Uomini, donne e bambini, fino a 60 ogni notte, vengono trattenuti dalla polizia di frontiera francese nei container di ponte san Luigi, al confine franco-italiano di Ventimiglia. Come già denunciato dal Consiglio di Stato francese nonostante la condanna della Corte Europea dei Diritti Umani, le persone restano ammassate e respinte collettivamente in violazione delle norme che regolano l’immigrazione. Nelle immagini girate all’interno di questi container e raccolte dal “Progetto 20k” di monitoraggio e supporto alle persone in transito alla frontiera, si vedono le scarse condizioni igieniche all’interno di questi spazi, con container condivisi e totale assenza di dispositivi anti-contagio. “Le norme per contenere il coronavirus, qui, sembrano non esistere – denunciano gli attivisti – mentre in città la chiusura del campo della Prefettura comporta ulteriori elementi di pericolo per le persone costrette ad accamparsi in strada in attesa del momento giusto per passare la frontiera”. Nonostante le proteste e il contesto potenzialmente emergenziale il campo di transito gestito dalla Croce Rossa è stato chiuso e, nel tempo trascorre tra l’arrivo (o il respingimento dalla Francia) e il nuovo tentativo di passaggio, le persone restano sul territorio di Ventimiglia con il solo supporto dei volontari della Caritas e degli attivisti di gruppi internazionali come i “Kesha Niya”, che continuano ad effettuare la distribuzione di pasti e offrire orientamento legale ai migranti presenti sul territorio di frontiera.

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