Si sono fermati, hanno visto la donna scavalcare il guard rail col bambino e il padre e il ragazzo l’hanno seguita. Poi sono ripartiti assieme agli altri testimoni. Si cerca ancora la famiglia di 4 persone che ha visto la donna fuggire: finora i ripetuti appelli perché si presentino in procura sono caduti nel vuoto. Daniele Mondello, papà del piccolo, in nuovo video rinnova l’appello: “Chi sa parli”.
Una famiglia di quattro persone potrebbero conoscere elementi determinanti per capire cos’è successo la mattina del 3 agosto a Viviana Parisi e al figlio Gioele. Ma di loro non c’è ancora nessuna traccia. Un uomo di 50 anni, pelato, abbronzato, vestito con una canotta rossa e un pantaloncino, una donna di 45 con i capelli raccolti, due ragazzi adolescenti, una femmina e un maschio. Si sono fermati, hanno visto la donna scavalcare il guard rail col bambino e l’hanno seguita: il padre e il ragazzo. Poi sono ripartiti assieme agli altri testimoni. Scomparsi nel nulla: sono andati a vuoto finora i ripetuti appelli perché si presentino in procura. “Hanno compiuto un’opera meritoria, speriamo ci possano dire cos’hanno visto”, ha detto il capo della procura, Angelo Cavallo. La donna teneva in braccio il bambino o il piccolo scavalcava autonomamente? Un interrogativo che aiuterebbe a capire lo stato di salute del bambino dopo l’impatto e così a valutare la possibile estensione delle ricerche: con il figlio in braccio di 4 anni il percorso non può essere stato molto esteso, ma se il bambino era in grado di camminare e seguire la madre, l’estensione del percorso che hanno fatto può essere stata più ampia. ”Mia moglie era una donna molto forte fisicamente, poteva fare lavori da uomo, era molto muscolosa”: così l’ha descritta Daniele Mondello, marito della donna ritrovata morta sei giorni fa nelle colline sopra Caronia.
Le ricerche intanto si intensificano ogni giorno di più: giovedì Cavallo per la terza volta ha perlustrato il terreno sotto il traliccio, dove è stata ritrovata la donna. Questa volta ad accompagnarlo la geologa forense Roberta Somma, specializzata nel ritrovamento di cadaveri sottoterra, sebbene, di solito, in aree ben più circoscritte, come, per esempio, un giardino. L’esperta della procura studierà per capire se si tratta di un terreno in grado di assorbire elementi organici. Intanto, venerdì mattina sono in arrivo a Caronia, sul luogo delle ricerche, quattro cani della Polizia di stato specializzati nel ritrovamento di cadaveri. Le speranze di ritrovare vivo il piccolo Gioele all’undicesimo giorno dalla scomparsa sono ormai esigue. “Io amo mio figlio e lo voglio trovare”, dice Daniele Mondello, papà del piccolo, in nuovo video in cui rinnova l’appello: “Chi sa parli”. Mondello, noto dj di Hardstyle, la mattina del 3 agosto si trovava a Venetico, nello studio di registrazione. Questo è quanto ha riferito agli inquirenti e i riscontri confermano la sua versione.
Poco dopo avere fatto colazione quel lunedì mattina, Mondello è sceso a lavorare, mentre Viviana ha preso il bambino ed è andata in direzione Milazzo, avvertendo il marito che avrebbe comprato al piccolo delle scarpe nuove al centro commerciale. Questo è quanto riportato da Mondello: l’uomo ha raccontato di uno stato di disagio emotivo della moglie che in due diverse occasioni è stata perfino trasportata in ambulanza in ospedale. A confermare la versione del marito i ricoveri a Messina e a Milazzo: a Viviana erano poi stati prescritti dei tranquillanti leggeri. Nell’ultimo periodo stava meglio, perciò aveva smesso di prenderli, sempre secondo il racconto di Mondello. Una telecamera la inquadra quel 3 agosto mentre imbocca l’autostrada a Milazzo. Qui si dirige verso Palermo e interrompe il percorso a Sant’Agata dove si ferma per 22 minuti, per poi fare rientro in autostrada. Un lasso temporale che aveva fatto sperare negli ultimi giorni che Viviana avesse lasciato Gioele a qualcuno per proseguire da sola o temere che ucciso il piccolo lo avesse nascosto da qualche parte.
La telecamera in un’area di rifornimento non lontana dall’ingresso dell’autostrada e quelle di altri esercizi commerciali lungo la strada hanno dato però indizi importanti: il bambino era con lei ed era vivo. La donna era uscita, dunque, dall’autostrada per fare benzina: da Tindari in poi, infatti, sulla A20 – come da subito sottolineato dal Fatto Quotidiano – non ci sono più aree di rifornimento e bisogno per forza uscire. Così ha fatto la donna, poi rientrata in autostrada, sempre alla volta di Palermo, o forse di Tusa, dove voleva recarsi a vedere la piramide di luce, un’installazione artistica voluta dal mecenate Antonio Presti. Negli ultimi tempi, infatti, Viviana, rispondeva ai suoi disagi emotivi con una forte spinta spirituale: leggeva alle volte la sera la bibbia ad alta voce in terrazzo. Così ha raccontato il marito, ma anche il padre di lei, Luigino Parisi.
Nella galleria Pizzo Turda Viviana tenta il sorpasso di un furgone ma mentre è al fianco dell’altro veicolo lo urta e la Opel grigia sulla quale viaggia va in tilt. Sbanda, poi riesce a fermarsi nella piazzola immediatamente fuori dalla galleria. Sul furgone viaggiano due operai di una ditta che fa manutenzione autostradale. I due scendono a piazzare il triangolo e avvertire gli automobilisti dell’incidente, poi si voltano e vedono la donna in lontananza e delle persone ferme nello stesso spiazzo. Per i primi giorni saranno gli unici testimoni dell’incidente. Grazie ad una telefonata fatta al numero unico di emergenza gli investigatori riescono a risalire ad altri due testimoni: due ragazzi di Palermo. Sono loro a dare la descrizione degli altri quattro e a raccontare che padre e figlio hanno provato a seguire la donna. La loro testimonianza è ritenuta molto attendibile dagli inquirenti, confermata anche dalla registrazione telefonica nella quale si avvertono distintamente voci di altre persone che interagiscono con loro. Perché dopo avere addirittura seguito la donna non si sono fatti più vivi? “Li invitiamo a riferire quanto hanno visto in un qualsiasi presidio di polizia o carabinieri”, ha sottolineato Cavallo. L’accento, secondo quanto riferito dai due ragazzi palermitani, era dell’Italia del Nord. Padre e figlio hanno scavalcato il guard rail ma poco dopo sono tornati e sono saliti in macchina per ripartire contemporaneamente ai due ragazzi, per svanire nel nulla. Forse in vacanza, forse ritornati al Nord, di loro non c’è traccia, nonostante il clamore mediatico degli ultimi 11 giorni.
Le ricerche del piccolo Gioele proseguiranno, intanto, senza soste e senza un termine. La prefettura di Messina che coordina le ricerche non ha previsto una data di interruzione. Il piccolo sarà cercato ancora per diversi giorni dai cani e dagli uomini delle forze dell’ordine. Giovedì un ispettore della Stradale impegnato nelle ricerche è stato addirittura trasportato in ospedale, senza gravi conseguenze, per fortuna: solo un malore per il gran caldo.