Società

Istruzioni per un agosto sospeso, come vivere i giorni del riposo liberandosi dei pensieri negativi

La terra di mezzo in Tolkien è la terra degli umani. Teatro di lotte per il potere, saga infinita tra popoli, già compare nel mito antico.

Ci sentiamo nella terra di mezzo, tra un lockdown che è passato e uno che potrebbe profilarsi, tra la paura per il contagio fisico, emotivo, mediatico: paura per il futuro, impotenza, depressione, un po’ ovunque, per le strade di città strette nel caldo di agosto e per le vie di borghi di vacanza.

Lavoro, scuola: tutto in forse, verso l’autunno più incerto che si possa immaginare. Possiamo fare qualcosa per attraversare agosto indenni e persino arricchiti?

Intanto due cose che sarebbe meglio evitare: lottare e rassegnarsi.

Può sembrare un paradosso: non lotta forse chi non si rassegna e non si rassegna forse chi smette di lottare?

Il problema è che la lotta tende ad esaurire l’energia: è una attivazione del sistema simpatico e del cervello rettiliano che depaupera mente e spirito. Persino l’allegria continua e il divertimento per forza alla fine stressano, perché viene meno il sano ritmo tra attivazione e disattivazione, tra acceleratore e freno.

Dall’altro lato, rassegnarsi blocca la possibilità creativa del nuovo. Che fare?

Quello che si dovrebbe fare in vacanza, che ci si trovi a casa o altrove. Praticare l’arte di essere in vacanza dai pensieri, dalle abitudini, dalle paure. Vacanza come vacuum: svuotarsi di tutto, anche solo per una parentesi.

Si potrebbe obiettare che non è facile, ed è vero, perché gli esseri umani sono destinati ad essere raggiunti dai pensieri, comunque. Esiste un antidoto? Alcuni ingredienti dell’elisir sono ben noti e il nostro Paese ne è impastato nel suo dna.

La bellezza: ci sono due video che di recente sono diventati virali nel web.

Kings Return, un gruppo vocale a cappella esegue su una normalissima scala di un condominio il gregoriano Ubi caritas. Più di 14.000 condivisioni: “Lacrime agli occhi…”, “Toglie il fiato…”, “Toccante”.

Beirut: un’anziana signora seduta al pianoforte suona il brano scozzese Auld Lang Syne, con la finestra distrutta e i vetri sparsi a terra, sullo sfondo il rumore di bicchieri rotti spazzati via. E di nuovo la marea di commenti dice “Toccante”.

Ma cos’è che ci tocca? La bellezza, la poesia del momento fuori dal tempo, l’arte di sapersi astrarre da tutto e cantare, suonare, qualcosa che sia per l’anima.

La bellezza ha salvato i popoli di tutti i tempi, dato un senso alla vita, un motivo per aprire gli occhi, la forza per andare avanti. E noi siamo figli del Bel Paese, intessuto di meraviglie naturali e umane. Non possiamo dimenticare la bellezza, la cultura e l’identità italiane.

Un gesto di bellezza al giorno, salverà l’umore, migliorerà la salute e darà un contributo all’anima del Nostro Paese.

Secondo ingrediente: visitare gli estremi del tempo.

Anche se nella terra di mezzo, non dobbiamo restare solo nell’età di mezzo, quella di chi lavora, produce e si preoccupa delle notizie del tg.

Ci sono due età sempre presenti nell’Inconscio, indipendentemente dall’età anagrafica: il bambino e il vecchio. Due estremi che si toccano, accomunati dal fatto di sembrare fuori dai giochi dell’utile e per questo utilissimi.

Il bambino e il vecchio sanno fare una serie di cose che ci servono per l’elisir: ricordare e dimenticare, giocare, raccontare storie, dormire, immaginare senza fare niente, dedicarsi a cose inutili come guardare dalla finestra, colorare con le matite, cucire, fare a maglia, ritagliare e incollare figurine…

Bambini e vecchi sono esseri sensoriali e noi abbiamo bisogno ora più che mai dei sensi: toccare, assaporare, inspirare il profumo, lasciarsi portare dai suoni e riempire dai colori, tutto questo nutre il cervello che a settembre avremo bisogno di far funzionare soprattutto in autonomia, ciascuno pensando con la propria testa.

Perché una società è fatta di persone, libere di creare, unite da valori profondi, con una identità: per uccidere un popolo non serve un virus, ma la rinuncia alla propria cultura.

Mio nonno raccontava quel che l’aveva salvato durante la guerra: l’idea del suo calesse rosso con cui la domenica avrebbe ripreso a portare la fidanzata, mia nonna, a mangiare il galletto fritto sul Naviglio.

Se non avete un vecchio o un bambino da cui imparare, fatevelo prestare o semplicemente andatelo a trovare… Ci sono infinite cose semplici, belle, per vecchi e bambini, che salveranno noi stessi e la nostra identità.

Perché si dice che il carnefice scompare quando la vittima smette di sognarlo: interrompiamo il film che da troppi mesi si proietta, con la bellezza, il gioco, la creatività, i sensi.