Quattro in particolare i paesi nel mirino del ministero della Salute: Grecia, Spagna, Croazia e Malta. Si valutano tempi e costi, ma non si esclude la possibilità di fare tamponi o di introdurre la quarantena obbligatoria. Intanto l'Ue manda una lettera ai 27: "No a misure in ordine sparso"
Test rapidi per chi rientra dall’estero. È questa l’ultima proposta sul tavolo del ministero della Salute per cercare di evitare che i casi importati da chi rientra dalle vacanze, facciano rialzare pericolosamente la curva dei contagi da coronavirus. Nel mirino di Roberto Speranza ci sono i paesi “a rischio”, come Grecia, Spagna, Croazia e Malta, non tanto perché là i numeri sono più alti, quanto perché proprio da questi paesi, nelle ultime settimane, stanno rientrando diversi giovani, che poi si scoprono positivi. La preoccupazione è, appunto, quello di un eventuale nuovo aumento dei casi, che comprometterebbe la ripartenza a settembre, tra cui la riapertura delle scuole.
I test, da effettuare sia negli aeroporti che nelle stazioni dell’alta velocità e nei valichi di frontiera, sono in corso di validazione e, se supereranno le verifiche del Comitato tecnico scientifico, potrebbero finire in un provvedimento per ampliare le verifiche. A richiedere più controlli agli ingressi per chi fa rientro dalla vacanze, anche gli stessi presidenti di Regione, dal Piemonte, che invoca controlli alle frontiere, a Vincenzo De Luca, che chiede “test sierologici” per chi rientra. Ma c’è anche chi si sta portando avanti in autonomia, come il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che sta organizzando la possibilità di sottoporre a test chiunque rientri da zone con un’alta incidenza dei contagi.
Al tavolo del Comitato tecnico scientifico, comunque, scrive il Corriere della Sera, ci sono tre possibilità: quarantena, come accade già per chi rientra dagli Usa, tamponi, o, appunto test rapidi. Alla riunione degli esperti partecipa anche Speranza. Si guarda la curva dei contagi e si valutano tutte le opzioni, ma la linea è quella di accelerare proprio sui test rapidi perché danno risultati immediati e non devono essere ripetuti, a differenza per esempio del tampone. Al momento, riporta sempre il quotidiano di Via Solferino, la misura dovrebbe essere applicata solo a Grecia e Spagna, ma non si esclude la possibilità di estenderla anche a Malta e Croazia.
Oltre alla velocità si guarda all’economicità. E, attualmente, sono diversi i kit allo studio dei tecnici. Un tampone in soli tre minuti è la promessa di un’azienda campana, la Cosvitec, che in collaborazione con il Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” dell’Università Napoli Federico II, che ha messo a punto un kit per il rilevamento rapido del virus. Se la carica infettante è alta, il test risulta positivo anche in un solo minuto. Sette minuti è invece il tempo di reazione del test già analizzato in Veneto: il costo è di 12 euro contro i 18 di un normale tampone. I dati sono stati già trasferiti allo Spallanzani di Roma e al Ministero della Salute ed è stato già provato su circa mille persone. Anche in Gran Bretagna sono stati provati due test “rapidi”: permettono di scoprire l’infezione in 90 minuti, distinguendola da altre malattie respiratorie stagionali come l’influenza e il governo li sta già distribuendo nelle strutture sanitarie in vista dell’autunno.
A preoccupare gli esperti, comunque, non sono solo i rientri dall’estero, ma anche la movida, soprattutto dei giovani e dei giovanissimi. L’età media dei contagiati si è infatti abbassata a 40 anni e questa settimana si preannuncia come la più “problematica” essendo quella di ferragosto. Così come le vacanze, infatti, anche discoteche e locali si sono rivelati luoghi di diffusione del contagio.
Intanto l’Unione europea ha inviato una lettera ai governi dei 27 paesi membri lanciando un appello: evitare di gestire una seconda ondata con misure frammentarie. Tradotto: i confini non vanno chiusi in ordine sparso come accadde a fine febbraio. Bruxelles ha finora monitorato la situazione delle seconde ondate senza intervenire. Ma sono bastati due mesi dalla riapertura per far ripartire i contagi ovunque, senza dimenticare che molti Paesi hanno standard differenti di protezione e di misure anti-contagio. “Mentre occorre assicurare che la Ue sia pronta a una possibile risalita dei casi Covid, dobbiamo allo stesso tempo evitare una seconda ondata di azioni non coordinate alle frontiere interne”, scrive la Commissione europea nella sua lettera ai 27. “Bisogna evitare di ristabilire restrizioni inefficaci e controlli ai confini interni”, secondo Bruxelles. La risposta deve essere data piuttosto attraverso “misure coordinate e proporzionate, informate da evidenze scientifiche”.