“Per me è stato un fulmine a ciel sereno: mi ammalo io, si ammala lei, ci mettono nello stesso ospedale, la notte che lei muore io guarisco. Non ho parlato per due mesi”. Piero Chiambretti al Corriere della Sera racconta il dolore per la morte della mamma Felicita colpita, come lui, dal Covid-19. “So che devo essere forte, cerco di farmene una ragione anche se una ragione non c’è. Mia madre ed io abbiamo avuto una vita legato a doppio filo: il destino ha fatto sì che il giorno della sua morte fossi in un letto di fianco a lei. In quella morte c’è la mia vita è come se mi avesse fatto nascere due volte”, ha aggiunto il conduttore torinese.
Un rapporto forte che aveva raccontato in un’intervista al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni: “Mia madre è sempre stata il mio punto di riferimento, nella vita familiare e professionale. C’era sempre lei dietro di me, era una donna intelligente, una poetessa, era speciale. Dopo aver guardato la morte negli occhi, tutto diventa relativo. Ora non mi preoccuperei più di un flop, di una critica pesante. Mi sono rafforzato. Non so se cambierà il mio modo di fare tv: devo aspettare che si accenda la luce della telecamera. Magari sarò quello di sempre. Oppure no, ma ne uscirò comunque arricchito”.
Lavorare è una cura, una medicina, aveva spiegato Chiambretti, che nella prossima stagione non sarà più alla guida di CR4-La Repubblica delle Donne, cancellato per motivi di budget, ma sbarcherà su Italia 1 dal 21 settembre alla conduzione di Tiki Taka al posto di Pierluigi Pardo: “È la prima volta nella mia vita che faccio un programma di sport, la prima volta che eredito il programma di un altro, due incognite che non corrispondono all’abitudine della mia storia televisiva – ha spiegato al Corriere della Sera – La prima difficoltà arrivando il lunedì è questa: cercare di dire cose che altri non dicono, una sfida molto difficile perché gli argomenti che tengono banco sono sempre quei 4 o 5 (…) La seconda difficoltà è capire quanto del chiambrettismo posso infilare dentro un programma di calcio senza perdere quello che quel pubblico vuole realmente, ovvero anche al lunedì sentire parlare di calcio. Cercherò di muovere la liturgia, ma farò un passo indietro deludendo qualcuno che forse vorrebbe due passi avanti”.
Opinionisti, commentatori e volti femminili ancora non sono noti: “La mia intenzione è fare una panchina lunga, qualche ospite fisso e un parco di opinioni, facce e storie molto più largo per poter dare un significato diverso a ogni puntata. Non ci sarà invece una co-conduttrice da sgabello con cartellina e cosce incorporate: cercheremo di far ruotare più donne che vengono dal mondo del calcio o hanno a che fare il calcio. Sarà il modo per dare una movimentazione a parole che spesso sono ferme”.