L'allarme lanciato dopo che una donna si è presentata al pronto soccorso di Macerata dicendosi positiva al test sierologico. L'amministrazione però smentisce: "Viveva fuori da anni, rientrata per vedere la famiglia ma i tamponi erano negativi". Dubbi dell'associazione: "Non sappiamo se il marito o altri siano rientrati nell'area dopo esserci entrati in contatto"
L’allarme coronavirus arriva anche fra i terremotati dell’area container di Tolentino, in provincia di Macerata, nelle Marche. Nella zona vivono oltre 200 sfollati, rimasti senza casa a causa del sisma del 2016. Dormono in stanze piccolissime, con bagni e mensa in comune dove è molto difficile mantenere il distanziamento. Secondo la denuncia del Comitato 30 ottobre, infatti, che da anni segue la situazione all’interno dell’area, una “signora è risultata positiva” e si è scoperto poi “che con il marito sono ospiti dell’area”. La notizia è stata smentita dal sindaco, Giuseppe Pezzanesi, eletto in quota Lega e ora candidato alle regionali in una lista che appoggia Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia, che guida la coalizione del centrodestra come candidato presidente, che, però, ha specificato che tutta la famiglia “dovrà comunque osservare il periodo di quarantena” in una zona diversa da quella dei container.
A lanciare l’allarme lo stesso Comitato che in un comunicato sabato scriveva: “Lo scorso venerdì 14 agosto leggendo un post su facebook, abbiamo appreso di una signora albanese che si è recata al pronto soccorso di Macerata dichiarando la sua positività al Covid, scoprendo poi che la signora con il marito sono ospiti nella zona container, fatto segnalatoci con molta preoccupazione da altri abitanti dell’area sconcertati soprattutto del totale silenzio dell’amministrazione comunale“. Un rischio per i terremotati, vista la totale assenza di distanziamento all’interno dell’area container, sottolineavano i portavoce, lanciando l’appello a “testare” tutti gli ospiti. La donna, effettivamente, si è presentata al punto emergenza nell’ospedale della provincia, dichiarando una positività sierologica al Covid (e quindi è stata poi sottoposta a tampone) e gettando nel panico gli operatori visto che, secondo l’iter, prima di presentarsi in pronto soccorso è necessario chiamare il proprio medico di base e attendere l’intervento delle autorità sanitarie.
Immediata la reazione del sindaco, che dalle pagine del Resto del Carlino, ha inizialmente confermato la positività della donna, dicendo però che “era appena rientrata dall’Albania” dopo tre anni di assenza, “per ricongiungersi ai familiari che alloggiavano nei container”, e rassicurando sul fatto che dal suo arrivo nessuno della famiglia era più tornato all’area container viste le “regole per l’accesso”. “Nessun può entrare se non ha le certificazioni – dichiarava il primo cittadino – e chi passa la notte fuori poi deve sottoporsi al tampone”. Poi l’ulteriore chiarimento che in parte ha rettificato la ricostruzione precedente. In una nota di lunedì 17 agosto, infatti, l’amministrazione ha specificato che “dopo tutti i controlli le persone rientrate dall’estero sono risultate tutte negative. Infatti sono stati effettuati esami sierologici privatamente (una persona risultava positiva asintomatica) e successivamente tutti i tamponi effettuati dall’Asur hanno dato esito negativo”. Nonostante la negatività, però, “la famiglia deve osservare, come previsto dalle norme anti covid, il periodo di quarantena”. Per l’isolamento, assicura Pezzanesi, è stata messa a disposizione una casetta di legno, e la zona “è stata recintata e quindi non vi è possibilità di contatto con altre persone. Il vitto viene consegnato a domicilio dai servizi incaricati dal Comune e i rifiuti, come in situazioni analoghe”.
Particolari e dettagli che non tornano al Comitato 30 ottobre che sulla questione vuole vederci chiaro, “per tutelare i terremotati presenti nei container”. Non si capisce, infatti, né “da quanto effettivamente la donna non rientrasse nell’area container”, né, soprattutto, se dal primo contatto con la signora all’isolamento nella casetta comunale “il marito” e la famiglia “siano rientrati o meno al domicilio nei container”. “Inoltre – raccontano al Fatto.it – dall’allarme sono aumentate le misure di sicurezza all’interno dell’area container. Per esempio gli ospiti devono indossare la mascherina anche a colazione, cosa inizialmente non obbligatoria”. L’associazione assicura che continuerà a far luce su quanto accaduto, ribadendo che, per sicurezza “bisognerebbe fatti tamponi a tutti gli ospiti”.