Ne sono stati trovati a migliaia di pesci, morti, sul fiume. Così tanti da non vedere più l’acqua del fiume Aisne. Quindi, i pescatori della zona hanno fatto partire una denuncia contro l’impianto della Nestlé vicino a Brécy-Brières (nelle Ardenne), una cinquantina di chilometri a est di Reims. Da martedì sera le carcasse si stanno accumulando sul ciglio della strada, secondo quanto riportato da France 3 Grand Est, e ancora non è stato possibile calcolare l’entità dei danni. “Tra i 6 e gli 8 km, tutto è stato devastato”, racconta Michel Adam, presidente della Federazione dei pescatori delle Ardenne.

L’incidente è avvenuto intorno alle 21 di domenica scorsa, 9 agosto, nell’impianto di trattamento delle acque reflue della Nestlé di Challarange, il sito che produce latte per le cialde Nescafé ‘Dolce Gusto’. Lo stesso stabilimento ha immediatamente confermato, annunciando un “trabocco occasionale e involontario di effluenti di fanghi biologici, senza presenza di prodotti chimici” dal proprio impianto di depurazione. Quindi, “non appena abbiamo appreso del rapporto” racconta in una nota il direttore dell’impianto, Tony do Rio, “abbiamo interrotto la produzione e posto fine alla fuoriuscita, che è stata per una tantum per un periodo di meno di tre ore”.

Nonostante l’intervento, però, la prefettura delle Ardenne ha confermato che la fuoriuscita ha inquinato il fiume “provocando una mortalità dei pesci molto alta a causa della diminuzione del contenuto di ossigeno nell’acqua“. Ora, gli agenti sono al lavoro per limitare i danni e raccogliere i cadaveri degli animali: “È stata installata una diga per contenere la diffusione dell’inquinamento”, scrive in una nota l’autorità, aggiungendo che “negli ultimi due giorni sono state rimosse più di due tonnellate di pesce“. Un lavoro che continuerà anche oggi e per cui ancora non è stato possibile misurare l’entità del danno, nonostante già da mercoledì “non è stata rilevata alcuna mortalità da pesce, segno di una probabile diluizione dell’inquinamento”, conclude la nota.

Daniel Drivière, presidente della compagnia di pesca Challerange, racconta che “abbiamo persino trovato pesci morti di lunghezza superiore a 1,5 metri. È un disastro”. Secondo Adam, per ricostruire la fauna del fiume “potrebbero essere necessari dai tre ai cinque anni. C’erano anguille che misurano più di un metro, una specie protetta che vive sia in acqua dolce che in mare. Per vederle di nuovo qui, sarà necessario aspettare tra i 12 e i 17 anni“. Intanto sono state disposte le analisi sulle acque del fiume per confermare quanto detto dall’azienda e determinare, quindi, se c’è stato o meno un possibile inquinamento chimico o batteriologico.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Le grandi navi non entreranno a Venezia per tutta la stagione 2020, le compagnie hanno dirottato i viaggi sul porto di Trieste

next
Articolo Successivo

Koni Steffen, quando parlate di riscaldamento globale pensate a scienziati come lui

next