L’ultimo dpcm le vorrebbe chiuse in tutt’Italia, ma le Regioni si dividono tra chi – come la Sardegna – vuole salvare la movida di Ferragosto e il turismo e chi – come la Calabria – decide per la linea dura e ferma tutto, anche le serate danzanti negli stabilimenti balneari. Monta, insomma, il caso discoteche. Fonti di governo ribadiscono oggi che “è un serio rischio” tenere i locali notturni aperti, ricordando alla Regioni che l’esecutivo, anche nell’ultimo dpcm, “ha sempre ribadito che le aperture non erano e non sono previste”. Secondo l’ultimo decreto della presidenza del consiglio dei ministri, infatti, i locali dovrebbero restare chiusi fino al 7 settembre, ma la norma lascia la possibilità alle singole Regioni, “in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori”, di “stabilire una diversa data di ripresa delle attività”. Quindi, ogni Regione può anticipare la riapertura. E così molte hanno fatto. Le Regioni, dicono ancora le fonti, hanno deciso “in autonomia di aprire a certe condizioni” ma in questa fase “è necessaria la massima responsabilità e il massimo scrupolo per le condizioni di sicurezza e la reale tutela della salute”.
Il viceministro Pierpaolo Sileri, ai microfoni di Radio 24, ha detto: “Le discoteche possono rimanere aperte, con i numeri del contagio che abbiamo oggi”. Per poi precisare: “È chiaro che se si dovesse verificare un focolaio partendo da una discoteca, quella discoteca dovrà essere chiusa”. Rispetto alla richiesta – avanzata da diversi governatori – di proporre una norma unica a livello nazionale “perché non ce n’è davvero ragione. Meglio invitare i giovani a scaricare l’applicazione Immuni“.
Per tentare di trovare una soluzione condivisa e dopo l’incontro di ieri al quale hanno partecipato i ministri Speranza, Boccia e Patuanelli, secondo quanto si apprende, il ministro degli Affari Regionali potrebbe riconvocare per domani i governatori. Coloro che stanno decidendo di chiudere i locali da ballo e le discoteche seguendo le indicazioni del governo “non vogliono colpire un settore ma ritengono un serio pericolo l’apertura di spazi dove il contagio può correre”.
Le perplessità del Cts – Sulla questione è intervenuto anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo: “Le discoteche devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare. Le aggregazioni di massa sono devastanti – ha aggiunto – impossibili da gestire. Il lavoratore del settore va tutelato come e forse anche più degli altri, perché parliamo di un settore troppo a rischio”, ha concluso. Il virologo Fabrizio Pregliasco, intervistato dal fattoquotidiano.it, aveva già ricordato le perplessità del comitato tecnico scientifico, contrario già dalla prima decisione di riaprire le discoteche all’aperto.
Le posizioni dei governatori – Il governatore pugliese Emiliano ha annunciato “nuove misure” per i club, per scongiurare nuovi focolai, ricordando però che si tratta “di una questione nazionale“. Il ministro della Salute Roberto Speranza è pronto a intervenire per riallineare le varie ordinanze regionali. Anche il governatore toscano Rossi si è detto “favorevole alla chiusura” delle discoteche, a condizione che “il provvedimento sia nazionale per non creare assurde differenze tra territori e altrettanto assurde e pericolose migrazioni di giovani da una regione all’altra alla ricerca di luoghi dove ballare”. Mentre nelle Marche il presidente Luca Ceriscioli con un nuovo decreto ha riconfermato l’apertura delle discoteche (solo quelle all’aperto) insieme a sale da ballo e locali assimilati nella Regione.