La trasformazione definitiva della destra italiana in un pericolosissimo mostro a tre teste fatto di supponenza, coatteria e menefreghismo è tutta nell’immagine della senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè, che balla nella sua discoteca al grido di battaglia: “Ma che me frega, io non chiudo!”.
Se una volta destra significava rispetto delle regole, oggi questa destra distorta e caricaturale è diventata l’esatto contrario: qualsiasi regola è discutibile, ogni regola può finire sotto i piedi danzanti di gente che al primo posto mette un sé stesso sempre più ciclopico, sempre più mostruoso.
E se l’eroina politica di questa destra ignobile è sicuramente la Santanchè discotecaria, l’eroe sociologico non può che essere il trentenne in Mercedes gialla che ha menato un infermiere perché l’ambulanza rallentava la sua corsa verso la disco alle cinque di mattina. “State rovinando le mie vacanze!”. E non fa niente se magari qualcuno rischia di morire, non fa niente se qualcuno sta soffrendo non fa niente niente… se la pandemia può ripartire, se le terapie intensive di riempiranno di nuovo… È l’attuazione edonistica del menefrego di fascistissima memoria ridotto a superficialità pura, a crassa risata di fronte ai problemi del mondo, della comunità, degli altri.
Un giusto e sano individualismo è stato trasformato in perverso egocentrismo senza storia, senza futuro: solo un eterno e vuoto presente fatto di nulla, fatto di infiniti balli senza un perché, senza un destino.
La patria di questa pessima destra è il paese dei balocchi di collodiana memoria: dall’elogio del dovere e della responsabilità, la destra italiana è passata ad applaudire qualsiasi irresponsabile libertà. L’ignoranza prima della cultura, la vacanza prima del lavoro, la propaganda prima della politica, l’individuo prima della comunità: ogni scala valoriale è stata così tragicamente ribaltata.
E così il sacro valore della libertà di parola è stato derubricato a libertà di ballo. Tutto il resto non conta, tutto il resto è troppo serio per questa destra che barcolla alticcia tra il Papeete e un menefrego.