Già eseguiti i tamponi da parte dell'unità di crisi regionale. "Rega io non me la sento di salire in paese", si legge, invece, nelle chat degli amici romani in isolamento dopo una festa a Porto Rotondo. A Spino d'Adda oltre 1.500 ragazzi si sono dati appuntamento per quattro giorni
In questa estate segnata dall’emergenza sanitaria aumenta il rischio di nuovi focolai nelle località turistiche, dove si moltiplicano i casi di contagio nonostante la stretta decisa dal governo sulla movida. Sull’isola di Santo Stefano, a La Maddalena, in provincia di Sassari, ci sono 470 persone, tra turisti e lavoratori del Santo Stefano Resort (Gruppo Uvet), bloccate in quarantena dopo che uno degli addetti stagionali ha contratto il coronavirus. Possono spostarsi solo all’interno del residence e sono già stati eseguiti tutti i tamponi dall’unità di crisi regionale. Bisognerà attendere solo i risultati, quindi, per rimandare tutti a casa come previsto, così come spiega l’assessore della Sanità Mario Nieddu: “Stiamo aspettando che i tamponi vengano processati, nel frattempo abbiamo disposto che nessuno si muova dal resort”. In due, però, hanno tentato la fuga e la polizia li ha dovuti bloccare prima che arrivassero all’aeroporto di Olbia.
Il giovane lavoratore stagionale, il primo risultato positivo al Covid-19 nel villaggio turistico, adesso si trova ricoverato in ospedale. Nel mentre, il sindaco di La Maddalena, Luca Montella, ha firmato una nuova ordinanza restrittiva che impone l’uso della mascherina nelle vie del centro dalle 9 alle 14 e non solo dalle 18 alle 6 del mattino come stabilito dall’ultimo dpcm del governo. “Abbiamo dovuto aggiornare l’ordinanza e tutelarci almeno per quel che riguarda le vie e le zone dove c’è maggiore frequentazione anche nelle ore diurne”, spiega.
Porto Rotondo – Stessa sorte è capitata, sempre in Gallura, a un gruppo di 25 giovani amici romani, cinque dei quali in isolamento sull’isola per aver partecipato all’inizio di agosto a una festa a Porto Rotondo. Il gruppo, arrivato dalla Spagna, è stato rintracciato dall’Unità di crisi ed è stato sottoposto ai controlli, da cui è emerso che undici di loro sono risultati positivi asintomatici. Sei sono già rientrati a casa nel Lazio. Una situazione che ha fatto sorgere, tra i giovani protagonisti, un atteggiamento diverso di risposta al virus. Lorenzo Palazzi, il dj romano tra i protagonisti della serata al Country Club, è il primo ad ammettere di essere risultato positivo al tampone. Come racconta il Corriere della Sera, tra le chat dei ragazzi, di quella Roma “bene” dei Parioli, Prati, Flaminio e Vigna Clara, inizia quindi a serpeggiare la paura. Soprattutto perché, come scrivono, questa situazione “alla fine effettivamente è grave”. “Rega io non me la sento di salire in paese”, si legge in un messaggio. “Voi?”. “Io no”, la replica. “Evitiamo. Stiamocene per gli affari nostri. Con le mascherine”.
Il rave a Cremona – Una presa di coscienza che invece non c’è stata nel cremonese, a Spino d’Adda, dove alle 23 di venerdì scorso centinaia di ragazzi si sono dati appuntamento per un rave abusivo. Il ritrovo era previsto tra Cascina Serena e Cascina Letizia, a metà strada tra Crema e Milano. Secondo le autorità al picco massimo di capienza c’erano oltre 1.500 persone, che per giorni si sono date appuntamento per accalcarsi sotto un palco ad ascoltare musica a tutto volume. Con atteggiamento strafottente, riporta il quotidiano di via Solferino, il gruppo di gente proveniente da tutta Italia – oltre che da Francia, Olanda, Germania, Austria e Svizzera – ha sfidato per giorni le forze dell’ordine, intervenute per richiedere la rimozione del palco e convincere i ragazzi a smontare le tende. Hanno dovuto aspettare il natuale termine del concerto illegale, infine, per far sfollare gli ultimi cento rimasti al rave.
Una situazione in cui “non possiamo controllare tutti – ha spiegato al Corriere Gianluca Epicoco della Digos di Cremona – perché molte strade sono transitabili a piedi o in scooter, tra sterrato ed erba. Abbiamo scelto l’unico passaggio obbligato per i mezzi a quattro ruote per raccogliere nomi e cognomi“. Tra loro, pare, anche qualcuno che si vantava di essere positivo al Covid-19. Una risposta forse goliardica, ma che sicuramente non smorza la tensione in un territorio già martoriato dal virus. E dove ora l’allerta è tornata a salire.