inps di dare le loro generalità? Il problema, chiarisce Celotto, è che “non esiste a priori una gerarchia costituzionale fra diritti”, come quelli alla privacy e alla trasparenza, anche se “è proprio la Costituzione a fornire un’indicazione: l’art. 98 dice che tutti i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, l’art.54, che devono esercitare il loro mandato con disciplina e onore“. L’unica via di uscita quindi è “fare l’accesso civico. E se lo negano, ricorso al Tar. Come per i verbali del Cts. Ma i tempi sono lunghi. Sarebbe meglio che qualcuno si facesse coraggio e li accorci”. Come? “Basta che il Parlamento scriva una riga di emendamento al decreto Semplificazione, ora in fase di conversione, per far pubblicare subito tutti i beneficiari di tutti gli aiuti Covid. Questa sarebbe democrazia trasparente“.
Lega, Zaia: “Non trinceriamoci dietro alla privacy”. Il leghista Lolini smentisce: “Non sono io uno dei beneficiari”
Dopo che il leader del Carroccio Matteo Salvini è passato dalla richiesta di dimissioni per i “colpevoli” alla sospensione dopo aver scoperto che sono coinvolti anche tre leghisti, a intervenire duramente oggi è stato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi”, ha detto. “Faccio appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perché viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarci dietro alla privacy non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”.
Tra i primi a respingere le accuse c’è stato il deputato del Carroccio Mario Lolini, uno dei nomi evocati nelle varie indiscrezioni: “Non sono io uno dei parlamentari che hanno usufruito del bonus di 600 euro e aggiungo anche che né la mia azienda, né quella del settore agroalimentare di cui sono socio hanno richiesto il bonus di mille euro destinato al settore agricolo” ha detto il deputato della Lega. “Non so come possano essere circolate certe voci e mi tutelerò legalmente contro chi le ha diffuse. Per ulteriore scrupolo, di fronte alle telefonate dei giornalisti, ho fatto fare un controllo al commercialista se, per errore, la richiesta fosse stata inoltrata a mia insaputa e mi ha confermato che non sono mai state presentate domande a mio nome”.
Italia viva (e Forza Italia) contro l’Inps – Intanto c’è chi se la prende più con l’Inps che con chi ha chiesto il bonus: “Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus”, ha detto il presidente Iv Ettore Rosato. “Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi”. Mentre dal punto di vista del senatore di Forza Italia Andrea Cangini “ad incidere davvero sulla politica e sulla società sono altre due notizie, in effetti “clamorose”. La prima: il ministro degli Esteri in carica ha indotto il direttore di un istituto pubblico da lui nominato a mettere alla gogna cinque parlamentari (che andrebbero cacciati a calci, ma che non hanno violato la legge) per influenzare il voto democratico su un referendum costituzionale di prossimo svolgimento. La seconda: il caso dei 5 deputati ha messo in luce il fatto che un decreto, il Rilancio, votato dal ministro Luigi Di Maio e da tutti i parlamentari di M5s, Pd, Italia Viva e Leu ha consentito migliaia di ‘abusi’ sperperando milioni di euro di denaro pubblico”.
Politica
Sono tre i deputati ad aver ricevuto il bonus 600 euro: in 5 lo avevano richiesto. Fico: “Chiedano scusa e restituiscano i soldi”
Nessuno dei parlamentari che ha beneficiato dell'aiuto per le partite Iva si è ancora autodenunciato. Il presidente della Camera: "Parlamentari capiscano che rappresentano tutti gli italiani". Intanto Crimi ha lanciato un appello perché gli eletti M5s autorizzino l'Inps a diffondere gli elenchi dei beneficiari. Dal Di Maio a Buffagni: corsa ad aderire all'iniziativa. Ma al momento non si registrano evoluzioni: si valuta la convocazione in commissione dei vertici
Ne hanno fatto richiesta cinque deputati, lo hanno ricevuto in tre. Mentre ancora non si hanno notizie sui nomi dei parlamentari che hanno beneficiato del bonus da 600 euro per le partite Iva danneggiate dal lockdown, fonti parlamentari hanno rivisto il numero delle persone coinvolte: sono effettivamente 5 i richiedenti, ma solo tre hanno ottenuto la somma. Secondo le ultime indiscrezioni quindi si tratterebbe di due leghisti e un esponente del M5s. In un primo momento si era parlato anche di un eletto di Italia viva, ricostruzione smentita dal presidente dei renziani Ettore Rosato che se l’è presa direttamente con l’Inps: “Questo modo di fare servizio pubblico è barbaro“, ha dichiarato. E, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha ribadito: “Nessuno dei nostri parlamentari ha ricevuto alcun bonus”.
