Il Ministero dell'Interno risponde, così, a un quesito posto dalla Cei per il ritorno alla normale funzione liturgica. Nel coro viene richiesto comunque di rispettare il distanziamento tra i membri, mentre tra i fedeli potranno stare vicini solo persone con cui si hanno stabili frequentazioni
A messa si tornerà a cantare, con il coro. Inoltre, cade l’obbligo del distanziamento interpersonale, anche se solo a determinate condizioni. Così risponde il Ministero dell’Interno, dopo aver consultato il Comitato tecnico scientifico, ai quesiti posti dalla Cei riguardo all’”urgenza di ritornare all’esercizio della prassi pastorale”. Da oggi, dunque, sarà possibile condividere gli spazi più vicini delle panche delle chiese ai “componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi/congiunti, parenti con stabile frequentazione, persone legate non da vincolo di parentela, di affinità o di coniugio, che condividono abitualmente gli stessi luoghi e/o svolgono vita sociale in comune”, fa sapere il Viminale.
La Conferenza Episcopale Italiana – riferisce la stessa Cei sul proprio sito – aveva chiesto al Ministero dell’Interno, con una nota del 29 giugno scorso, chiarimenti in particolare su tre questioni. La prima riproponeva la “richiesta di superare il limite del numero di 200 partecipanti alle celebrazioni che si svolgono nelle chiese”, per gli “edifici religiosi di ampie dimensioni, dove il rispetto per il distanziamento personale – oltre che per tutte le altre misure di carattere sanitario – è comunque assicurato senza difficoltà”. Quindi, in un secondo quesito, chiedeva “la possibilità per i familiari che già vivono quotidianamente tra le stesse pareti di casa” di “partecipare alle celebrazioni, evitando tra loro il criterio del distanziamento“. Infine veniva rappresentata “l’urgenza di tornare ad ammettere la figura dei cantori“, chiedendo eventualmente “a quali condizioni sia proponibile” questa ipotesi e con quali misure di precauzione.
Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha quindi sottoposto i quesiti al Comitato tecnico-scientifico, che successivamente (in particolare nella riunione del 10 agosto) ha deciso che “sulla base degli attuali indici epidemiologici, è possibile la reintroduzione dei cori e dei cantori, i cui componenti dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri tra le eventuali file del coro e dagli altri soggetti presenti. Tali distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite droplet“, ovvero le gocce di saliva che incidentalmente produciamo quando parliamo e che sono i principali veicoli del contagio. “L’eventuale interazione tra cantori e fedeli deve garantire il rispetto delle raccomandazioni igienico-comportamentali ed in particolare il distanziamento di almeno 2 metri”, spiega ancora la nota del Viminale.