Cultura

Fotografie in cambio di ospitalità: il ciclo-viaggio solitario da Torino a Taranto “alla ricerca dell’altro al tempo del Covid”

È il progetto ToTa del fotografo Domenico Grossi, pensato durante il lockdown e ispirato dal discorso di un'operaio dell'Ilva al concerto del Primo Maggio. Su internet la raccolta fondi per finanziare il progetto: per ogni contributo un set di foto realizzate durante il tragitto

di Elisa Cornegliani

“Ho appena finito di sistemare La Poderosa” e poi per Domenico Grossi, fotografo torinese appassionato di ciclismo, sarà tutto pronto per iniziare la nuova avventura. ‘La Poderosa’ è la sua bici, vent’anni e innumerevoli chilometri macinati fra Sardegna, Lazio, Toscana, Umbria e Liguria. Dal 17 agosto, intraprenderà il suo viaggio più lungo: da Torino a Taranto, lungo la costa adriatica. Partenza fissata alle 8.30 dallo studio fotografico di Domenico, l’arrivo previsto il 14 settembre davanti ai cancelli dell’Ilva. In mezzo 1070 chilometri in 15 tappe. È il progetto ToTa, pensato durante il lockdown: “Il primo maggio ho guardato il concerto in diretta da Taranto. Sono rimasto colpito da quello che ha detto un operaio dell’Ilva. Parlava della quarantena e specificava che per loro non era una situazione nuova. Quando si alza il vento che porta le polveri sottili dallo stabilimento alla città, la gente si chiude in casa e non esce finché non è passato”, spiega Domenico. “Da tempo pensavo a un viaggio in bici lungo l’Italia e ho deciso in quel momento che lo avrei concluso lì, a Taranto”.

Partirà equipaggiato: reflex, cavalletto, computer, tenda per accamparsi, cellulare e action camera. Questi ultimi due fissati sul manubrio della bici, per fare riprese e dirette su Facebook e Instagram: “Mia figlia mi sta facendo una completa formazione social”, spiega sorridendo. Le tappe le ha create con un’app, facendo attenzione a evitare dislivelli, dove possibile. La bici sarà pesante, perché dovrà portare tutta l’attrezzatura: “Evito gli Appennini e procedo in piano. Mi sto allenando: un giorno sì e uno no faccio un’ora e mezza pedalando, a bici carica. E poi 10-15 chilometri di defaticamento”.

Tra una tappa e l’altra, un pensiero per ricordare chi ha sostenuto il progetto ToTa con una raccolta fondi: “Cartoline dal viaggio: anni Settanta, che raccontano di luoghi abbandonati. Insomma come piacciono a me, un po’ particolari”. Non sa ancora dove dormirà: “Chiederò ospitalità a chi ha una casa con giardino, in modo da piantare lì la tenda e mangiare un pasto caldo. In cambio, offrirò un ritratto fotografico di famiglia. Scatterò sempre con un obiettivo da 35 millimetri e sistemerò le foto in post produzione, per questo mi porto il pc”. Al suo rientro, le immagini saranno raccolte in una mostra.

Un viaggio in solitaria, per le provinciali e le statali italiane, nell’anno del Covid: “Quando ho detto ai miei amici che sarei partito, alcuni mi hanno proposto di soggiornare dai loro conoscenti. Ho rifiutato, perché il senso di questo viaggio è proprio andare verso l’altro e verso la scoperta. So bene che incontrerò resistenze, tutte legittime. In ogni caso avrò con me un termometro”, continua. E se non dovesse trovare nessuno disposto a ospitarlo? “Mi sono detto: male che vada, vado alla parrocchia del paese. Prima però voglio presentarmi alle persone che non sanno niente di ToTa, spiegare cos’è, e vedere cosa succede. Non mi aspetto nulla, ma sono curioso”. L’unica casa già prevista è l’ultima, a Taranto, dove lo aspetta la sua amica Cinzia: è stata lei, infatti, a invitarlo in Puglia a lockdown concluso.

Su tutto, la bici – La Poderosa – che permette di coprire distanze “cambiando scenari architettonici, umani, culturali. Osserverò moltissimo – conclude, quindi, Domenico -. Come fotografo, l’osservazione è il mio sport preferito”.

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