Secondo gli investigatori, già da tempo la dj si sentiva perseguitata. Tanto che, se doveva andare da qualche parte, girava intorno al luogo di destinazione per assicurarsi di non essere seguita. Ma tutte le piste restano aperte, compresa quella dell'aggressione
Due fratture nette alla spina dorsale. Così si è spezzata la vita di Viviana Parisi. La dj torinese di 43 anni scomparsa nelle campagne siciliane di Caronia lo scorso 3 agosto è morta in pochi istanti. Questo racconta il corpo della donna ritrovato dopo 5 giorni di ricerche sotto un traliccio dell’Enel. E da queste due fratture i medici legali stanno partendo per ricostruire le cause della morte. È caduta dal traliccio? O è stata aggredita? Sullo sfondo restano gli ultimi mesi di vita di Viviana, che raccontano di forti difficoltà psicologiche. A partire dai ricoveri in ospedale, di cui uno dopo aver tentato di farla finita a fine giugno, come certificato dai medici.
È per questo che il capo della procura di Patti, Angelo Cavallo, ha consultato uno psichiatra, un super esperto col quale da giorni si sta confrontando per cercare di capire cosa possa essere successo, cosa possa avere indotto Viviana ad abbandonare l’auto in fretta e furia, con i documenti dentro, dopo l’incidente in autostrada. Secondo quanto risulta agli investigatori, già da qualche tempo si sentiva perseguitata. Tanto che, se doveva andare da qualche parte, girava intorno al luogo di destinazione per assicurarsi di non essere seguita. Uno stato di difficoltà emotiva certificato dall’ospedale di Barcellona che lo ha messo nero su bianco: “Paranoia e crollo mentale dovuto a crisi mistica”. Questo recita il documento ritrovato sul cruscotto dell’auto dagli inquirenti, che sono risaliti pure al tentativo disperato di fine giugno, cioè poco più di un mese prima di quel tragico 3 agosto.
Le evidenze emerse finora dalle indagini danno quindi corpo all’ipotesi del gesto estremo. Ma le altre piste non sono escluse. Come la presunta aggressione da parte di persone presenti in campagna quel terribile giorno. O quella dei due Rottweiler che potrebbero aver spinto la donna fin sopra il traliccio. Ma l’interrogativo più pressante è un altro: che fine ha fatto Gioele? Appartengono a lui i resti umani appena rintracciati nella nuova zona delle ricerche a Caronia? Gli specialisti sono al lavoro per accertare che siano davvero del corpicino del piccolo. “Al 90 per cento si tratterebbe di lui”, fanno sapere i ricercatori. È l’ultima novità dopo 17 giorni di ricerche disperate. Come ci sarebbe finito dunque Gioele lì?
Ieri il marito di Viviana, Daniele Mondello, ha lanciato un appello su Facebook: “Invito tutti quelli che si vogliono unire alle ricerche di mio figlio Gioele a presentarsi mercoledì 19 agosto presso il centro di coordinamento sulla ss113 al distributore di benzina Ip di Caronia. Saremo lì intorno alle 7.30. Si raccomanda di indossare abbigliamento adeguato, pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe per proteggersi dai rovi. Indossate un cappellino per il sole e possibilmente portate l’acqua da bere da tenere nello zainetto insieme alle magliette di ricambio. Vi ringrazio anticipatamente”.
Si sono presentati in tanti stamattina, rispondendo all’appello, affollando la stazione di servizio. I Vigili del fuoco hanno consigliato le zone dove concentrare le loro ricerche. Sono le aree già perlustrate dalle ricerche specializzate. Sul posto sono arrivati anche 14 militari della Brigata Aosta di Messina, che si aggiungono ai cacciatori di Calabria. Proprio loro, specializzati nelle ricerche di latitanti in territori boschivi, hanno rintracciato delle tracce ematiche nella zona a monte dell’autostrada, quella su cui si stanno concentrando le ricerche dopo l’indicazione del super-testimone, l’imprenditore lombardo che ha seguito per qualche metro la donna mentre fuggiva. Poi, dopo alcune ore di ricerche, ecco il ritrovamento dei resti che potrebbero essere proprio del bambino.