La polizia degli Stati Uniti finisce di nuovo nella bufera dopo un video pubblicato sui social, risalente a due anni fa. Nelle immagini un bambino di 8 anni “con disabilità”, come dichiarato dalla famiglia, viene “arrestato” dalla polizia di Key West: gli agenti prima lo fanno mettere con la faccia contro il muro, poi provano ad ammanettarlo, ma con fatica perché i polsi sono troppo piccoli. A pubblicare la video-denuncia l’avvocato per i diritti civili Ben Crump, legale della famiglia del piccolo, conosciuto anche per aver rappresentato diversi afroamericani in cause contro la polizia dopo il caso di George Floyd. Sui social Crump commenta: “Incredibile, la polizia ha usato la tattica della ‘paura del diverso’ su un bambino di 8 anni con bisogna speciali. È alto 3,5 piedi e 64 libbre, ma hanno pensato che fosse appropriato ammanettarlo e trasportarlo in una prigione per adulti. Era così piccolo che le manette gli cadevano dai polsi!”.
Il filmato ripreso dalla bodycam della polizia, appunto, risale al dicembre 2018, ma è stato reso pubblico solo oggi. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, i poliziotti sarebbero stati chiamati dalla scuola perché il bambino avrebbe picchiato la sua insegnante durante la pausa pranzo, dopo che la maestra gli ha chiesto più volte di sedersi correttamente. In una breve dichiarazione, la polizia di Key West ha affermato che, sulla base del rapporto, gli agenti hanno seguito le procedure operative standard. Le accuse sono poi cadute perché troppo piccolo, ma la madre, dopo aver visto il video ha messo sotto accusa l’autorità scolastica e la polizia.
Immediate le polemiche sui social sull’uso della forza da parte degli agenti tra chi si chiede quale sia l’aiuto effettivo dato al bambino e chi invece chiede conto alla scuola di quanto accaduto.