Chi esalta lo splendore del ponte costruito a tempo di record fa male a Genova e al paese
Nel terzo millennio più di cento ponti sono crollati nel mondo. Quasi sempre con effetti disastrosi; e quasi sempre sono stati ricostruiti. Come? Quando? Un confronto con l’Oriente sarebbe impietoso: India e Cina giocano in un altro campionato, con regole diverse dalle nostre. Per impatto mediatico, importanza logistica e cultura socio-economica dominante, il caso più simile alla tragedia genovese del 14 agosto 2018 è quello del ponte della I-35W a Minneapolis: 8 corsie che superavano le cascate di Saint Anthony del Mississippi a Minneapolis.
Sul ponte, aperto nel 1967, transitavano 140mila veicoli al giorno. Crollò una sera d’agosto del 2007, provocando 13 vittime e 145 feriti. Tredici mesi dopo fu inaugurato un nuovo ponte a 10 corsie, ricostruito in base a un progetto avveniristico, aggiudicato dopo una gara a inviti tra 5 concorrenti. E il nuovo manufatto vinse più di 20 premi internazionali.
A Genova, il ponte sul Polcevera crollò il 14 agosto 2018. Il giorno dopo la concessionaria fece sapere con una nota di lavorare “alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che si completerebbe in 5 mesi dalla piena disponibilità delle aree”.
Il 16 il governatore e un vice-ministro delle Infrastrutture dichiararono all’unisono che “entro il 2019 i genovesi avranno un nuovo viadotto autostradale sul torrente Polcevera al posto del ponte crollato” e, il giorno successivo, il primo alzò la voce, invocando “un commissario con poteri straordinari che rimetta in piedi il ponte nel più breve tempo possibile, pretendo che il ponte in un anno sia di nuovo in piedi”. Per elencare le successive ipotesi, promesse, previsioni, profezie sulla ricostruzione da parte di politici e tecnici e oracoli, spesso improvvisati, non basta lo spazio di un post.
Alla fine, sono bastati due anni; un buon risultato, anche se raddoppia la performance di Minneapolis. E c’è chi teme costi a metro quadrato sulla stessa lunghezza d’onda. Un successo? Ponte San Giorgio è certamente un successo nel paese dove la favola dell’Alta Capacità ha quintuplicato i costi di costruzione delle ferrovie ad Alta Velocità, dilatandone i tempi di realizzazione e sacrificando pesantemente il paesaggio. Un enorme successo, poi, nella regione dove giace tuttora incompiuta l’Aurelia Bis del Savonese, una strada di scorrimento lunga cinque chilometri, finanziata quasi vent’anni fa e iniziata nel febbraio del 2012.
Ora che il ponte c’è, la circolazione sulla direttrice E80 da Lisbona a Gürbulak è finalmente ripresa regolare. Genova può così sfruttare appieno il sistema autostradale, di norma dedicato alle lunghe percorrenze, per muoversi tra i propri quartieri. E obbedire al patto faustiano che rende la mobilità locale ostaggio di quella a lunga distanza delle direttrici italiane ed europee; e viceversa.
Qualche dubbio, invece, permane sul “modello Genova”. Ciò che hanno scritto 75 vigili del fuoco liguri ai parenti delle vittime fa riflettere: “Ciò che si apprestano a celebrare non è solo la ricostruzione di un ponte indegnamente crollato ma è il cosiddetto “modello Genova” che vogliono estendere a tutta Italia con la scusa della crisi economica, cioè la costruzione di grandi opere infrastrutturali con ancora meno controlli, causa stessa dei disastri”. Bisogna riflettere bene se conviene fondare la rinascita post Covid-19 su questo modello.
Come scrive John Dickie dell’University College di Londra, l’Italia è la nazione europea più incline ai disastri. E la narrazione apocalittica associata a questa inclinazione ha spesso giustificato l’esaltazione dell’eccezionalità degli eventi da parte di maggiorenti, media e intellettuali, quale diversità intrinseca del nostro paese. Dopo ogni disastro, naturale e non, la politica e l’impresa prediligono da sempre la normativa emergenziale. Purtroppo, l’emergenza raramente si sposa bene con l’importanza. Spesso divorziano rapidamente.
La martellante campagna mediatica che esalta lo splendore del ponte più bello del mondo, costruito a tempo di record, fa male a Genova e al paese. In poco più di otto anni, i nostri nonni e padri costruirono una direttrice fondamentale lunga 760 chilometri, tutta gallerie e ponti, tutti diversi, che portano ciascuno la firma di uno dei protagonisti dell’ingegneria italiana del Novecento, da Riccardo Morandi a Silvano Zorzi, Giulio Krall, Arrigo Carè e Giorgio Giannelli, Carlo Cestelli Guidi, Guido Oberti: l’Autostrada del Sole, così battezzata su proposta del direttore della Sisi, Società Iniziative Stradali Italiane.
