Cronaca

“Così il 13 agosto eravamo già pronti per fare i tamponi”: come si gestisce il test rapido ai turisti nell’aeroporto Catullo di Verona

Ogni giorno atterrano a Villafranca 4-5 voli provenienti da Spagna, Malta, Grecia o Croazia e vengono effettuati circa 500 tamponi. Ecco come quello veneto è stato uno dei primi scali ad adeguarsi all'ordinanza del ministero della Salute

Primo impegno: rispettare le norme anti-Covid per i passeggeri in rientro dai Paesi a rischio. Secondo: fornire in anticipo tutte le informazioni utili agli utenti. Terzo: effettuare i tamponi nel più breve tempo possibile. L’aeroporto Catullo di Villafranca, alle porte di Verona, è uno dei primi scali italiani che si è adeguato alla richiesta governativa di effettuare i controlli sui turisti in rientro dalle località oggetto di maggiore attenzione sul fronte della pandemia. “La comunicazione ci è arrivata il 12 agosto e noi già al mattino del 13 eravamo in grado di effettuare i controlli”, fanno sapere dall’ufficio stampa dello scalo.

In effetti, ogni giorno atterrano a Verona 4-5 voli provenienti da Spagna, Malta, Grecia o Croazia. E ogni giorno vengono effettuati circa 500 tamponi. L’aeroporto ha predisposto alcuni fogli contenenti le norme ministeriali che vengono consegnati ad ogni passeggero interessato. A bordo dell’aereo viene anticipato che quando sbarcheranno verranno indirizzati all’area predisposta per i tamponi. Naturalmente è facoltà dei singoli farlo. Chi preferisse rivolgersi a una struttura sanitaria più comoda può optare per una soluzione alternativa, ma nei termini previsti dal decreto ministeriale. “Ma quasi tutti decidono di affidarsi alla struttura sanitaria preparata nello scalo”, spiegano dal Catullo. Una questione di comodità, di praticità e di risparmio di tempo. L’Uls di Verona ha predisposto gli ambulatori a cui possono rivolgersi i viaggiatori negli ospedali di Borgo Trento nel capoluogo, a Bussolengo, San Bonifacio e Legnago.

I passeggeri ritirano i bagagli e si mettono in fila all’uscita dell’area Arrivi per compilare il modulo e sottoporsi al test. Ad occuparsene sono un medico e un paio di infermieri dell’Unità sanitaria scaligera. Il calcolo delle 500 persone al giorno, in media, è confermato anche da un comunicato stampa dell’Uls. A quel punto il lavoro delle autorità portuali è ultimato, nel senso che è il medico ad informare ogni utente dei tempi di effettuazione delle analisi e delle modalità di comunicazione del loro esito. Ogni persona ha l’obbligo di restare in casa finché non avranno la certezza di essere negativi. I passeggeri, quindi, escono dall’ambito di giurisdizione delle autorità portuali, per entrare in quello delle autorità sanitarie. Ognuno ha compilato il modulo indicando volo e località di provenienza, durata e tipologia del viaggio. E ha fornito gli estremi per essere ricontattato in caso di necessità.

Inizialmente era stata predisposta una sola postazione, poi i punti per effettuare i tamponi sono diventati tre, per rendere più agevole il servizio. Sono solo nell’area Arrivi, quindi distaccati dall’area Partenze. Il Catullo ha dato disponibilità per allestire, se fosse necessaria all’Ulss, una tensostruttura esterna per non creare assembramenti. Quasi tutti la prendono con filosofia. Qualcuno si è lamentato perché ritiene di non aver corso rischi nel corso della vacanza. E qualcuno ha verificato che i tempi per i bagagli sono più lunghi di quelli per il tampone.