Trent'anni, padre italiano e artista di strada, madre creola delle Antille francesi, la popstar ha più volte raccontato la sua gioventù passata nelle case popolari del Quartaccio, a Roma, delle difficoltà familiari per la separazione dei genitori, dell'orgoglio "di borgata" con il quale ha superato ostacoli e pregiudizi. Infine della sua visione del rapporto uomo-donna: "Io la tipa di Marracash? Io sono Elodie, poi sono anche la tipa di Marra"
Forse nemmeno lei si sarebbe immaginata di finire al centro delle cronache politiche a Ferragosto. Eppure sono bastate poche parole sul tema dell’integrazione a farla finire in un nugolo di commenti indicibili di commentatori del profilo twitter della Lega che l’aveva messa (con una foto e un’opinione su Salvini) alla mercé dei passanti del web. Ma Elodie Di Patrizi, nata nella fucina di Amici e diventata popstar di successo (da Andromeda di Sanremo ai tormentoni estivi Ciclone e Guaranà) ha reagito come sempre, come in tutta la sua vita: senza peli sulla lingua, ha sempre catalizzato su di sé l’attenzione e l’interesse dei media, soprattutto perché non ha mai avuto timore di mostrarsi per quella che è, senza nascondere le difficoltà per arrivare dov’è arrivata.
Trent’anni, padre italiano e artista di strada, Roberto, madre creola delle Antille francesi, Claudia Marthe Mitai, Elodie è nata e cresciuta alle case popolari del Quartaccio a Roma, per poi trasferirsi a 19 anni a Lecce e tornare nella Capitale prima dell’avventura ad Amici. Quella di Elodie è una storia difficile, che lei stessa ha raccontato in varie interviste, compresa una in video a Vice: un quartiere di periferia, periodi difficili in famiglia, episodi poco felici prima del successo. I commenti dei leghisti, insomma, sono acqua fresca, inchiodati da una visione – quella di Elodie – del rapporto uomo-donna che li scavalca e li lascia ai margini. Quando le fanno domande sul fatto che sia la “tipa di Marracash”, per esempio, lei dà risposte come questa: “Io sono Elodie, poi sono anche la tipa di Marra e se sta con me c’è un motivo. È l’uomo che ho scelto, sono orgogliosa di stare con lui. Rimango una donna forte e indipendente, anche se vengo associata a lui, sono orgogliosa di questo”. Nelle interviste spesso anticipa la domanda, quella che riguarda la sua pelle. Corriere della Sera, 2018: “Se sento di essere meticcia? Uuuhh. Mio padre Roberto è italiano, mamma, creola, viene da un’isola dei Caraibi. Lo senti che sei un mix. Come i cani. Se ci fate caso, quello di razza è delicato, il bastardino è sprint. Non si ammala mai. Ha proprio un altro piglio. E comunque l’incontro tra diversità non può che fare bene. Quando sono nata io, 28 anni fa, un uomo bianco e una donna nera erano guardati in modo strano. Da piccola sono capitate anche a me situazioni sgradevoli — ora non lo percepisco più — ma non è certo il momento dell’incontro. Peccato”.
Elodie ha sempre avuto un carattere che le ha consentito di superare ostacoli e pregiudizi, costruito nel tempo dei suoi trent’anni. A Vice raccontò lei stessa com’era il suo quartiere, Quartaccio: “Ci sono famiglie di tutti i tempi. Famiglie che spesso fanno fatica. Queste case non sono mai state finite veramente. Nell’88 la gente è entrata ma non erano finite nemmeno le fognature. Io avevo la muffa che era metà parete, era tutto nero, abbiamo dovuto togliere i termosifoni per fare i muri che permettessero di isolare. Qui si diventa genitori molto presto. La gente già fa fatica a lavorare, quindi non riescono a seguire i figli. Sono disillusi, c’è il disincanto”. Quartieri che rischiano di diventare ghetti, di rimanere dormitori separati dal resto della città, periferie dimenticate. “La sensazione – continuò – è quasi che le cose siano fatte per lasciarti là. Come per dire: ‘rimanete qua, non interagite con il resto della società’, questo è poco inclusivo“.
E poi la famiglia. “Ho avuto un’infanzia particolare. I miei si sono separati che io ero molto piccola e c’era violenza a casa. Io cercavo di proteggere mia sorella più piccola (Fey, ndr). I miei genitori hanno pensato a come ricominciare la loro vita al di là del fatto di essere genitori. Io sono stata molto incazzata con la mia famiglia“. Ha raccontato di essere stata accanto alla madre per sostenerla in un periodo di disorientamento. E ora la mamma è artista visiva: ha un rapporto molto profondo con la figlia. “Il rapporto con mia madre è molto cambiato nel tempo, lei è molto esuberante, particolare, viene da una cultura diversa – disse Elodie in una puntata di Verissimo di qualche anno fa – Mia mamma è stata male ma tutto si è risolto per il meglio per fortuna. Io ho un brutto rapporto con la memoria, mi dimentico tutto e quindi non saprei dire come stavo allora”.
Il padre lavorava come artista di strada e, dopo qualche imbarazzo iniziale, Elodie ha imparato l’importanza di essere liberi: “Questa cosa mi ha aiutato a fregarmene veramente poco di quello che pensa la gente. Mio padre era libero: alla fine ci vuole pure coraggio, a me forse ancora adesso non m’aregge la pompa”. È stato proprio il padre a spingerla ai provini di X Factor, che non andarono bene, e poi a bussare alla porta di Amici, nel 2016.
