Sono più di 70mila le persone che hanno deciso di firmare la petizione lanciata da Il Fatto Quotidiano per chiedere all’Inps di rendere noti i nomi dei 5 deputati che hanno chiesto il bonus da 600-1000 euro per le partite Iva in difficoltà durante il lockdown, pur guadagnando oltre 12mila euro netti al mese. Il Fatto Quotidiano ha inviato una lettera al presidente dell’Istituto di previdenza, Pasquale Tridico: “È diritto di chi scrive – scrive il direttore Marco Travaglio – divulgare le generalità di politici che hanno ritenuto di formulare la richiesta ed è diritto di ogni cittadino conoscerle, al fine di potersi meglio determinare quando esprimerà il proprio voto”.
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Già in passato l’Autorità garante per la protezione dei dati personali aveva stabilito che i dati anagrafici dei soggetti beneficiari del bonus “possono essere chiesti e ottenuti da chi abbia un interesse legittimo ad accedere ad essi”. Interesse che nel caso dei 5 deputati – e di oltre 2mila tra politici regionali e locali – si manifesta “nell’esercizio del diritto di cronaca” per poter “informare compiutamente i lettori”.
Anche il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto ufficialmente sul caso dei deputati e consiglieri regionali che hanno ottenuto il bonus 600 euro per le partite Iva spiegando che “la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”.