Lo si legge nell'ultimo rapporto settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità nel quale si precisa che la crescita del numero di contagi, registrata per la terza settimana consecutiva, è dovuta più alla maggiore frequentazione di luoghi di aggregazione che ai rientri dall'estero. Quest'ultimi, infatti, incidono per il 28,3% dei nuovi casi
Nel giorno peggiore per numero di nuovi contagi dal 16 maggio, con 845 casi registrati, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso il report sul suo monitoraggio settimanale riferito al periodo che va dal 10 al 16 agosto. E anche qui la curva del contagio viene confermata in salita. “Nella settimana di monitoraggio 10-16 agosto sono stati riportati complessivamente 1.077 focolai attivi di cui 281 nuovi, entrambi in aumento per la terza settimana consecutiva”, si legge nel documento diffuso dall’Iss. Focolai che, al momento, sono stati individuati e isolati rapidamente dai servizi territoriali. Ma se si tiene in considerazione l’incidenza cumulativa (casi su 100mila abitanti) degli ultimi 14 giorni, si vedrà che il Paese è tornato ai livelli dello scorso giugno.
L’aumento del numero dei casi rispetto alla settimana precedente, però, non è legato solo ai singoli grandi focolai che vengono individuati, ma è diffuso in nove tra Regioni e Province autonome: “Sebbene il numero di nuovi casi in molte Regioni rimane contenuto, in altre realtà regionali continua ad essere segnalato un numero elevato di nuovi casi – continua il documento – e questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-Cov-2 è ancora rilevante“.
A questa crescita dei contagi non è però seguito un sovraccarico delle strutture ospedaliere. Questo anche grazie al fatto che l’età media dei contagi si è molto abbassata. I nuovi casi, spiegano dall’Iss, sono infatti legati soprattutto ad attività ricreative e risultano essere meno gravi e in maggioranza asintomatici: “Si riscontra – continuano gli esperti – un cambiamento nelle dinamiche di trasmissione (con emergenza di casi e focolai associati ad attività ricreative sia sul territorio nazionale che all’estero) ed una minore gravità clinica dei casi diagnosticati che, nella maggior parte dei casi, sono asintomatici. In Italia, come in Europa e globalmente, si è verificata una transizione epidemiologica dell’epidemia da Sars-Cov-2 con un forte abbassamento dell’età mediana della popolazione che contrae l’infezione. L’età mediana dei casi diagnosticati nell’ultima settimana è di 30 anni“.
Non solo casi importati dall’estero, puntualizzano però dall’Istituto, ma soprattutto dovuti alla riapertura dei luoghi di aggregazione, frequentati in grande maggioranza dalla fascia di popolazione più giovane: “La circolazione si legge ancora nel documento – avviene oggi con maggiore frequenza nelle fasce di età più giovani, in un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità. La maggior parte dei casi è stata contratta sul territorio nazionale, mentre risulta importato da Stato estero il 28,3% dei nuovi casi diagnosticati nella settimana di monitoraggio”.
Se si va a guardare l’indice di trasmissione, con i dati riferiti però al periodo 30 luglio-12 agosto, si nota che questo è pari a 0,83, ancora sotto la soglia di 1 oltre la quale si considera la situazione a un livello di rischio medio-alto. “Questo indica – si legge nel documento – che, al netto dei casi asintomatici identificati attraverso attività di screening/tracciamento dei contatti e dei casi importati da Stato estero (categorie non mutuamente esclusive), il numero di casi sintomatici diagnosticati nel nostro Paese è stato sostanzialmente stazionario nelle scorse settimane”.
L’invito, comunque, rimane quello di “mantenere misure di precauzione” dato l’aumento dei casi e il dato sull’incidenza comulativa: “Una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni di 9.65 per 100mila abitanti, in aumento dal periodo 6-19 luglio e simile ai livelli osservati all’inizio di giugno”.