Dopo ventun giorni è arrivata al punto di non ritorno. La nave Mv Wakashio, incagliata dal 25 luglio su una barriera corallina al largo delle Mauritius, dove ha già sparso oltre 1.000 tonnellate di petrolio, si è definitivamente spezzata in due. Per giorni è stata sul punto di rompersi e le squadre di salvataggio hanno fatto di tutto per pompare le restanti 3.000 tonnellate di petrolio fuori dal cargo, dove si stima ne siano rimaste altre 90. Il governo di Mauritius ha annunciato che chiederà all’armatore e all’assicuratore una compensazione per i danni e la compagnia giapponese Nagashiki Shipping si è già detta disponibile a pagare la sua parte.

La marea nera di petrolio è visibile anche dallo Spazio, dove appare come un laccio stretto intorno a Mauritius. L’ha ripresa il satellite Sentinel-2 del programma di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea. Proprio grazie alle sue immagini è stato stilato un primo report sul disastro ambientale a opera della task force ‘International Charter Space and Major Disasters’, attivata lo scorso 8 agosto per fornire un rapido accesso ai dati satellitari a tutti gli operatori coinvolti nella gestione dell’emergenza.

Il Wakashio, di proprietà di una compagnia giapponese ma battente bandiera panamense, trasportava circa 3.800 tonnellate di petrolio pesante e 200 tonnellate di gasolio quando si è incagliato su una barriera corallina a Pointe d’Esny il 25 luglio. La petroliera lunga 300 metri, varata nel 2007, era salpata dalla Cina, via Singapore, con destinazione finale in Brasile.

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