Mi guardo intorno e conto ben quattro ombrelloni in tutta la spiaggia. Oggi come il giorno di Ferragosto. Rivado all’altro ieri con la memoria e non vorrei sbagliare, per cui ricontrollo la foto scattata da mio marito, in spiaggia c’era solo la sedia pieghevole di nostra figlia lontana da altri sparuti ombrelloni. Sotto, la sua didascalia ironica: il solito carnaio umano di spiaggia a Ferragosto!!
Scrivo dalla Grecia e precisamente da Sithonia, secondo braccio della penisola calcidica, dito di mezzo tra Cassandra e Athos. Macedonia centrale. Dopo l’anno che è stato, il lockdown, le tutele, l’attenzione massima, per non vanificare gli sforzi nostri e collettivi, quest’anno, ci eravamo detti, le ferie dovevano rispettare totalmente il distanziamento sociale. Serviva un luogo di vacanza che lo garantisse e diavolo se l’abbiamo trovato.
Eppure proprio noi siamo tra i potenziali untori. Oddio chi l’avrebbe mai detto. L’allarme del ministero della Salute e soprattutto i dati delle agenzie parlano chiaro: il Covid rialza la testa e molti dei nuovi casi sono di importazione.
Noi, untori di un’Italia in cui – mi riferisce un’amica che si trova in loco – si contano dieci file di ombrelloni a San Vito Lo Capo (Sicilia); in cui, a Santa Severa, mi informa una signora che ha casa lì, non si cammina per la quantità di persone – soprattutto giovani – ammassate tra strade, vie e locali; in cui a Ponza (isola pontina), mi riferisce una mia amica per telefono, “Sembra che il Covid non sia mai esistito” e in cui – osservo la foto che mi è stata mandata da una barca a largo dell’isola d’Elba, decine e decine di persone sono paurosamente assembrate a rimirare un tramonto bellissimo. Non mi basta. E cerco un’altra testimonianza ancora: me la offre un signore cilentano che gestisce un resort vicino a Palinuro ed è venuto in Grecia: “Le file di macchine parcheggiate arrivano fino a due km dal paese. Roba da pazzi”, sospira. “E noi qui dobbiamo farci il tampone a nostre spese per rientrare a casa nostra” gli fa eco un altro.
Proprio così. Perché untore, in tutto questo discorso paradossale, risulta genericamente solo chi è stato in determinati paesi, non in quali condizioni e in che contesto. Secondo le norme e le indicazioni diramate dal governo italiano infatti chi torna da Croazia, Malta, Grecia e Spagna dovrà scegliere se sottoporsi al tampone in loco – a proprie spese e prima di rientrare – o se farlo una volta a casa, ma con l’obbligo, fino a quel momento della cautela fiduciaria. (Mentre scrivo arriva la notizia che la Lombardia ne ha tolto l’obbligo e che a Orio al Serio si prevedono tamponi dall’esito rapido). Comunque, a tutti gli effetti un lockdown temporaneo individuale fino a tampone effettuato.
Premesso che la legge quale che sia va rispettata, e non a caso io e la mia famiglia abbiamo già la prenotazione per il tampone che faremo qui, peraltro facendo venire il personale medico a domicilio presso la struttura in cui siamo per evitare eventuali contaminazioni con ambienti potenzialmente a rischio, da italiana e da cittadina osservante anche la minima norma emanata mi assalgono ed esterno domande a raffica: come intende comportarsi il governo con sindaci e balneari di località zeppe di gente che di certo non stanno osservando distanziamento e tutela nel rispetto di sé e degli altri? Come si intende far valere la frase sacrosanta del Capo dello Stato (menomale sempre che c’è lui) quando dice: “Libertà non significa far ammalare gli altri?” Come è possibile accettare chi ha soggiornato in luoghi di villeggiatura, vacanza e relax solo perché in Italia non siano posti di fronte all’obbligo del tampone prima di rientrare a lavoro?
Personalmente con una nota aziendale seria e scrupolosa, che rispetterò fino all’ultimo rigo, vengo informata come tutti i dipendenti della struttura per cui lavoro, che in caso di soggiorno nei quattro paesi suddetti corre l’obbligo di comunicare a un’apposita mail l’esito negativo del tampone prima rimettere piede a lavoro. Ottimo lo farò di certo, peraltro con la serenità di chi è sicura al cento per cento di essere stata lontana, lontanissima dal pericolo e dal rischio di contaminazione.
Mi domando però se posso stare tranquilla quando e se mi troverò a parlare o a condividere spazi con chi ha soggiornato in Italia, magari sotto a schiere di ombrelloni assiepati.
Siamo sempre alle solite, questo nostro Paese al quale non manca nulla se non la coerenza su ogni fronte, sembra aver ingaggiato una lotta senza quartiere contro un nemico che al momento fa comodo pensare che non sia in my garden. E tutto questo si legga con il rammarico di chi non vuole assolutamente adombrare l’ipotesi che sottile già serpeggia sulla bocca di molti: ma non sarà mica ostilità o deterrenza verso chi sceglie di portare i soldi fuori dai confini italiani?