Intanto continua il pressing dei partiti per far uscire i nomi. In serata il presidente della Camera Roberto Fico ha ribadito al Tg1 che si tratta di ” una questione di etica nella politica. È fondamentale che i parlamentari capiscano che rappresentano tutti gli italiani e che il loro comportamento debba rispettare le istituzioni. Secondo me questa situazione si risolverà in questo modo: i parlamentari dovranno uscire pubblicamente chiedendo scusa e restituendo i soldi”. Diversa la questione per i consiglieri comunali: “Un consigliere comunale – dice la terza carica dello Stato – ha un lavoro e uno status completamente diverso da quello dei parlamentari: è giusto che continuino ad avere un lavoro e, se sono in difficoltà, ad accedere ai bonus. Bisogna fare le dovute differenze”.
Tornando all’identità dei parlamentari col modus il nodo principale è quello della privacy e per questo oggi il capo politico M5s Vito Crimi ha chiesto ai suoi colleghi parlamentari di “sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus”. Qui il testo inviato ai deputati. E’ infatti il “diritto alla riservatezza” dei 3 parlamentari e dei 2mila tra consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci messi sotto accusa per aver ottenuto il bonus, che impedisce all’istituto previdenziale di renderne noti i nomi, nonostante gli appelli arrivati da tutte le parti politiche. “Un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia“, è la posizione di Crimi. L’iniziativa del capo politico M5s è stata subito appoggiata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal viceministro Stefano Buffagni e da una parte dei deputati M5s che hanno già detto firmeranno per rinunciare alla privacy.
Resta da capire però come è possibile procedere. Secondo fonti vicine all’istituto di previdenza, le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi, ma che secondo alcuni in questa circostanza sarebbe sormontabile (qui l’intervista al giurista). I partiti puntano comunque al fatto che i responsabili si autodenuncino in fretta per archiviare lo scandalo. Tra le tante ipotesi, c’è anche quella della convocazione formale in commissione parlamentare dei vertici Inps. Al momento però non ce n’è traccia.
Dal ministro degli Esteri Di Maio al viceministro Buffagni: chi tra i 5 stelle ha annunciato “rinuncerà alla privacy” – Tra i primi a sostenere la proposta del capo politico M5s, ovvero la rinuncia alla riservatezza dei singoli parlamentari, c’è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Sono pronto ad aderire all’idea lanciata da Vito Crimi sulla rinuncia alla privacy così da autorizzare l’Inps a pubblicare i nomi”, ha annunciato Di Maio che domenica aveva chiesto che i cinque si “autodenunciassero“. Ma nessuno, fino ad ora, ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto. “Facciano lo stesso tutti i parlamentari di ogni forza politica”, chiede ora il ministro degli Esteri. “Il mio è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti: chiedano ai loro eletti di rinunciare alla privacy e permettano all’Inps di rendere pubblici i nomi di questi approfittatori. E nessuno pensi di scaricare proprie colpe su altri, mettendo di mezzo ad esempio i commercialisti per salvarsi”. Poco dopo ha aderito anche il viceministro al Mise M5s Stefano Buffagni: “Pronto a firmare dichiarazione ad Inps sulla mia rinuncia alla privacy”, ha scritto su Facebook, “lo devono fare tutti i parlamentari!!! La trasparenza su chi ha avuto la faccia tosta di richiedere quelle somme è fondamentale”. E pure la deputata grillina Iolanda Di Stasio: “Io non ho niente da nascondere e sono pronta a firmare per rinunciare al mio diritto alla Privacy”, ha scritto su Instagram. “Scoviamo i furbetti del bonus Partite Iva e sbattiamoli fuori dal Parlamento”.
Intanto nei corridoi si cerca di individuare il responsabile e non manca chi punta il dito contro i fuoriusciti. Tra questi Nicola Acunzo, ora nel gruppo Misto, che però ha smentito categoricamente: “Assolutamente no. Mi spiace che si possa anche solo pensare che sia io”.
L’esperto: “L’obbligo di trasparenza prevale sul diritto di riservatezza” – Intanto le opinioni su come procedere sono diverse. Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’università RomaTre, intervistato da Repubblica ha fatto presente che “l’obbligo di trasparenza prevale sul diritto alla riservatezza individuale” e “acquista un rilievo maggiore perché riguarda i rappresentanti delle istituzioni”.
