Passate le vacanze all’estero, tutti in fila davanti all’ospedale Cotugno a Napoli per sottoporsi al tampone: anche oggi, in tanti, si sono recati al centro di riferimento per le malattie infettive in seguito all’ordinanza emanata dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, relativa ai rientri dall’estero. Ma il direttore generale dell’Azienda dei Colli, Maurizio Di Mauro, avverte: “Non sono queste le procedure”.
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ANSA/CESARE ABBATE
Nella mattinata di oggi (venerdì 14, ndr) si è dunque ripetuta la stessa scena di giovedì : coda davanti all’ospedale e personale in difetto per fronteggiare quella che è stata definita una situazione “transitoria“. “Le persone che rientrano – spiega Di Mauro – sono tenute a segnalare il rientro alla Asl che provvede a contattarle per gli esami, laddove necessario. Chi rientra è tenuto alla quarantena, per capire se hanno contratto il virus e nell’attesa dei risultati dei test, nel caso in cui ci siano stati sintomi, legati al Covid-19″.
“Abbiamo fronteggiato la fase critica come ospedale – sottolinea Di Mauro – Ora stiamo dando un contributo che va oltre perché lo screening tramite tampone è competenza territoriale. Le persone non possono venire qui in maniera autonoma, tra l’altro distraendo personale dalle cure dei pazienti”. Se le code al pronto soccorso dovessero continuare anche nei prossimi giorni “saremo costretti a notificare alle persone che vengono una informativa con le disposizioni cui devono attenersi”, avverte.
Oltretutto, aggiunge il direttore, “gli assembramenti che si creano qui fuori sono pericolosi perché se solo uno è positivo sta diffondendo il contagio, infettando tutti gli altri”. In più, “recarsi in ospedale per fare il tampone appena rientrati non serve a niente perché, seppure si è venuti in contatto con il virus, servono almeno 3-4 giorni per capirlo”. Oltre a essere inutile, però, risulta pure un atteggiamento dannoso, perché fa perdere “risorse e tempo” prosegue Di Mauro. Al momento, nel piazzale davanti al pronto soccorso del Cotugno, ci sono due file: una molto lunga che è quella gestita dalla Asl alla quale l’ospedale ha assegnato dei locali, l’altra di persone già segnalate e con sintomi per “l’ordinario accesso”.