Questa edizione della Champions sta diventando sempre più quella delle outsider. Non sono bastate la clamorosa sconfitta per 8 a 2 del Barcellona, seppur con un’altra big come il Bayern Monaco, l’impresa del Lipsia contro un apparentemente impotente Atletico Madrid e il quasi miracolo dei ragazzi di Gasperini contro un Paris Saint-Germain salvato nel recupero dalla forza strabordante dei suoi singoli. Anche un’altra favorita come il City di Pep Guardiola si è dovuta arrendere a un Lione che veniva già dal sorprendente passaggio del turno agli ottavi contro un’altra tra le favorite, la Juventus di Maurizio Sarri.
In una competizione così strana, atipica, con una formula a partita secca che favorisce i risultati a sorpresa, in campo neutro, c’è chi cerca nelle diverse decisioni adottate dalle leghe europee il motivo di un divario apparentemente così ampio tra le squadre tedesche e francesi e il resto d’Europa.
Fatto sta che il ‘piccolo’ Lione ha rispedito a Manchester la corazzata guidata dal tecnico catalano, imponendosi per 3 a 1 a Lisbona. Sul risultato finale pesano proprio gli errori dell’allenatore. Innanzitutto la formazione iniziale: un 3-5-2 a specchio che lascia fuori nomi pesanti come David e Bernardo Silva, Mahrez e il giovane fenomeno Foden, salvo poi buttarne dentro alcuni quando la situazione si fa complicata.
E la partita, dopo il vantaggio di Maxwel Cornet al 24esimo, il City era anche riuscito a rimetterla sui binari, con il pareggio firmato dal solito De Bruyne al 69esimo. Salvo poi capitolare subendo in contropiede l’uno-due firmato da Moussa Dembélé, dopo un sanguinoso errore a porta vuota di Sterling che avrebbe potuto di nuovo pareggiare i conti.
Adesso l’ex giallorosso Rudi Garcia dovrà tenere duro di fronte alla corazzata Bayern, dopo la dimostrazione di forza messa in scena contro i blaugrana di Leo Messi. Se, da un punto di vista di club, la Champions sarà contesa tra Francia e Germania, con le due Nazioni che hanno in corsa ancora due squadre a testa, nella sfida tra i tecnici sono tre i tedeschi (Flick, Tuchel e Nagelsmann) contro l’unico transalpino: Rudi Garcia, appunto.