Al termine di un lungo vertice tra i ministri degli Esteri dell’Unione europea, si è arrivati a un accordo politico per imporre sanzioni contro i responsabili delle violenze nei confronti dei manifestanti e dei presunti brogli elettorali in Bielorussia. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee precisando che ora sarà necessario mettere nero su bianco, attraverso il lavoro tecnico, la decisione politica dei capi delle diplomazie europee, mentre l’adozione formale avverrà nelle prossime settimane.
Così Bruxelles si schiera contro la gestione delle elezioni e delle successive manifestazioni da parte delle autorità guidate dal presidente Aleksandr Lukashenko, riconfermato per il sesto mandato consecutivo a capo del Paese, che hanno portato a oltre 7mila arresti in soli cinque giorni di proteste. Inoltre, l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione, Josep Borrell, ha annunciato che “l’Ue non accetta i risultati elettorali. Inizia il lavoro sulle sanzioni per i responsabili delle violenze e dei brogli”.
A niente è quindi servito l’annuncio del governo del rilascio di oltre mille manifestanti. La conferma era arrivata dalla presidente del Senato Natalya Kochanova che ha anche comunicato la richiesta del presidente dell’apertura di un’indagine “su tutti gli arresti”. Dopo le denunce di maltrattamenti, con ferite e lividi sul corpo, e quelle che circolano sui media locali e sui social riguardo alle condizioni nelle celle, con poco spazio e niente cibo, il ministro degli Interni, Yury Karayev, si è scusato con la popolazione sulla tv di Stato per l’arresto di cittadini innocenti. Secondo i media locali molte persone sono state portate subito in ospedale dopo il rilascio. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la cancelliera tedesca Angela Merkel erano state le prime leader europee a schierarsi apertamente a favore delle sanzioni contro la Bielorussia.
A cinque giorni dalle elezioni che hanno fatto infuriare il popolo bielorusso, si continua a protestare. Centinaia di persone, medici e gruppi di donne, hanno formato catene umane a Minsk in segno di protesta contro il sesto mandato di Lukashenko: con una scena che si era ripetuta già ieri, con lunghe marce per le strade della capitale. Inoltre a protestare hanno iniziato pure i militari: in alcuni video postati sui social si sono ripresi mentre buttavano nell’immondizia le divise. E alla rivolta si è aggiunta pure la classe operaia: i lavoratori della BelAZ di Zhodino, potente società specializzata nella produzione di mezzi pesanti utilizzati nel settore edile, hanno marciato in segno di protesta.
La leader dell’opposizione che ha sfidato il presidente Lukashenko alle ultime elezioni continua a parlare alle masse dal suo esilio in Lituania, dove ha ripiegato dopo la contestata sconfitta elettorale: “Chiedo a tutti i sindaci delle città di agire come organizzatori di assemblee pacifiche di massa dal 15 al 16 agosto – ha detto Svetlana Tikhanovskaya nel suo ultimo videomessaggio – Abbiamo sempre detto che la nostra posizione dovrebbe essere sostenuta solo da metodi legali e non violenti, le autorità invece hanno trasformato le proteste pacifiche dei cittadini in uno spargimento di sangue“. La leader si è poi rivolta proprio alle autorità bielorusse chiedendo di fermare le violenze e “di avviare un dialogo“.
E a questo obiettivo devono contribuire anche i Paesi europei, spiega l’ormai ex candidata alla presidenza che ha proposto di istituire un Consiglio di coordinamento per garantire il passaggio di potere in Bielorussia: “Dati gli eventi che si stanno verificando nel Paese e la necessità di adottare misure urgenti per ripristinare lo stato di diritto in Bielorussia, io, Svetlana Tikhanovskaya, sto avviando l’istituzione di un Consiglio di coordinamento per garantire la transizione del potere”, ha detto in una dichiarazione citata da Interfax in cui chiede appunto ai Paesi europei di mediare affinché si apra un dialogo con le autorità bielorusse.
Da parte sua, il governo ha fatto sapere di essere pronto per colloqui “costruttivi e obiettivi” con l’estero sulle sue controverse elezioni presidenziali e sui disordini post-voto. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Vladimir Makei, in una conversazione telefonica con la controparte svizzera, Ignazio Cassis.
Intanto la Germania, presidente di turno dell’Unione europea, già giovedì ha convocato d’urgenza l’ambasciatore bielorusso per esprimere disapprovazione. Oggi il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert in conferenza stampa ha fatto sapere che Berlino sostiene le sanzioni alla Bielorussia: “Da parte nostra ci devono essere sanzioni verso chi è responsabile di violare i diritti umani“, ha detto Seibert. “Il governo tedesco sta dalla parte di tutti coloro che manifestano pacificamente le loro volontà perché è loro diritto in una democrazia”, ha aggiunto. A nome della cancelliera Merkel, Seibert ha spiegato che “la violenza brutale contro dimostranti pacifici e soprattutto la carcerazione dei manifestanti” in Bielorussia non è accettabile. La cancelliera “è scossa dalle notizie dei maltrattamenti dei manifestanti imprigionati”, ha aggiunto. Parole altrettanto dure in un tweet di Ursula von der Leyen: “Occorrono ulteriori sanzioni contro coloro che hanno violato i valori democratici o abusato dei diritti umani in Bielorussia. Sono fiduciosa che la discussione di oggi dei ministri degli Esteri dell’Ue dimostrerà il nostro forte sostegno per i diritti delle persone in Bielorussia, per i diritti fondamentali e per la democrazia”.