I contagi in salita preoccupano in vista della riapertura degli istituti. Tanti sono i nodi ancora sul tavolo: mentre si attendono i banchi monoposto (che dovrebbero arrivare all'inizio di settembre), dal ministero si valutano gli spazi disponibili. In attesa delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico che potrebbe anche valutare le aperture differenziate. La ministra garantisce che il 14 settembre si torna in aula, ma presidi e genitori condividono ansie e preoccupazioni
A meno di un mese dalla riapertura delle scuole fissata per il 14 settembre dirigenti scolastici, organizzazioni sindacali e genitori temono il peggio.I dati dei contagi in salita, diffusi in quest’ultimi giorni, e le notizie sull’aumento dei casi che arrivano dal resto dell’Europa non fanno dormire sonni tranquilli a chi deve tornare in aula. Nelle scorse ore, è intervenuta la stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per garantire che si tornerà a fare lezione, ma molti temono che l’apertura possa essere a macchia di leopardo o addirittura temporanea. Il Comitato tecnico scientifico tornerà ad incontrarsi mercoledì 19 agosto: sul tavolo ancora una volta le misure necessarie da mettere in campo per tutelare della salute di ragazzi, bambini e docenti. Tra le ipotesi che verranno discusse c’è anche quella di regole diverse tra le Regioni a seconda dell’andamento dei contagi. Ma al di là delle rassicurazioni ufficiali, fin da ora pare scontato agli addetti ai lavori che, di fronte all’impossibilità da parte di alcune scuole di garantire il distanziamento tra gli alunni, sarà necessaria la mascherina per tutti. Insomma continua la corsa contro il tempo e in questo clima, il 12 agosto scorso, la ministra ha inviato una lettera agli enti locali sollecitando “uno sforzo di collaborazione”.
La ministra ribadisce: “Il rientro a scuola non è in discussione” – In viale Trastevere quest’anno nessuno, a partire dalla ministra, è andato in vacanza ma si sta lavorando com’è solita dire Lucia Azzolina “h 24” in stretto contatto con gli uffici scolastici territoriali e con i dirigenti scolastici: “Il rientro a scuola“, ha spiegato la ministra a ilfattoquotidiano.it, “non è in discussione. Ma va anche detto che la scuola ha dato tanto al Paese nei momenti più duri dell’emergenza e ora è il momento di ridare qualcosa indietro. In termini di responsabilità”. Per questo, nonostante gli sforzi del mondo della scuola, ha sottolineato Azzolina, sarà necessario un impegno collettivo: “Bisogna rispettare ogni giorno quelle poche semplici regole che garantiscono a tutti maggiore sicurezza e non ledono la libertà di nessuno. È una forma di rispetto anche il lavoro fatto da tante persone, in questi mesi, per la ripresa”.
I tempi di consegna dei banchi monoposto e la disponibilità di spazi alternativi – Mentre le scuole sono al lavoro per organizzarsi nel modo migliore, a preoccupare innanzitutto sono le questioni logistiche. Nelle ultime ore lo scontro ha riguardato la consegna dei nuovi banchi: è dovuto intervenire il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, dopo le critiche sollevate dal presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli, per assicurare che il materiale verrà distribuito agli istituti fin dai primi giorni di settembre. Ma un piano di consegna dettagliato arriverà nei prossimi giorni. Così come al momento non c’è ancora una fotografia delle reali esigenze di spazi: il monitoraggio richiesto dal direttore del Miur Jacopo Greco per capire cosa ancora manca alle scuole si è concluso lunedì 17 agosto alle 12, ma, stando alle informazioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, molti presidi si sono detti “esasperati dall’ennesima richiesta arrivata da Roma” e si sono rifiutati di compilare il sondaggio. I dati completi comunque dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.
A far innervosire il commissario Arcuri e il ministero in queste ore è stato appunto il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli che ha stimato in 20mila le aule ancora mancanti e ha chiesto tempi certi sulla consegna dei banchi acquistati con il bando europeo. “Il 14 si riaprirà”; ha detto Giannelli, “ma laddove non ci fossero ancora i banchi, sarà un iniziare come si era chiuso. Avevamo la speranza che arrivasse tutto entro il 12 settembre, ma non sarà così, si slitterà a ottobre”. Giannelli ha messo in guardia anche sulla questione del distanziamento tra gli alunni: “E’ chiaro che non si potrà attuare ovunque. Il rischio è che l’unica contromisura diventi la mascherina che un bambino di sei anni difficilmente riesce a portare per sei ore. Se dovesse esserci una seconda ondata sicuramente saremo più preparati anche per quanto riguarda la didattica a distanza”. Intanto l’Associazione nazionale presidi ha diffuso sul suo sito un vademecum per i presidi che contiene anche le linee guida del Protocollo di sicurezza del ministero dell’Istruzione. Al suo interno c’è la previsione di un locale interno ad ogni scuola per l’accoglienza degli eventuali casi sintomatici di coronavirus. E, se dovessero verificarsi casi sospetti o contagi, Giannelli ha ipotizzato una soluzione: “Se ci sarà un caso positivo all’interno di una scuola bisognerà valutare la chiusura dell’istituto solo di concerto con l’autorità sanitaria, cioè la Asl, e dopo avere valutato le circostanze. Non ci possono essere regole generali né ci si può affidare esclusivamente a parametri numerici” .