La prima pietra della strada sopraelevata a 2 carreggiate e 4 corsie che corona il waterfront del centro di Genova, lunga più di 5 chilometri, fu posta il 12 febbraio 1964. Progettata dall’ingegnere Fabrizio De Miranda del Politecnico di Milano, fu inaugurata il 25 agosto 1965, dopo 560 giorni. Ancor prima, la “camionale” A7 tra Genova e Serravalle – 49 chilometri di gallerie e ponti – fu completata in meno di tre anni e inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III nel 1935, in assenza del Duce.
Ponte San Giorgio è un modesto viadotto lungo circa un chilometro. Possiamo vivere di illusioni: Roberto Gervaso scrisse che l’illusione, più che sperare, fa sognare. Molti agiografi di Ponte San Giorgio hanno scritto a ragione che i ponti uniscono e i muri dividono, dimenticando però che vale anche l’esatto contrario. Una vasta mitologia ravvisa nel ponte l’esemplare creazione del diavolo (Anita Seppilli, Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti, Palermo: Sellerio, 1977).
E il muro ha un significato ambivalente, non solo di respingimento ma anche di protezione, di senso del limite, di sede della memoria: non a caso, la bacheca di Facebook si chiamava in origine “the wall”.
Le opportunità non si costruiscono dalle tragedie, quale il crollo del ponte progettato da Riccardo Morandi con tecnica sopraffina per i suoi tempi e sublime eleganza. Sempre Gervaso ha scritto che le illusioni ci aiutano a vivere, le delusioni, a morire. Genova è la città italiana che in un secolo si è spopolata più di ogni altra. Ospitava 635mila abitanti nel 1936 contro i 574mila di oggi: non merita ulteriori delusioni.
Per questo sarebbe meglio non alimentare le illusioni, anche se ciò viene fatto a fin di bene. E rispettare una tragedia non soltanto genovese, ricordando le vittime di quel disastro, una vera e propria moderna strage degli innocenti, come ricordo in una poesia-canzone nella metrica di Giorgio Caproni.
Prima di ogni altra considerazione, oggi il pensiero va alle vittime: i loro nomi, le loro origini, le loro residenze, le loro provenienze e destinazioni eleggono il 14 agosto ad anniversariodi una strage, la giornata della memoria di un olocausto.
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La Redazione
La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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Renzo Rosso
Idraulico insigne
Cronaca - 14 Agosto 2020
Chi esalta lo splendore del ponte costruito a tempo di record fa male a Genova e al paese
Nel terzo millennio più di cento ponti sono crollati nel mondo. Quasi sempre con effetti disastrosi; e quasi sempre sono stati ricostruiti. Come? Quando? Un confronto con l’Oriente sarebbe impietoso: India e Cina giocano in un altro campionato, con regole diverse dalle nostre. Per impatto mediatico, importanza logistica e cultura socio-economica dominante, il caso più simile alla tragedia genovese del 14 agosto 2018 è quello del ponte della I-35W a Minneapolis: 8 corsie che superavano le cascate di Saint Anthony del Mississippi a Minneapolis.
Sul ponte, aperto nel 1967, transitavano 140mila veicoli al giorno. Crollò una sera d’agosto del 2007, provocando 13 vittime e 145 feriti. Tredici mesi dopo fu inaugurato un nuovo ponte a 10 corsie, ricostruito in base a un progetto avveniristico, aggiudicato dopo una gara a inviti tra 5 concorrenti. E il nuovo manufatto vinse più di 20 premi internazionali.
A Genova, il ponte sul Polcevera crollò il 14 agosto 2018. Il giorno dopo la concessionaria fece sapere con una nota di lavorare “alacremente alla definizione del progetto di ricostruzione del viadotto, che si completerebbe in 5 mesi dalla piena disponibilità delle aree”.
Il 16 il governatore e un vice-ministro delle Infrastrutture dichiararono all’unisono che “entro il 2019 i genovesi avranno un nuovo viadotto autostradale sul torrente Polcevera al posto del ponte crollato” e, il giorno successivo, il primo alzò la voce, invocando “un commissario con poteri straordinari che rimetta in piedi il ponte nel più breve tempo possibile, pretendo che il ponte in un anno sia di nuovo in piedi”. Per elencare le successive ipotesi, promesse, previsioni, profezie sulla ricostruzione da parte di politici e tecnici e oracoli, spesso improvvisati, non basta lo spazio di un post.
Alla fine, sono bastati due anni; un buon risultato, anche se raddoppia la performance di Minneapolis. E c’è chi teme costi a metro quadrato sulla stessa lunghezza d’onda. Un successo? Ponte San Giorgio è certamente un successo nel paese dove la favola dell’Alta Capacità ha quintuplicato i costi di costruzione delle ferrovie ad Alta Velocità, dilatandone i tempi di realizzazione e sacrificando pesantemente il paesaggio. Un enorme successo, poi, nella regione dove giace tuttora incompiuta l’Aurelia Bis del Savonese, una strada di scorrimento lunga cinque chilometri, finanziata quasi vent’anni fa e iniziata nel febbraio del 2012.