Si potrebbe a questo punto chiedere all’Inps di dare le loro generalità? Il problema, chiarisce Celotto, è che “non esiste a priori una gerarchia costituzionale fra diritti”, come quelli alla privacy e alla trasparenza, anche se “è proprio la Costituzione a fornire un’indicazione: l’art. 98 dice che tutti i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, l’art.54, che devono esercitare il loro mandato con disciplina e onore“. L’unica via di uscita quindi è “fare l’accesso civico. E se lo negano, ricorso al Tar. Come per i verbali del Cts. Ma i tempi sono lunghi. Sarebbe meglio che qualcuno si facesse coraggio e li accorci”. Come? “Basta che il Parlamento scriva una riga di emendamento al decreto Semplificazione, ora in fase di conversione, per far pubblicare subito tutti i beneficiari di tutti gli aiuti Covid. Questa sarebbe democrazia trasparente“.
Lega, Zaia: “Non trinceriamoci dietro alla privacy”. Il leghista Lolini smentisce: “Non sono io uno dei beneficiari”
Dopo che il leader del Carroccio Matteo Salvini è passato dalla richiesta di dimissioni per i “colpevoli” alla sospensione dopo aver scoperto che sono coinvolti anche tre leghisti, a intervenire duramente oggi è stato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi”, ha detto. “Faccio appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perché viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarci dietro alla privacy non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”.
Tra i primi a respingere le accuse c’è stato il deputato del Carroccio Mario Lolini, uno dei nomi evocati nelle varie indiscrezioni: “Non sono io uno dei parlamentari che hanno usufruito del bonus di 600 euro e aggiungo anche che né la mia azienda, né quella del settore agroalimentare di cui sono socio hanno richiesto il bonus di mille euro destinato al settore agricolo” ha detto il deputato della Lega. “Non so come possano essere circolate certe voci e mi tutelerò legalmente contro chi le ha diffuse. Per ulteriore scrupolo, di fronte alle telefonate dei giornalisti, ho fatto fare un controllo al commercialista se, per errore, la richiesta fosse stata inoltrata a mia insaputa e mi ha confermato che non sono mai state presentate domande a mio nome”.
Italia viva (e Forza Italia) contro l’Inps – Intanto c’è chi se la prende più con l’Inps che con chi ha chiesto il bonus: “Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus”, ha detto il presidente Iv Ettore Rosato. “Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi”. Mentre dal punto di vista del senatore di Forza Italia Andrea Cangini “ad incidere davvero sulla politica e sulla società sono altre due notizie, in effetti “clamorose”. La prima: il ministro degli Esteri in carica ha indotto il direttore di un istituto pubblico da lui nominato a mettere alla gogna cinque parlamentari (che andrebbero cacciati a calci, ma che non hanno violato la legge) per influenzare il voto democratico su un referendum costituzionale di prossimo svolgimento. La seconda: il caso dei 5 deputati ha messo in luce il fatto che un decreto, il Rilancio, votato dal ministro Luigi Di Maio e da tutti i parlamentari di M5s, Pd, Italia Viva e Leu ha consentito migliaia di ‘abusi’ sperperando milioni di euro di denaro pubblico”.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Un nuovo modello di sviluppo di terapia genica per il trattamento delle malattie rare si fa strada in Italia. Entro fine anno a Modena nell’Ospedale Universitario sarà operativo il primo Clinical trial center (Ctc) italiano di fase 1 con un laboratorio Glp (Good Laboratory Practice) integrato, grazie al supporto del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna' finanziato dal programma NextGeneration Eu (Pnrr Missione 4, Istruzione e Ricerca). La struttura faciliterà il passaggio dagli studi preclinici agli studi sull’uomo e convaliderà la sicurezza e la fattibilità delle terapie per malattie genetiche rare di pelle, sangue, occhi, malattie da accumulo, renali, neuromuscolari e neurometaboliche. L’unicità nel panorama italiano del Ctc - si legge in una nota - è l’avere al proprio interno un laboratorio Glp, essenziale per raccogliere dati di farmacocinetica e biomarcatori per lo sviluppo delle fasi successive dei trial clinici ed il miglioramento delle strategie terapeutiche. Inoltre, l’essere attiguo al laboratorio di riferimento dello Spoke 1 (Spoke 1 Flag-ship), che ospita una piattaforma avanzata di sequenziamento del Dna di ultima generazione, risulta indispensabile per le analisi molecolari e genomiche del Ctc.
