“Quelle scarpe gliele ho comprate io con Viviana. Sono di Gioele”. Con queste parole, pronunciate tra le lacrime, Daniele Mondello ha riconosciuto le scarpine blu trovate ieri nei boschi di Caronia, vicino ai resti umani rinvenuti da un volontario. Nient’altro è stato fatto visionare all’uomo che oggi si è recato a Messina, nella sede della polizia scientifica, anche per il rilevamento del Dna insieme al papà di Viviana Parisi, la madre del bambino trovata morta l’8 agosto. L’attesa ora è per i primi risultati medici relativi all’analisi dei resti, fermo restando che, come detto dal medico legale, Elena Ventura Spagnolo, “sarà difficilissimo stabilire la causa della morte”.
Il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, tuttavia, ci crede e spera che anche quel poco che è stato possibile repertare possa parlare. All’indomani del ritrovamento dei resti ossei nel boschetto di Caronia, ormai non si hanno quasi più dubbi: quel corpo dilaniato è di Gioele. Si aspetta solo la prova del Dna per l’ufficialità e l’autopsia – che dovrebbe essere effettuata sabato -con la speranza di poter mettere un tassello in più nel misterioso mosaico della morte di Viviana Parisi e Gioele Mondello. “Già i consulenti medici ci hanno detto quello che è successo – dice il procuratore Cavallo – loro hanno delle certezze e ce le hanno comunicate riservandosi l’esito di questi risultati, in particolare di quelli istologici. Ma una pista, una lettura chiara degli avvenimenti già c’è stata data”. C’è quindi una pista, conferma il capo delle indagini, che aggiunge: “Non è escluso che la madre e il figlio siano morti nello stesso punto. Il corpo del bimbo non è mai stato spostato. Al limite l’ipotesi è che gli animali siano intervenuti e abbiano operato una dispersione dei resti”. Il giallo di Messina resta quindi tale, con tutte le ipotesi investigative ancora aperte “o una morte contestuale o in momenti separati. Le risposte più importanti arriveranno dagli accertamenti medico legali e grazie alla collaborazione di altre professionalità”, spiega Cavallo. Insomma Viviana potrebbe aver ucciso il bambino e poi essersi suicidata lanciandosi dal traliccio – anche se non ci sono ancora prove evidenti che vi sia salita – oppure che sia stata aggredita da animali selvatici insieme al piccolo Gioele, animali che non hanno dato scampo a madre e figlio.
Giuseppe Di Bello, l’ex brigadiere dei carabinieri di 66 anni che ha trovato i probabili resti di Gioele, ieri mattina, dà invece un’altra lettura: “Uno deve ragionare come un bambino di 4 anni. Trovandosi solo, se la madre fosse morta prima, e con le tenebre, il bambino guarda la luna, tenta di ascoltare un rumore, cerca di notare una luce. Si allontana. Non torna certo verso l’autostrada perché ha subìto un trauma, visto che c’era stato un incidente”. E non si fermano le polemiche sulle ricerche. In alcuni post sui social proprio Daniele, ieri sera, aveva attaccato: “Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”. L’uomo dedica il post proprio a Di Bello. “Nonostante il dramma che mi ha travolto – scrive – trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al Signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato. Viviana e Gioele vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”.