Gli studiosi hanno sottoposto a test dell’olfatto e del gusto 10 malati di Covid, 10 con un forte raffreddore e 10 persone sane, tutte confrontabili per sesso e per età e hanno stilato le principali differenze
È considerato uno dei sintomi più significativi. La perdita dell’olfatto sperimentata da molti malati di Covid 19 è diversa da quella associata al comune raffreddore o ad altre infezioni delle alte vie respiratorie. Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori europei esperti in disturbi olfattivi, guidato da Carl Philpott della Norwich Medical School dell’University of East Anglia (Uea) nel Regno Unito, analizzando per la prima volta i problemi di olfatto e di gusto riportati da pazienti infettati dal coronavirus Sars CoV 2 con quelli segnalati da persone raffreddate.
Gli studiosi hanno sottoposto a test dell’olfatto e del gusto 10 malati di Covid, 10 con un forte raffreddore e 10 persone sane, tutte confrontabili per sesso e per età. Queste le principali differenze emerse dal confronto: anche quando perdono l’olfatto, rispetto ai raffreddati i pazienti Covid sono in grado di respirare liberamente e non hanno il naso chiuso o gocciolante; tuttavia, non sono in grado di rilevare i gusti amaro o dolce.
Secondo gli autori, i risultati ottenuti sono in linea con la tesi secondo cui l’agente patogeno della Covid 19 agisca anche sul cervello e sul sistema nervoso centrale. La speranza degli scienziati, in base alle informazioni raccolte e agli approfondimenti che seguiranno, è quella di contribuire allo sviluppo di test dell’olfatto e del gusto utili a scopo diagnostico, che potranno essere eseguiti negli ambulatori di cure primarie così come nei reparti di emergenza per distinguere i pazienti Covid da quelli con altre infezioni respiratorie.
Che il coronavirus sia in grado di penetrare direttamente nel bulbo olfattivo e raggiungere il sistema nervoso, comportando la perdita di olfatto,è quanto emerge dai casi clinici riportati da Patrizia Morbini della Università di Pavia riportati sulla rivista Jama Otolaryngology – Head &Neck Surgery. “Abbiamo potuto prelevare il bulbo olfattorio in due soli pazienti – racconta l’esperta in una intervista all’Ansa – e lo studio riporta i risultati osservati in uno dei due, che aveva una forma grave di Covid”. “In questo paziente – continua l’esperta – abbiamo dimostrato con la microscopia elettronica la presenza del virus nel bulbo olfattorio; associato ad una grave infiammazione”.
Questo aspetto suggerisce un danno diretto del virus nel bulbo olfattorio. Non è stato possibile, però, stabilire con precisione in quali tipi di cellule erano presenti le particelle virali. Inoltre, “per quanto riguarda il naso ed in particolare la mucosa olfattoria, che abbiamo isolato specificamente – precisa la Morbini – anche qui abbiamo osservato la presenza di abbondanti particelle virali, associate a infiammazione, in entrambi i pazienti studiati”. Pur trattandosi di un case report, quindi di una singola osservazione clinica, conclude la Morbini, “la nostra rappresenta la prima evidenza di un diretto coinvolgimento del bulbo olfattorio da parte del SARS-CoV-2, che va a supportare i dati strumentali di danno in questa area in pazienti COVID, e l’evidenza clinica di compromissione dell’olfatto. Ciò suggerisce che questo virus, come altri coronavirus, è in grado di raggiungere il sistema nervoso attraverso le fibre dei recettori della mucosa olfattori