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Gatto lasciato solo in casa per quasi tre mesi: la sua padrona era in carcere. “Una sorpresa trovarlo ancora vivo”

L'animale è stato trovato debilitato, ma vivo, con grande sorpresa di chi lo ha soccorso. La garante dei detenuti: "Sono pochi quelli che riescono ad avere il tempo e il modo, prima della carcerazione, di occuparsi di una adeguata collocazione dei loro animali"

di F. Q.

Il detto vuole che i gatti abbiano nove vite: sicuramente questo gatto ne ha almeno un paio di scorta. Per quasi tre mesi, infatti, è rimasto rinchiuso da solo in casa a Torino senza né acqua né cibo. La sua padrona infatti si trova nella sezione femminile del carcere delle Vallette, ma aveva chiesto a un amico di prendersene cura. Promessa evidentemente disattesa: l’uomo se n0era andato da Torino senza avvertirla. La storia Quando la donna lo è venuto a sapere, ha avvertito i collaboratori della garante dei detenuti della Città di Torino che sono subito corsi nell’appartamento. Il micio era ancora vivo, anche se molto debilitato, ed è stato affidato alle cure di un veterinario.

La storia è stata raccontata su Facebook dai soccorritori, e poi ripresa da vari giornali, tra cui La Repubblica. “Solo ieri la signora era venuta a sapere che l’amico al quale aveva affidato le cure del gatto e della propria casa aveva lasciato la città a inizio giugno – spiegano dall’ufficio della garante Monica Gallo -. Questa mattina Carolina, Chiara e Francesca hanno recuperato le chiavi dell’appartamento e con la polizia municipale e i referenti del gattile hanno aperto l’appartamento: con grande sorpresa hanno scoperto che il gatto, seppur molto debilitato, era vivo“. Senza aiuti, l’animale è comunque riuscito a sopravvivere per quasi tre mesi. Preso in custodia dalle collaboratrici del garante, è stato portato d’urgenza dal veterinario. “Una mattinata particolare”, hanno raccontato su Facebook i soccorritori, segnata da “un impegno insolito a tutela del diritto all’affettività che va riconosciuto anche nelle relazioni con gli animali domestici”.

La garante, quindi, ha ringraziato “tutti coloro che hanno collaborato”, approfittando dell’occasione per mettere l’accento su un problema ancora irrisolto e spesso sottovalutato, ovvero il destino degli animali da compagnia dei detenuti: “Sono pochi quelli che riescono ad avere il tempo e il modo, prima della carcerazione, di occuparsi di una adeguata collocazione dei loro animali” e quando succede che viene segnalata alle autorità la presenza di un animale domestico inizia una trafila burocratica lunga e tortuosa. “Spesso gli animali finiscono al canile dove un apposita sezione è stata dedicata, insomma una doppia detenzione senza una vera condanna da scontare”.

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