Mariastella Gelmini schiera il partito a favore del taglio dei parlamentari. Alcuni parlamentari veterani, come Lucio Malan ma pure Renato Brunetta e Simone Baldelli, fanno però propaganda per il no al referendum sul tagliapoltrone. In mancanza di una posizione ufficiale del capo, cioè Silvio Berlusconi, Forza Italia va in ordine sparso in vista della consultazione referendaria del prossimo 20 e 21 settembre. D’altra parte il partito di Arcore non aveva mai votato in maniera esplicita contro la legge simbolo del Movimento 5 stelle in Parlamento: anzi quando nell’ottobre del 2019 la Camera aveva votato per ridurre i membri di Montecitorio (da 630 a 400 deputati) e Palazzo Madama (da 315 a 200 senatori), a favore si schierarono pure i deputati di Lega, Fi e Fdi. Nei voti precedenti, invece, spesso i forzisti non avevano votato. Poi, a dicembre, i berlusconiani erano la componente più numerosa ad aver chiesto il referendum confermativo: tra le 64 firme necessarie per provare bloccare la riforma che taglia i posti da parlamentare ben 41 erano di esponenti di Forza Italia.
Mussolini nel 1929, in un’Italia di 40 milioni di abitanti, ridusse i deputati da 541 a 400. Ma sembrarono pochi persino a lui e nel 1939 li portò a 949 (nominati da lui). Ora i grillini vogliono riportarli a 400, con 60 milioni di abitanti. Qualche commento? Il mio è #IoVotoNO pic.twitter.com/7acjHVKkav
— Lucio Malan (@LucioMalan) August 16, 2020
E oggi Gelmini interviene sul Foglio per fare propaganda al Sì, seppur tra mille distinguo. Secondo la capogruppo alla Camera ed ex ministra della Pubblica Istruzione ci sono “molti e legittimi motivi per schierarsi contro il taglio dei parlamentari, ma chi, come Forza Italia, ha, fin dalla sua nascita, sostenuto la battaglia dell’efficientamento della macchina pubblica e della riduzione dei costi e dell’invadenza della politica, con pragmatismo oggi non può che sostenere il Sì al referendum confermativo di settembre“. Il taglio dei parlamentari, però, è uno degli obiettivi del Movimento 5 stelle. E quindi Gelmini è costretta a sottolineare che il sì alla consultazione referendaria non è “una genuflessione al grillismo sempre più in declino né un cedimento all’antipolitica”,, ma “si tratta, invece, di senso della realtà e coerenza”. Ovviamente Gelmini non può ignorare le varie componenti del suo partito che invece remano in senso contrario: è “comprensibile la posizione di quanti anche nel mio partito difendono le ragioni del No”, scrive, mettendo però nero su bianco che “Forza Italia voterà Sì per fare un primo passo. Che è sempre meglio di nessun passo”.
Ha ragione l’amica @DeborahBergamin: se vince il NO cade il Governo e si torna a votare. Per questo mi unisco a lei e dico ai nostri amici del centrodestra: questo è un referendum su Conte, facciamo campagna per il NO! #IoVotoNO #referendum #TaglioDeiParlamentari pic.twitter.com/nJ0uaM6I2e
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) August 15, 2020
Più che “difendere le ragioni del No” in certi casi si parla di propaganda a difesa delle poltrone: Simone Baldelli, vicecapogruppo della Gelmini alla Camera, ha modificato il suo nome su twitter aggiungendo l’hasthag #iovotono. La sua pagina è un esempio di attivismo in vista del voto di settembre. Lo stesso si può dire di Lucio Malan, vicecapogruppo al Senato: ritwitta e commenta contenuti che invitano a votare contro il taglio dei posti dei parlamentari. E a volte ne pubblica alcuni suoi, come il post in cui evoca addirittura Mussolini come illustre precedente del taglio dei parlamentari. Più soft la propaganda di Renato Brunetta e Deborah Bergamini, secondo i quali con la vittoria del No cadrebbe addirittura il governo. Per questo invitano la Lega a votare contro il taglio dei parlamentari. Peccato che il partito di Matteo Salvini abbia sostenuto la riforma quando era al governo: una marcia indietro su un argomento simile sarebbe l’ennesimo corto circuito della linea dell’ex ministro dell’Interno. E i sondaggi cominciano a risentirne.