La Lega Nord? Oggi si chiamerebbe Lega Centro. La mutazione genetica imposta da Matteo Salvini al Carroccio ha dei riflessi anche sul consenso del capo. Un tempo leader di una forza politica a trazione settentrionale – si chiamava “Lega Nord, per l’indipendenza della Padania” – adesso Salvini ha completato la transizione verso il suo personale partito nazionale. E infatti l’ex ministro dell’Interno oggi risulta più popolare nel centro Italia che al Nord. Lo certifica un sondaggio di Demos & Pi per il quotidiano La Repubblica: l’ex ministro dell’Interno ha un indice di popolarità del 48% nel Centro Nord. Nel Nord Ovest (la zona della sua Milano) si ferma al 39, addirittura nel Nord Est non va sopra il 35. Livelli sfiorati dal consenso personale ottenuto al Sud, in Sicilia e in Sardegna (il 33%) e ormai stabimente superati dalla popolarità riscossa nel Centro Sud, che è calcolabile in 46 punti percentuali.

Insomma, la trasformazione del partito federalista in partito nazionale ha inciso nelle rilevazioni di voto. E se da una parte ha portato il Carroccio dal 4% delle politiche del 2013 al 34 delle Europee del 2019, dall’altra adesso inizia a mostrare tutti i suoi limiti. A causa dell’emergenza coronavirus, che ha fatto “svanire” i nemici un tempo agitati dalla Lega. Ma anche a causa delle posizioni negazioniste assunte da Salvini sul Covid: e forse il calo di popolarità al Nord, il territorio più colpito dal virus, è da legare anche a questo elemento.

Con almeno tre conseguenze. La prima: ad un anno esatto dalla rottura dell’alleanza con il Movimento 5 stelle, la Lega ha perso più di dieci punti percentuali. Dal 35,3 del luglio 2019 è al 25,2 misurato dall’istituto di Ilvo Diamanti nel giugno scorso. La seconda: parallelamente è scesa anche la fiducia in Salvini, che dopo aver toccato quota 54% un anno fa è adesso sceso a 39 punti percentuali. Significa aver perso 15 punti in dodici mesi. La terza: il partito personale creato dal segretario – la Lega per Salvini premier – inizia ad essere un po’ meno personale. In che senso? Nelle gare di popolarità dei leader l’ex ministro dell’Interno è stabilmente superato da un altro leghista, Luca Zaia.

Complice la gestione dell’emergnza coronavirus, l’ex ministro di Silvio Berlusconi ha oggi il 56% di gradimento tra gli elettori di tutti i partiti: un indice altissimo, ormai stabilmente superiore al 39% dell’ex ministro dell’Interno. Che continua a piacere solo agli elettori del Carroccio: i leghisti assegnano l’87% di gradimento a Salvini e il 70 al governatore del Veneto. La musica è completamente opposta tra chi dichiara di votare le altre forze politiche: Zaia piace all’83% degli elettori di Fdi ( Salvini al 73), al 72% di quelli di Forza Italia (11 punti più del segretrio). Persino nel Pd e nel Movimento 5 stelle il presidente del Veneto straccia il suo leader: il 54% dei dem preferisce Zaia a Salvini (fermo al 15), il 48% dei grillini lo voterebbe (solo il 14% opterebbe per l’ex titolare del Viminale). Sarà per questo motivo che nel 2017 Berlusconi candidò Zaia leader di tutto il centrodestra. Scrivo Ilvo Diamanti: “La realtà reale è che Salvini e la Lega rappresentano bene la politica di un Paese spaesato, che ha perduto le sue radici. Senza riferimenti comuni. E senza divisioni con-divise”.

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