A chiarire la questione della consegna dei banchi e a dare indicazioni più precise sui tempi è stato lo stesso commissario Domenico Arcuri: “I banchi monoposto e le sedute attrezzate”, ha detto, “saranno consegnati a partire dai primi giorni di settembre e fino al mese di ottobre nei diversi istituti scolastici italiani che ne hanno fatto richiesta. La distribuzione avverrà secondo una programmazione nazionale e una tempistica che terrà conto delle effettive priorità scolastiche e sanitarie dei vari territori, garantendo in tal modo il normale avvio dell’anno scolastico in piena sicurezza. Altre ipotesi o affermazioni come quelle del presidente dell’Associazione nazionale presidi sono destituite di ogni fondamento”.
Mascherine obbligatorie dove non si potrà rispettare la distanza – Resta poi la questione dell’uso delle mascherine in classe, oggetto di numerose polemiche in queste settimane. Nei giorni scorsi il Comitato tecnico scientifica ha precisato che “per tutto il tempo in cui fosse impossibile garantire il metro di distanza, gli studenti la dovranno indossare e ci dovrà essere un’adeguata areazione”. E, a questo proposito, il presidente dell’Associazione nazionale pediatri, membro del Cts, Alberto Villani ha confermato quanto annunciato: “Laddove non sarà possibile rispettare il distanziamento servirà la mascherina”, ha detto. “Le scuole vanno assolutamente riaperte. Non serve creare allarmismo ma rispettare le regole”. Villani ha anche smentito le voci riguardo un possibile rinvio dell’apertura delle scuole il 14 settembre: “Garantiremo l’istruzione ai nostri ragazzi”.
I timori dei sindacati: “Si riaprirà a macchia di leopardo, pochi gli investimenti” – Preoccupati e critici i sindacati che dallo scorso mese di aprile chiedono maggiori risorse. Secondo Maddalena Gissi, segretaria nazionale della Cisl Scuola, “si riaprirà a macchia di leopardo”: “Abbiamo chiesto i dati dei monitoraggi fatti”, ha detto, “ma non li abbiamo ancora e ora i presidi hanno cominciato a ridimensionare le richieste al ministero perché sono esasperati. C’è molta preoccupazione nel mondo della scuola”. E innanzitutto, Gissi mette sotto accusa i fondi destinati alla riapertura degli istituti: “I numeri degli investimenti scanditi in ogni intervista dalla ministra, sbandierando sempre la cifra più alta per colpire la pubblica opinione, sono in realtà del tutto insufficienti. I fondi ripartiti fra gli Uffici Regionali col decreto interministeriale del 10 agosto, poco meno di 1 miliardo di euro, non garantiscono enormi margini di intervento”.
Secondo Cisl Scuola a mancare sarà poi il personale. E per dimostrarlo hanno diffuso una simulazione a partire dalla distribuzione delle risorse: assumendo a riferimento i costi pro-capite indicati nello stesso decreto interministeriale, qualora le risorse fossero utilizzate per assumere 10.000 collaboratori scolastici (che su 8.200 istituzioni scolastiche equivalgono in media a 1,2 posti in più per ogni istituto), con quelle residue si potrebbero reclutare meno di 31.000 insegnanti, limitandosi oltretutto a quelli appartenenti al profilo con retribuzione minore (infanzia e primaria). Da distribuire fra oltre 170.000 sezioni e classi.
Secondo Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Flc Cgil, la responsabilità però è di tutto l’esecutivo: “Se la ministra avesse avuto prima gli stanziamenti necessari, forse oggi si sarebbe fatto di più. Inoltre c’è una responsabilità anche degli enti locali: non tutti si son dati da fare per assicurare un avvio d’anno scolastico sereno”. Sinopoli guarda alla curva epidemiologica: “Le valutazioni che farà il Cts nelle prossime ore sono determinanti. Noi chiederemo, com’è previsto nel protocollo di sicurezza che abbiamo firmato, un confronto immediato con loro”.
Infine Rino Di Meglio della Gilda non nasconde l’angoscia per i prossimi mesi: “Sappiamo che molte scuole non hanno spazi e personale. Le superiori sono quelle più in difficoltà. Mentre per quanto riguarda la scuola primaria ancora non si è capito come funzionerà la mensa scolastica. Andando oltre la propaganda, spesso basata su proposte tanto fantasiose quanto inapplicabili, il rischio concreto è che la ripresa delle scuole a settembre trovi l’amministrazione del tutto impreparata e che gli studenti e gli insegnanti, loro malgrado, debbano riprendere quella non-scuola che è la didattica dell’emergenza in numerose scuole”.
Le preoccupazioni dei genitori: “Siamo preoccupati, manca una regia” – Chi in queste ore vive le stesse angosce e preoccupazioni degli addetti ai lavori sono naturalmente i genitori. Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici, non nasconde le sue perplessità: “Dalla chiusura della scuola fino a qualche giorno è nato un movimento di protesta che ha formulato una serie di richieste rivolte al ministero. In questi ultimi giorni è forte la preoccupazione. Abbiamo la percezione che non tutti gli enti locali si siano attivati; la regia che doveva risolvere i problemi, dal banco al distanziamento non è funzionata. E, infine, non possiamo pensare ad una scuola che ricorrerà una didattica a distanza d’accatto perché è mancata la formazione dei docenti”. Per i genitori sapere se il 14 settembre potranno davvero o meno portare i figli in classe e, soprattutto, sapere se potranno farlo in sicurezza è fondamentale. “Le ultime notizie hanno creato sconforto”, conclude Nava. “C’è una situazione che è un fiume in piena”.