Il coordinatore del centrodestra in consiglio comunale ed ex sfidante di Dario Nardella ha ammesso di aver beneficiato dell'aiuto per le partite Iva. Nel 2019 ha dichiarato di aver guadagnato 277mila euro: "E' vero, ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me. Li ho dati in beneficenza". La difesa della Ceccardi: "Provocazione"
Non ne aveva bisogno per motivi economici, ma ha deciso di chiedere il bonus da 600 euro per le partite Iva in difficoltà per darlo in beneficenza a chi, secondo la sua opinione, ne aveva bisogno. Ubaldo Bocci, ex dirigente Azimut che nel 2019 ha dichiarato 277mila euro di reddito e ora siede in consiglio comunale da coordinatore del centrodestra in quota Lega, non ha problemi a rivendicare di essere nella lista dei politici che hanno chiesto e ottenuto l’aiuto stanziato durante la pandemia. L’ex sfidante di Dario Nardella alla guida del capoluogo toscano (qui il suo ritratto), lo ha fatto, dice, “per dimostrare che il governo stava sbagliando”. E intanto ha preso il posto di chi invece, di quel bonus aveva bisogno per arrivare alla fine del mese durante la pandemia. Quindi non solo i tre deputati (due leghisti e 1 M5s), o i due consiglieri regionali del Veneto, lo scandalo dei politici che si sono messi in coda per avere gli aiuti dello Stato destinati agli autonomi si allarga anche a livello locale. (Firma la petizione del Fatto Quotidiano perché l’Inps renda pubblici i nomi). In difesa di Bocci è intervenuta anche la candidata per il centrodestra in Toscana Susanna Ceccardi: “Ognuno agisce secondo la propria coscienza, da quel che ho letto Ubaldo Bocci avrebbe provocatoriamente ritirato il bonus per dimostrare che la norma era ingiusta”. Quindi nessun problema secondo Ceccardi: “Il legislatore doveva fare meglio le norme”.
Interpellato dai giornali locali, Bocci, a differenza di molti suoi colleghi che sono corsi ai ripari e alle giustificazioni più creative, ha addirittura rivendicato la sua azione. Ha infatti dichiarato di “non aver problemi di finanze”, ma di aver chiesto di poter accedere al bonus “per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti” e di aver dato tutto in beneficenza, assicurando di avere i bonifici che lo testimoniano. “E’ vero ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me”, ha detto Bocci a Repubblica Firenze. “Il commercialista mi disse che avrei potuto averli anche io visto che si trattava di denari a pioggia, dati in maniera sbagliatissima, senza distinguere reddito e posizione di ciascuno. E allora pensai che potevo richiederli per donarli a chi ne aveva davvero bisogno. E così ho fatto”. “Lo dichiarai anche in una riunione dei capigruppo in Palazzo Vecchio”, ha concluso. Anche il collega consigliere regionale del Veneto Alessandro Montagnoli, nelle scorse ore ha usato una giustificazione simile parlando di una scelta fatta per “beneficenza”: “Ho commesso una leggerezza”, ha detto. Montagnoli dice di essersi pentito, Bocci per il momento rimane convinto di essere nel giusto.