Ora che il ponte c’è, la circolazione sulla direttrice E80 da Lisbona a Gürbulak è finalmente ripresa regolare. Genova può così sfruttare appieno il sistema autostradale, di norma dedicato alle lunghe percorrenze, per muoversi tra i propri quartieri. E obbedire al patto faustiano che rende la mobilità locale ostaggio di quella a lunga distanza delle direttrici italiane ed europee; e viceversa.
Qualche dubbio, invece, permane sul “modello Genova”. Ciò che hanno scritto 75 vigili del fuoco liguri ai parenti delle vittime fa riflettere: “Ciò che si apprestano a celebrare non è solo la ricostruzione di un ponte indegnamente crollato ma è il cosiddetto “modello Genova” che vogliono estendere a tutta Italia con la scusa della crisi economica, cioè la costruzione di grandi opere infrastrutturali con ancora meno controlli, causa stessa dei disastri”. Bisogna riflettere bene se conviene fondare la rinascita post Covid-19 su questo modello.
Come scrive John Dickie dell’University College di Londra, l’Italia è la nazione europea più incline ai disastri. E la narrazione apocalittica associata a questa inclinazione ha spesso giustificato l’esaltazione dell’eccezionalità degli eventi da parte di maggiorenti, media e intellettuali, quale diversità intrinseca del nostro paese. Dopo ogni disastro, naturale e non, la politica e l’impresa prediligono da sempre la normativa emergenziale. Purtroppo, l’emergenza raramente si sposa bene con l’importanza. Spesso divorziano rapidamente.
La martellante campagna mediatica che esalta lo splendore del ponte più bello del mondo, costruito a tempo di record, fa male a Genova e al paese. In poco più di otto anni, i nostri nonni e padri costruirono una direttrice fondamentale lunga 760 chilometri, tutta gallerie e ponti, tutti diversi, che portano ciascuno la firma di uno dei protagonisti dell’ingegneria italiana del Novecento, da Riccardo Morandi a Silvano Zorzi, Giulio Krall, Arrigo Carè e Giorgio Giannelli, Carlo Cestelli Guidi, Guido Oberti: l’Autostrada del Sole, così battezzata su proposta del direttore della Sisi, Società Iniziative Stradali Italiane.
La prima pietra della strada sopraelevata a 2 carreggiate e 4 corsie che corona il waterfront del centro di Genova, lunga più di 5 chilometri, fu posta il 12 febbraio 1964. Progettata dall’ingegnere Fabrizio De Miranda del Politecnico di Milano, fu inaugurata il 25 agosto 1965, dopo 560 giorni. Ancor prima, la “camionale” A7 tra Genova e Serravalle – 49 chilometri di gallerie e ponti – fu completata in meno di tre anni e inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III nel 1935, in assenza del Duce.
Ponte San Giorgio è un modesto viadotto lungo circa un chilometro. Possiamo vivere di illusioni: Roberto Gervaso scrisse che l’illusione, più che sperare, fa sognare. Molti agiografi di Ponte San Giorgio hanno scritto a ragione che i ponti uniscono e i muri dividono, dimenticando però che vale anche l’esatto contrario. Una vasta mitologia ravvisa nel ponte l’esemplare creazione del diavolo (Anita Seppilli, Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti, Palermo: Sellerio, 1977).
E il muro ha un significato ambivalente, non solo di respingimento ma anche di protezione, di senso del limite, di sede della memoria: non a caso, la bacheca di Facebook si chiamava in origine “the wall”.
Le opportunità non si costruiscono dalle tragedie, quale il crollo del ponte progettato da Riccardo Morandi con tecnica sopraffina per i suoi tempi e sublime eleganza. Sempre Gervaso ha scritto che le illusioni ci aiutano a vivere, le delusioni, a morire. Genova è la città italiana che in un secolo si è spopolata più di ogni altra. Ospitava 635mila abitanti nel 1936 contro i 574mila di oggi: non merita ulteriori delusioni.
Per questo sarebbe meglio non alimentare le illusioni, anche se ciò viene fatto a fin di bene. E rispettare una tragedia non soltanto genovese, ricordando le vittime di quel disastro, una vera e propria moderna strage degli innocenti, come ricordo in una poesia-canzone nella metrica di Giorgio Caproni.
Prima di ogni altra considerazione, oggi il pensiero va alle vittime: i loro nomi, le loro origini, le loro residenze, le loro provenienze e destinazioni eleggono il 14 agosto ad anniversario di una strage, la giornata della memoria di un olocausto.
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Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, summit a Parigi: Meloni frena sull’invio di truppe. E Scholz: “Sbagliato parlare di militari Ue sul terreno”. Starmer: “Per la pace vitali le garanzie Usa”
Politica
Russia ancora contro Mattarella: ‘Parallelo con Hitler? Conseguenze’. Ovazione in Aula per il Presidente. M5s: “Noi non l’avremmo detto”
Politica
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.