Nel secondo trimestre di quest'anno, da aprile a giugno, Facebook afferma di aver rimosso 7 milioni di post che diffondevano disinformazione sul Coronavirus. Il social network ha anche etichettato come inaffidabili sull'argomento altri 98 milioni di post, anche se non c'erano le basi per eliminarli del tutto.
Continua la lotta di Facebook contro le fake news legate all’emergenza COVID-19. Il colosso social di Mark Zuckerberg ha fatto sapere qualche giorno fa di aver rimosso tra aprile e giugno scorso ben 7 milioni di post che diffondevano disinformazione sul Coronavirus, mentre addirittura altri 98 milioni di post sono stati etichettati come inaffidabili sullo stesso argomento, anche se non è stato possibile rimuoverli perché le violazioni alle linee guida non erano tali da giustificare il provvedimento.
Come spiegato dal Washington Post, la crisi ha portato da un lato ad aumento esponenziale di bufale e false notizie sulla pandemia, su eventuali cure, sul vaccino e su molti altri aspetti legati alla questione. Dall’altro però Facebook in questi mesi ha dovuto anche ridurre il ricorso a team umani, delegando molte attività di monitoraggio all’intelligenza artificiale.
Inoltre il proliferare di fake sull’argomento COVID ha costretto il colosso a riorientare molte risorse su quest’ultimo argomento, trascurandone un po’ altri, come ad esempio i post che promuovono nudità o linguaggio d’odio, che infatti segnano una diminuzione di post rimossi nel trimestre di riferimento rispetto a quello precedente.
La situazione insomma è complessa, tenendo conto anche del fatto che Facebook deve muoversi sul filo del rasoio, perché tra lotta alle false notizie e censura di opinioni legittime ancorché estreme o scientificamente infondate il passo è breve. Facebook inoltre non è sul Web per fare informazione, ma per fare profitto e non sarebbe quindi particolarmente interessata ad ostacolare i post dei propri utenti.