Festa finita o solo sospesa temporaneamente? Intendiamoci per chi ha investito in oro qualche mese fa il bilancio rimane largamente positivo. In un anno il metallo giallo ha guadagnato il 28% e solo nell’ultimo mese il 7%. Rialzi che compensano ampiamente la flessione del dollaro che, poiché l’oro si vende e compra in valuta statunitense, incide sul risultato effettivi degli investitori europei. Certo, solo una settimana fa il metallo prezioso galleggiava intorno ai 2.060 dollari l’oncia, sui livelli più elevati di sempre, almeno in termine nominali ossia senza tenere conto degli effetti dell’inflazione. La discesa degli ultimi giorni è stata brusca con quotazione scese fino a 1.900 dollari. Come si spiegano questi scossoni e cosa aspettarsi nelle prossime settimane?
Perché l’oro è salito così tanto – Le ragioni dei cali degli ultimi giorni sono molteplici. La prima è facilmente comprensibile e di breve durata: prese di profitto. Chi aveva investito in lingotti, visti i record e i continui rialzi, ha deciso di portare a casa il guadagno vendendo l’oro in suo possesso e quindi spingendo verso il basso i prezzi. Un ruolo lo hanno però avuto anche fattori più strutturali. Tra questi la ripresa dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi. Cosa c’entra? Ricordiamoci che l’oro svolge ancora, in parte, un ruolo di bene rifugio. Ossia qualcosa che si compra quando le prospettive economiche sono incerte o fosche.Quello che è successo in questi mesi. Un titolo di Stato americano è però un prodotto finanziario ancora più sicuro, soggetto a variazioni meno violente. Un’alternativa insomma, a patto che chi ci investe guadagni qualcosa, possibilmente almeno quanto l’inflazione per preservare il potere d’acquisto dei soldi investiti. In una fase in cui le banche centrali stanno facendo di tutto per tenere bassissimi i tassi e favorire così l’economia l’appeal dei titoli di Stato si è ridotto. Ma recentemente il mercato dei bond statunitensi ha dato segnali importanti. Negli stessi giorni in cui l’oro perdeva valore, il rendimento dei decennali statunitensi passava dallo 0,5% del 4 agosto all’attuale 0,7%. Infine l’oro tendeva, soprattutto in passato, a muoversi in direzione opposta al dollaro. Una correlazione inversa che permane, seppur indebolita. Negli ultimi giorni la valuta statunitense sembra aver interrotto la sua fase di indebolimento nei confronti dell’euro. Ricordiamo che a muovere i prezzi dell’oro è quasi esclusivamente la speculazione, la domanda fisica di oro incide poco o nulla. Pertanto si tratta di investitori estremamente reattivi anche di fronte a piccole variazioni sul valore di altri asset. e
Cosa attendersi nei prossimi mesi – Pochi asset dividono gli addetti ai lavori come l’oro. Le previsioni sono, come spesso accede, divergenti. Ma non ci vuole molto a capire che gli stessi fattori che negli ultimi giorni hanno spinto al ribasso le quotazioni possono invertire la loro pressione. Così una nuova discesa dei rendimenti statunitensi o qualche segnale sull’inflazione superiore alle attese, potrebbero dirottare nuovi investimenti verso il metallo giallo. Indirettamente l’evoluzione dipenderà anche dagli sviluppi dell’emergenza sanitaria. Una nuova stretta significherebbe nuovi o comunque prolungati sostegni delle banche centrali con tassi ancora più compressi ed ulteriore peggioramento delle prospettive economiche. Male per tutti noi, bene per le quotazioni dell’oro. In pochi scommettono che i record delle ultime settimane saranno rivisti a breve. Molti escludono una situazione di “bolla”. Diversi ipotizzano un prolungato oscillare delle quotazioni intorno a quota 2.000 dollari.
L’argento brilla di meno ma rende di più – L’argento fa meno notizia dell’oro ma la sua performance è stata ben più strepitosa rispetto a quella del “cugino più nobile”. In un anno le quotazioni sono cresciute del 58% e rispetto ai minimi di marzo i valori sono quasi triplicati superando i 28 dollari. L’argento è utilizzato nella costruzione di pannelli fotovoltaici. Molti degli aiuti economici varati dai governi per fronteggiare la pandemia sono destinati ad investimenti in energie verdi. Questo è il fattore che dallo scorso marzo sta spingendo l’argento. In generale dell’impegno di governi e banche centrali hanno beneficiato un po’ tutti i metalli. Da marzo a oggi, il platino ha visto le quotazioni salire da 600 a 1.000 dollari. Si è apprezzato molto anche il rame, il metallo più direttamente legato alle sorti dell’economia cinese, con Pechino di gran lunga primo utilizzatore al mondo.