I dubbi e la sofferenza dei familiari fuori dall'ospedale di Messina: "Era stata male, due volte era stata chiamata l’ambulanza dai vicini perché lei gridava, era molto agitata, non so cosa avesse". Durante l'esame autoptico raccolte un migliaio di larve: adesso verranno studiate e in base ai dati termici della zona si potrà dire, determinando da quando sono nate le uova di insetto, da quanto tempo è morta la donna. L'ultima ipotesi al vaglio degli investigatori: il piccolo Gioiele svenuto nell'incidente e creduto morto dalla madre
Al riparo da occhi indiscreti, lontano dalle telecamere, quasi nascosto. Così Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi e padre di Gioele, ha atteso tutto il pomeriggio l’esito dell’autopsia. All’ospedale Papardo, in un parcheggio in alto che di poco precede il padiglione dove si trova la camera mortuaria: “Sì, mi date fastidio, anche molto”, così risponde Mondello quando si tenta di approcciarlo. A fargli compagnia, e quasi scudo dai giornalisti, ci sono anche il fratello della moglie, Roberto, e la sorella Denise, bionda, alta, e con i tratti quasi uguali a quelli della sorella. Con loro ci sono anche i genitori della 43enne ritrovata morta lo scorso sabato: “Quattro anni fa ero proprio in questo ospedale, ad aspettare che nascesse Gioele: ora sono qui e Viviana è lì”, col dito, Luigino Parisi, indica la sala dell’ospedale dove in quel preciso istante la figlia è sotto esame dei medici legali.
Più di tre ore nel pomeriggio di martedì non sono servite a svelare il mistero. Solo un indizio svela che sì, potrebbe essere caduta dal traliccio sotto il quale è stata trovata. A dirlo è il perito di parte, il medico legale presente all’ispezione sul corpo della donna, per conto dell’avvocato di Mondello, Pietro Venuti: “La dottoressa Giuseppina Certo ci ha riportato che le lesioni sono compatibili con una caduta, ma ci sono anche altre ipotesi che devono essere vagliate”, riporta il legale. Nessuna indicazione viene, invece, dagli esperti nominati dalla procura di Patti, guidati da Angelo Cavallo, non alla stampa, perlomeno. “Le lesioni ci sono, ci sono ecchimosi, ma sono compatibili con diverse ipotesi. Ci servirà tempo per potere dare delle indicazioni. Purtroppo il corpo della donna era in cattive condizioni”, così parla Elvira Ventura Spagnolo, il medico legale. Prima di lei parla anche l’entomologo Stefano Vanin: “Mi servirà tempo e mi serviranno i dati della Regione Sicilia, il tempo dipende anche da questo”.
Ha raccolto un migliaio di larve, dovrà adesso studiarle e in base ai dati termici della zona potrà dire, determinando da quando sono nate le uova di insetto, da quanto tempo è morta la donna. Tre mesi, sono questi i tempi indicati dagli esperti, stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa. Delle indicazioni più precise le daranno di certo agli investigatori per restringere il campo d’azione delle indagini. Ma al momento tutte le ipotesi restano in ballo, tutti gli interrogativi: un incidente, un omicidio, un tentativo di suicidio? E se davvero Viviana è salita su quel traliccio, quasi una scala nel bel mezzo della campagna, perché lo ha fatto, per scappare dai cinghiali o da qualcuno, per uccidersi?
“Mondello si trovava per lavoro lontano da casa quando la donna è andata via. Questo è stato verificato e accertato: ha un alibi solido”, rivela Venuti. Quella mattina del 3 agosto, poco prima che Viviana si allontanasse da casa col piccolo Gioele, aveva chiamato il marito. Una telefonata in cui lo avvertiva che sarebbe andata a Milazzo per comprare le scarpette al bimbo di 4 anni. Questa è la ricostruzione di Mondello. “Mia figlia leggeva la bibbia”, Parisi aspetta nel parcheggio prima di arrivare alla camera mortuaria, assieme al genero, alla moglie e ai figli, in tarda serata però si stacca dal gruppo familiare e si avvicina allo spiazzo dove sostano i giornalisti per rilasciare interviste. Quando le tv hanno terminato, lo si approccia in disparte: “Daniele mi mandava i video. Viviana saliva in terrazza e leggeva la bibbia a gran voce. Ho visto quei video, poi li ho cancellati per fare spazio nel telefono. Mi informava di tutto mio genero. E io e sua mamma ci arrabbiavamo: è solo un libro, le dicevo, sai bene che sono ateo”.
