Secondo quanto emerge dalle indagini della Digos e del pool antiterrorismo del capoluogo lombardo, il 25enne, Mahmoud Elhosary nel ultimi mesi si muoveva chiedendo ospitalità ad amici e parenti ma veniva sistematicamente cacciato. Trovato anche un altro coltello oltre quello usato per minacciare la guardia. Domani l'interrogatorio, accusato anche di porto abusivo di coltello e false dichiarazioni sulla propria identità
Era stato licenziato a maggio e negli ultimi mesi non aveva un posto fisso in cui stare. Vagava da una casa all’altra, tra parenti, amici, o semplici conoscenti. E spesso veniva allontanato. È quanto emerge dalle indagini della Digos e del Pool antiterrorismo milanese che da ieri stanno stanno investigando su Mahmoud Elhosary, l’uomo che attorno alle 13 di mercoledì 12 agosto ha tenuto in ostaggio un vigilante nel Duomo di Milano, puntandogli un coltello alla gola, ed è stato poi bloccato e arrestato.
Il 25enne, nato ad El Menoufia in Egitto sarà interrogato venerdì alle 10,30 nel carcere di San Vittore dal gip Raffaella Mascarino, intanto la procura ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura di custodia cautelare in carcere per sequestro di persona e resistenza e per il pericolo di reiterazione dei reati.
Ieri gli investigatori, dopo il fatto, hanno perquisito l’ultima dimora del giovane: una casa di piazzale Gabriele Rosa a Milano dove vivono alcuni conoscenti del 25enne che lo hanno ospitato tra giugno e luglio prima di mandarlo via. Lì è stato sequestrato anche un altro coltello a serramanico dell’egiziano, oltre a quello utilizzato per minacciare il vigilante della cattedrale. Perquisita anche una seconda abitazione, sempre nella stessa zona, dove vive lo zio del 25enne. Anche a lui Elhosary aveva chiesto ospitalità, ma ricevendo una risposta negativa visto che, “si comportava male e beveva molto”. Nella seconda casa gli investigatori hanno trovato una sim e un telefono.
Il giovane che compirà 26 anni il 28 agosto, è anche accusato di porto abusivo di coltello e false dichiarazioni sulla propria identità. Ieri infatti ha detto agli investigatori di chiamarsi ‘Cristiano’, mentre poi è emerso il suo vero nome grazie al permesso di soggiorno rilasciato 10 anni fa, quando è entrato in Italia, dalla Questura di Savona. Elhosary non ha ancora dato spiegazioni sulle ragioni del suo gesto, pronunciando solo frasi sconnesse come “ho un alloggio qui in Duomo”, “dormo qui” o “sono qua per lavorare”.
Oltre agli alloggi perquisiti a Milano, risulta che il 25enne ha una residenza fittizia, dove però non abita, a Finale Ligure, in provincia di Savona. Secondo gli inquirenti il ragazzo è fuggito dentro al Duomo per eludere un controllo di routine della polizia che gli aveva chiesto i documenti, mentre si trovava all’esterno della cattedrale. Gli investigatori stanno analizzando il suo cellulare, che è stato sequestrato, per verificare eventuali contatti, al momento esclusi, con terroristi islamici.