Capofila del progetto è lo Spoke 1 del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna guidato dall'Università di Modena e Reggio Emilia insieme all’Istituto Telethon di genetica e medicina, all’università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’università di Bologna, di Cagliari, degli Studi di Milano, degli Studi di Napoli Federico II, di Padova, degli Studi di Siena, ed al Gruppo Chiesi Farmaceutici, che si sta occupando di sviluppare terapie geniche e terapie a base di Rna all'avanguardia per alcune malattie genetiche paradigmatiche, oggi non curabili.
A coordinare lo Spoke 1 sarà Antonello Pietrangelo, professore ordinario di Medicina interna, direttore del dipartimento di Medicina interna e del ‘Centro di Medicina Genomica e malattie rare’ dell’Azienda ospedaliero-universitaria policlinico di Modena. "I gruppi di studio impegnati nella ricerca - spiega Pietrangelo - stanno conducendo le proprie sperimentazioni attraverso l’utilizzo di una nuova generazione di vettori virali per trasportare geni correttivi nelle cellule, insieme a terapie basate su cellule staminali per rigenerare tessuti danneggiati e di Rna terapeutico ed editing genetico, per correggere mutazioni direttamente nel Dna. Tutto attraverso anche l’utilizzo di ‘nanomedicine’, essenziali per raggiungere con precisione i target terapeutici, di organoidi e modelli tridimensionali di tessuti umani per testare queste terapie innovative senza l’uso di animali".
Una volta che il Clinical trial center "sarà operativo - precisa il professore - potremo monitorare la sicurezza di queste terapie e garantire la conformità agli standard normativi, fondamentali per i primi studi sull'uomo, e raccogliere dati farmacocinetici, farmacodinamici e biomarcatori vitali per informare le fasi successive della sperimentazione e migliorare così le strategie terapeutiche".
Aggiunge Rosario Rizzuto, presidente del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia Rna', professore ordinario di Patologia generale, direttore del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova: "Questo nuovo modello di sviluppo di terapia genica che integra gli studi preclinici di fase 1 con quelli di efficacia e di tossicologia in un'unica struttura, apre a nuove prospettive di cura più accessibili e più veloci, per le malattie rare e altre patologie. Il Clinical trial center di Modena - continua Rizzuto - incarna a pieno gli obiettivi e le sfide del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna. Una grande rete pubblico-privata che mette a sistema tutte le competenze accademiche, tecnologiche e regolatorie per facilitare lo sviluppo della terapia e dei farmaci dall'inizio alla fine. Un sistema virtuoso che aiuta a ridurre i costi di sviluppo e produzione di un farmaco, condividere e non disperdere i dati già raccolti, e detenerne il know-how", conclude.
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le malattie rare sono una priorità di sanità pubblica in tutta Europa e l’Italia si è dotata di un solido impianto normativo mediante l’istituzione della Rete Nazionale per le Malattie Rare e l’introduzione del Piano Nazionale per la tutela delle persone affette. Le norme vanno tuttavia attuate e tradotte in interventi concreti che garantiscano equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della giornata mondiale delle malattie rare.
"Negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati straordinari grazie all’interazione tra genetica avanzata e intelligenza artificiale, rivoluzionando il modo con cui le patologie rare vengono diagnosticate, comprese e trattate. I progressi in questo campo sono il frutto di un incessante impegno collettivo in cui il coraggio dei pazienti e delle loro famiglie si intreccia con la determinazione della comunità medico–scientifica", prosegue il capo dello Stato.
"Purtroppo per molte malattie rare il percorso diagnostico è ancora lungo. Per questo motivo è fondamentale continuare a investire nella ricerca, nella formazione dei medici e nell’accesso a test genetici avanzati. La ricerca è speranza per il futuro di milioni di persone", conclude Mattarella.
Tutti in piazza per
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le nostre istituzioni, a partire dal Quirinale, vengono attaccate da hacker ogni giorno, da quando la portavoce del Cremlino ha alzato il tiro contro il Presidente. E questo avviene da giorni. Nel totale silenzio della politica, tutta. Non basta la solidarietà, serve la denuncia". Lo scrive sui social il senatore del Pd Filippo Sensi.
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - Proseguono gli attacchi hacker Ddos del gruppo 'NoName057' rivolta a obiettivi, ad esempio, nei settori della pubblica amministrazione locale, della magistratura e delle poste. Tra i target del gruppo attivista russofono, a quanto si apprende, i siti del Quirinale, del Csm e il portale romano del partito Fratelli d'Italia.
I siti sono tutti fruibili e al momento risultano non raggiungibili soltanto il sito del Csm e quelli di alcuni comuni. Come sempre l'Agenzia per la cybersicurezza è entrata in azione per allertare i target e fornire supporto.
