Luca Zaia si prepara a salvare il suo vice Gianluca Forcolin? Il dubbio nasce da quanto ha detto il governatore del Veneto: “Prima di decidere voglio parlare con ognuno di loro. Io una decisione ce l’ho già in testa, ma li conosco, sono veneti, prima voglio sentirli”. Sul far del mezzogiorno, in diretta all’esterno della sede della Protezione Civile a Marghera, ha introdotto un elemento di cautela e di riflessione sulla non ricandidatura alle prossime elezioni regionali dei tre leghisti coinvolti nel pasticciaccio dei 600 euro di bonus per le partite Iva danneggiate dall’emergenza Covid-19. Poche ore prima il segretario Lorenzo Fontana era stato tassativo: “Hanno fatto una sciocchezza, sono fuori. La linea è quella di escludere dalle liste chi ha fatto domanda per il bonus Inps. Questa linea è stata confermata da una telefonata con il segretario Matteo Salvini. La decisione definitiva sarà presa dopo una consultazione col direttorio della Liga Veneta”. Lo stesso Zaia da tre giorni ripete che vuole conoscere i nomi perchè, se ci fossero dei leghisti non sarebbero stati ricandidati. Adesso che i nomi sono usciti, le parole di Zaia sembrano meno perentorie, inseriscono dei distinguo.

“Intanto dico che devono uscire tutti i nomi, non solo questi”, ha invece dichiarato il governatore. Si riferisce non solo a sindaci e consiglieri regionali, ma anche ai parlamentari. In queste ore si raccolgono indicazioni e dichiarazioni più disparate, non riferibili soltanto alla Lega. Per questo Zaia vuole evitare che nel tritacarne politico-mediatico ci finiscano solo i leghisti. Ma poi aggiunge: “Ci sono casi e casi. Ad esempio nel caso del mio vice, Gianluca Forcolin (vicepresidente della giunta regionale del Veneto, ndr) è stato lo studio associato ad avviare direttamente la pratica che poi è stata bloccata”. Forcolin, infatti, ha dichiarato che non appena è venuto a conoscenza della richiesta inoltrata all’Inps dagli altri soci dello studio di commercialista di San Donà di Piave di cui fa parte, ha dato disposizioni di non coltivare la pratica. E ora ribadisce: “Carte alla mano ho bloccato l’invio di ulteriore documentazione all’Inps dopo aver saputo che dal mio studio erano state inoltrate richieste di bonus a favore di tutti i soci”.

Forcolin è un “pezzo da novanta” nella Lega del Veneto, militante da sempre, ex parlamentare, un fedelissimo. Le parole di Zaia sembrano aprire uno spiraglio di indulgenza, almeno nei suoi confronti, visto che ha distinto la sua posizione da quella degli altri due, il trevigiano Riccardo Barbisan, per tre mandati in consiglio comunale, dove è capogruppo della Lega, e il veronese Alessandro Montagnoli, già deputato, commercialista e consulente finanziario Mediolanum. Barbisan ha esibito i bonifici secondo cui ha versato la somma al Fondo Covid, Montagnoli ha detto di aver chiesto il bonus per devolverlo ad attività benefiche.

In ogni caso, Zaia ha dichiarato: “Voglio parlare con tutti e tre prima di prendere una decisione”. Significa che la Lega è pronta a fare marcia indietro, almeno nel caso di Forcolin? E’ prematuro dirlo, ma la cautela del giorno dopo aumenta la suspance sulla decisione sulla permanenza dei tre nomi nelle liste che verrà presa dal direttorio della Lega Veneta, composto, oltre che da Fontana e Zaia, anche dall’ex ministro Erika Stefani, dall’assessore regionale Roberto Marcato e dal capogruppo regionale Nicola Finco, oltre a Massimo Bitonci, che ha la delega alla gestione amministrativa della campagna elettorale. Zaia ha concluso: “Il problema non è di illegalità di una richiesta, ma di opportunità. Ricordo che sono stato io, per primo, a porre la questione a livello nazionale, perché penso che sia fondamentale la chiarezza; bisogna avere sempre la schiena diritta”.

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