Il conto presentato dal coronavirus a Londra tra aprile e giugno è molto più salato rispetto alla media dell'Eurozona (-12,1%). Il dato inglese era atteso dagli analisti, ma si tratta comunque della flessione trimestrale più forte da quando il governo ha cominciato a raccogliere questi dati in modo sistematico nel 1955. Così anche l'Uk entra ufficialmente in recessione tecnica
Un crollo del Prodotto interno lordo del 20,4% nel secondo trimestre dell’anno: il conto presentato dal coronavirus nel Regno Unito tra aprile e giugno è il peggiore in Europa. In Italia il calo è stato del 12,4%, in linea con i dati resto del mondo e dell’Eurozona, che in media ha visto il Pil contrarsi del 12,1%. Il dato inglese era quanto meno atteso dagli analisti, ma si tratta comunque della flessione trimestrale più forte da quando il governo ha cominciato a raccogliere questi dati in modo sistematico nel 1955. Con i dati del Pil del secondo trimestre anche il Regno Unito è entrato ufficialmente in recessione tecnica, dopo che nel primo trimestre il Pil era sceso del 2.2%: si tratta della prima recessione dal 2009, con la crisi finanziaria.
I dati ufficiali hanno mostrato una contrazione record nel secondo trimestre a cause delle misure di lockdown messe in atto per contrastare la pandemia di coronavirus, che il governo di Brois Johnson ha introdotto in ritardo rispetto agli altri Paesi. Nel confronto con il periodo aprile-giugno di un anno fa l’arretramento è stato del 21,7%, ancora peggiore. L’economia britannica a giugno è però cresciuta dell’8,7% rispetto al mese precedente. “L’economia ha iniziato a riprendersi a giugno con la riapertura dei negozi, le fabbriche che hanno iniziato a incrementare la produzione e l’edilizia residenziale continua a riprendersi”, ha affermato lo statistico Jonathan Athow.