Così trovava conforto Viviana, lei che da piccola era stata nel coro della chiesa, mentre l’ansia in qualche modo la stava divorando: “Aveva paura, molta paura. Il coronavirus le faceva temere per la salute di Gioele e di Daniele. La sentivo ogni giorno, provavo a rassicurarla. Quando è nata era la nostra gioia, è stata la prima figlia. Appena finivo di lavorare, di guidare il mio tram, scappavo a casa da lei, le facevo un sacco di foto”, si ferma papà Parisi, prende respiro, spinge lo sguardo verso l’alto, frena le lacrime e ricomincia: “Un giorno l’avevo portata al parco giochi, mi sono distratto un attimo e me la sono ritrovata piccolissima nello scivolo più alto, sono stato attento sa, a restare calmo e non metterle paura e sono riuscito a metterla in salvo: adesso è come quando è morta mia mamma, non ho pianto quando me lo hanno detto, sono rimasto immobile, giorni dopo, però, mi è risalito tutto da dentro… sarà così anche adesso, piangerò dopo, ora penso a Gioele”.
“Era una mamma dolcissima”, così ne parla anche il suocero, Lillo Mondello, anche lui in attesa dell’esito dell’autopsia, è il primo ad approcciare già nel pomeriggio i giornalisti. Titolare di una ditta edile a Messina, il papà di Daniele è certo: “Non si separava mai dal piccolo, non posso credere che l’abbia lasciato da qualche parte né che l’abbia ferito in alcun modo”. Dal papà di lei e al papà di lui la versione non cambia: “Sì, era stata male, due volte era stata chiamata l’ambulanza dai vicini perché lei gridava, era molto agitata, non so cosa avesse”, così racconta il suocero di Viviana. Critico nei confronti delle indagini e indica: “Sono andato lì, certo. C’è mio nipote da trovare, e io lo devo cercare, è ovvio. Cos’hanno detto i raccoglitori di sughero che erano lì? Cos’ha detto il proprietario del terreno dove è stata trovata, perché non hanno guardato subito lì, perché era una strada privata? Sono tante le domande che vengono in mente andando in quelle colline, io ho fatto tutto il percorso e mi chiedo questo”, agita la mano, mentre la voce resta calma, poi sorride quando gli si fa notare che Gioele gli somiglia e mostra un video: “Vede com’era già grande qui, e come si tuffava già a 4 anni? Amava l’acqua, guardi”.
Le ricerche vanno avanti nella speranza di trovare il piccolo. È il nono giorno dalla sparizione. L’ultima volta è stato visto in braccio alla mamma, questo riporta in particolare una telefonata di emergenza arrivata quel giorno al 115: una donna con un bambino in braccio. Viviana aveva tentato una manovra di sorpasso e così si era scontrata col furgone. L’incidente non è stato affatto lieve, come riportato in un primo momento, e adesso una delle ipotesi degli investigatori è che il bambino potesse essere stato colpito duramente dall’impatto col furgone, svenuto, forse addirittura morto o creduto tale dalla madre. Niente più che ipotesi mentre referti medici e ricoveri accertano che la donna fosse in uno stato mentale precario, confermando i racconti del marito. Sconvolta dall’incidente, con Gioele svenuto o deceduto in braccio si è allontanata dal punto dell’autostrada credendosi colpevole del ferimento o morte del figlio? Ancora solo ipotesi.
E sarà adesso vagliata dai medici legali. Martedì pomeriggio l’autopsia è stata preceduta da un sopralluogo: il pm Alessandro Lia, il procuratore capo, Angelo Cavallo, gli esperti della procura e quelli di parte, hanno ripetuto il percorso della donna dall’autostrada al punto in cui è stata ritrovata, riversa sul terreno, con le gambe divaricate, sotto il traliccio. Tre ore e mezza sotto il sole di agosto: un caldo afoso che ha messo a dura prova anche la resistenza degli esperti. Come ha fatto la donna a portare in braccio il piccolo per tutto quel percorso? Un bambino vivace, agile, più alto dei bambini della sua età e molto sveglio, così viene descritto Gioele dai familiari, così appare nel video mostrato da nonno Mondello. Di certo il piccolo quando la mamma sale sul traliccio, come si ipotizza dopo l’autopsia, non è con lei. E non è neanche lì intorno. I cani della polizia sono specializzati nel ritrovamento di qualsiasi traccia, anche ossa, del corpo del bambino e quella zona accanto attorno al traliccio è stata perlustrata centimetro per centimetro: i cani non hanno trovato nulla. Si allargheranno ancora le ricerche degli investigatori: “Certo, speriamo ancora, ma più passa il tempo…”, esita nonno Mondello, e scuote la testa.