Beirut, 28 feb. (Adnkronos) - Le Idf hanno reso noto di aver ucciso Mohammed Mahdi Ali Shahin, un agente di Hezbollah coinvolto nel traffico di armi al confine tra Siria e Libano e nella distribuzione di armi alle unità di Hezbollah. L'attacco con drone israeliano è stato effettuato nell'area di Hermel, in Libano, fa sapere l'esercito israeliano, secondo cui l'uomo ha agito "per istituire nuovamente Hezbollah" e quindi "ha palesemente violato l'accordo tra Israele e Libano, rappresentando una minaccia per lo Stato di Israele".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Oggi siamo a Roma perché la comunità portuale ha fortemente voluto dimostrare come il porto di Venezia sia un porto centrale per l'economia e per la portualità italiana. In particolare, oggi raccontiamo i progetti che ora sono sull'agenda di governo a Roma, sia per quanto riguarda il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica sia per quanto riguarda il ministero delle Infrastrutture”. Con queste dichiarazioni, Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia, è intervenuto in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato da L’Adsp veneta e la Venezia Port Community, il cui obiettivo è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte, essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia.
“In particolare, come commissario di governo alle crociere sto mandando al ministero dell'Ambiente, per avviare, poi, l'analisi della Commissione Via-Vas, quattro progetti: due riguardano l'accessibilità nautica. Il porto di Venezia è all'interno della laguna e la navigazione è garantita attraverso canali che devono essere mantenuti e messi in sicurezza. Il primo canale è Malamocco-Marghera, che collega il mare aperto al porto di Marghera. Il secondo canale è il Vittorio Emanuele, che collega la parte di Marghera alla Stazione Marittima e che abiliterebbe il ritorno delle navi da crociera piccole e di lusso alla stazione marittima, fortemente inibita dopo l'agosto del 2021 al passaggio delle navi da crociera sopra le 25mila tonnellate - spiega Di Blasio, che continua illustrando il terzo progetto - Una nuova isola per il contenimento dei sedimenti, perché l'attività di dragaggio che effettuiamo all'interno del sistema portuale è fondamentale non solo per la città, ma anche per il porto, perché tutti i rii urbani devono essere dragati e i sedimenti poi allocati in base alla loro tipologia. Si tratta, quindi, di una nuova isola di sedimenti con una capacità di oltre 6 milioni di metri cubi”.
Il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia prosegue, poi, spiegando il quarto ed ultimo progetto: “La nuova stazione marittima, per quanto riguarda le crociere, sita a Marghera - sottolinea - Sono quattro progetti commissariali che stiamo inviando al ministero dell'Ambiente affinché possa partire la valutazione di impatto ambientale nazionale”.
“La scelta di fare la valutazione d'impatto ambientale nazionale è del commissario - conclude - Abbiamo scelto, con la grande consapevolezza di trovarci in un ambiente naturale molto delicato, la via della collaborazione con il ministero all'Ambiente. Inoltre, oggi presentiamo anche lo stato dell’arte di un altro progetto, di cui sono ulteriormente commissario straordinario, Montesyndial, una piattaforma intermodale che rappresenta un unicum nell'arco italiano del Nord est: 1600 metri di banchina e 90 ettari per una piattaforma di contenitori logistica e intermodale, cioè con il collegamento ferroviario. Abbiamo bandito i cantieri aperti per 190 milioni, con conclusione a giugno 2026, e ci servono altre risorse. La comunità portuale, pertanto, racconta come un porto vivo, su cui abbiamo crescenti richieste di insediamento da parte di operatori anche internazionali, abbia bisogno di queste risorse”.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Penso che il momento sia importante e critico, visti gli scenari internazionali. Le infrastrutture dei porti sono importantissime per la competitività delle aziende e dei territori stessi”. Così Leopoldo Destro, delegato per le tematiche di Trasporto, Logistica, Industria del turismo e Cultura di Confindustria, in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato dall’Autorità di Sistema portuale (Adsp) veneta e la Venezia Port Community a Roma. Essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia, l’obiettivo primario dell’incontro è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte.
“Venezia è inserita in due dei nove corridoi Ten-T a livello europeo e ha quindi una centralità importante, strategica sia per le merci in entrata sia per le merci in uscita, con inoltre un retroporto senz'altro importante, collegato anche alla rete ferroviaria. Un aspetto, quest’ultimo, che vogliamo sottolineare - conclude Destro - perché l’intermodalità deve diventare sempre più importante. Importante anche il tema dei passeggeri e quindi del turismo, perché il porto Venezia ha valenza strategica anche per la parte turistica”.