Ma prima, appunto, la difficoltà per arrivarci, su quei palchi, i primi lavori prima del successo. Anche quello di cubista, per mantenersi. L’aveva fatto in gioventù anche la madre, ex modella, e Elodie quando lo scoprì si arrabbiò molto, racconta: “Il destino si diverte, perché poi ho fatto la cubista anch’io. Quando avevo scoperto di mia madre mi ero arrabbiata. Mi sembrava una cosa da poco di buono. Mi ero fatta inglobare dai pregiudizi”. Ma anche sui cubi delle discoteche, Elodie ha imparato a dare spallate, a farsi rispettare, a reagire alle sopraffazioni, a qualcuno che allunga la mano, a qualcun altro che accende la videocamera del telefonino: “Io so’ coatta – disse orgogliosa una volta – Io ho spaccato mani, telefoni. La borgata lì mi è servita”.
A Vanity raccontò le molestie del titolare quando lavorava da cameriera. Alle donne, disse, servono “autostima, sicurezza”: “Prima essere forti, poi tenere. Mai clementi sugli abusi. Facevo la cameriera, e il proprietario mi abbracciò da dietro, con tutto il suo ingombro. Mi voltai, gli chiesi che stesse facendo, si scansasse subito, sudicio e ridicolo, con pure la moglie incinta. Lui mi dirà: ‘Ma quello era un gioco tra me e te’. Lo piantai lì. Purtroppo sono tanti gli uomini poco intelligenti”.
E’ l’incontro di culture imparato nei quartieri in cui è cresciuta e giocoforza in famiglia che inevitabile ha segnato la sua esperienza e la sua visione del mondo. Su questo si era soffermata anche l’intervista al Corriere della Sera, quella che non è piaciuta alla Lega, tanto da darla in pasto ai propri simpatizzanti: “Che sia stata a Lecce o nelle case popolari a Roma, ho sempre trovato una grande famiglia, gente che accoglie il diverso. Il Paese è meglio di chi lo rappresenta. Certo, c’è tanta ignoranza e sarebbe bello che chi ci governa la diminuisse, anziché far leva su quello”.
E quindi, più precisamente, Elodie non contempla la possibilità di giustificare forme di razzismo, comprese quelle meno evidenti, più subdole. Difese Sergio Sylvestre, suo amico, vincitore dell’edizione di Amici alla quale partecipò anche Elodie. Il fatto è noto: il cantante di origini statunitensi si emozionò mentre intonava l’inno di Mameli prima della finale di Coppia Italia. E tra gli “accusatori” in prima linea ci furono la Lega e Salvini: “Sbaglia l’Inno e saluta col pugno chiuso, ma dove l’han trovato? Povera Italia!”. Elodie senza mezzi termini aveva risposto: “Non perde mai occasione per dimostrare quello che è, un piccolo uomo”. Così ora è complicato sorprendersi di quello che Elodie ha detto al Corriere: “Quando hai un ruolo politico, hai un megafono – ha ribadito al Corriere – E se offendi gratuitamente qualcuno scatenando odio ti assumi una grande responsabilità. Non mi piace come la Lega cerca di accalappiare voti. Vorrei avere dei veri punti di riferimento a rappresentarci”. Da lì l’irritazione della Lega e la decisione dello staff della comunicazione di mescolare le diverse dichiarazioni di Elodie e farne un’immagine da condividere su Twitter.
Il resto è il consueto meccanismo del “pubblico ludibrio“, già riservato ad altri personaggi famosi, considerati “nemici” della Lega. Il risultato è che la cantante è stata inondata da insulti di qualsiasi tipo e violenza sia a sfondo razzista che sessuale oltre che con tutto il corollario di strafalcioni e “orrori” grammaticali, non certo dovuti al T9. Rifare l’elenco di quei commenti è superfluo. Così Elodie è rimasta in silenzio per qualche ora, poi – sempre sui social – ha mostrato alcuni di questi commenti, raccolti da un suo sostenitore, e si è limitata a replicare: “E noi donne vi mettiamo pure al mondo“. Scatenando così una levata di scudi e difesa da parte non solo dei fan, ma anche di alcuni cantanti e colleghi come Fiorella Mannoia (“Questa è una merda umana, hai tutta la mia solidarietà”), Giorgia (“Anche questa è violenza, forza ragazza coraggiosa”), il fidanzato Marracash (“che schifo di Dio”) e Loredana Bertè (“Una vergogna assoluta, un abbraccio forte”). Ed è intervenuta anche l’Anpi, l’associazione dei partigiani: “Massima e partigiana solidarietà alla cantante Elodie vittima di orrendi insulti sessisti. L’odio è l’arma dei miseri”.
Eppure la radiografia di quello che è successo – gli insulti e le parole di violenza, la loro origine – era già nelle parole di Elodie al Corriere, prima della polemica: “Discuto sempre, anche con gli ex . È capitato che soffrissero la determinazione, l’avere degli obiettivi, il guadagnare più di loro. Com’è possibile? Il mio successo non deve ledere la tua autostima, è un grave retaggio culturale. E le ragazze che verranno dopo non dovranno avere questo problema”.