Mario Balotelli è il compagno di squadra che sceglieresti per primo quando “fai la formazione”. A calcio o a calcetto si prende sempre quello che può farti vincere! Balotelli ha fisico, tecnica e quella sfrontatezza che può servire quando la palla “scotta”.

Il metro di giudizio su Mario Balotelli, 30 anni oggi, non è la mia partitella del giovedì ma i palcoscenici più importanti del calcio europeo, calpestati in quasi 15 anni di carriera professionistica. Definirla già ora sarebbe un errore perché gli “enta” hanno spesso lasciato spazio a seconde vite sportive, quasi seconde giovinezze. Mario è stato precoce. Precoce l’esordio in C1 col Lumezzane, non ancora sedicenne nel 2006. Precoce l’esordio in A con l’Inter dopo aver deciso un Torneo Primavera. Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 due doppiette in Coppa Italia, e con la seconda elimina la Juventus.

La prima segnatura in A arriva il 6 aprile, non ancora diciottenne. Il 4 novembre 2008 diventa il più giovane marcatore in Champions League della storia dell’Inter, aveva 18 anni e 85 giorni e gli occhi di tutti addosso. Il “fenomeno” stavolta lo abbiamo in casa hanno pensato i dirigenti nerazzurri e anche per la Nazionale (allora Campione del Mondo in carica) era garanzia di futuro.

Ombroso, quasi arrabbiato in campo, ma adorabile quando apre il suo sorriso, di origine ghanese ma nato a Palermo e cresciuto nel bresciano. Italiano, italianissimo anche perché è proprio la maglia azzurra quella che gli dona di più, le altre, quelle di Milan, Liverpool, Nizza, Olympique Marsiglia e Brescia non gli si sono appiccicate addosso per più di 50-60 partite. Qual è il crack di Mario Balotelli? Cosa lo porta a non resistere più di tanto in una squadra?

Solitamente parte bene, alzando l’entusiasmo e le aspettative dei tifosi, segnando, se non alla prima alla seconda. Poi qualcosa si rompe. Il carattere, i compagni, gli allenatori, i cori razzisti, lo stile di vita, ce n’è sempre una. Ci stanno pure tutte queste motivazioni, il mondo del calcio è stato pieno di talenti inespressi o sprecati. Mario però il suo l’ha espresso eccome, a lampi, fulgidi e ogni volta sono parsi la volta buona, la svolta per cominciare una corsa da campione. Dimostrare di esserlo dal primo all’ultimo minuto di ogni match, dentro e fuori dal campo, darebbe ampiezza all’immagine dell’uomo oltre che a quella di calciatore.

La sua ultima tappa, Brescia, sembrava quella perfetta, dove diventare trascinatore in campo e predicatore fuori. Farsi osannare dai tifosi ed essere da esempio per i giovani che lo seguono. Io ci ho sperato anche stavolta perché un ragazzo come Mario Balotelli, con la sua storia personale e la sua mediaticità arriva forte come quel destro sotto l’incrocio all’Europeo 2012. Arriva al cuore quando si viene a conoscenza dei non rari gesti di generosità. Dunque, la base c’è.

Caro Mario, questi auguri vanno oltre quelli per un compleanno. Gli “enta” sono un’opportunità da cogliere, c’è chi arriva quasi ai 40 restando competitivo e decisivo. Per il calcetto del giovedì c’è tempo, gioca col sorriso.

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