La Lega ha sospeso la senatrice Marzia Casolati perché, spiega lo stesso partito, ha percepito il bonus di 1.500 euro previsto dalla Regione Piemonte per le attività imprenditoriali costrette alla chiusura a causa del lockdown. “Dopo aver ascoltato e verificato la posizione, come per i precedenti casi, è stato preso il provvedimento della sospensione”, dice il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo. “Anche se non è stato commesso alcun illecito – precisa Romeo – e il contributo è stato già da tempo completamente restituito, non è opportuno che parlamentari accedano a questo tipo di sussidio”. Il provvedimento, rende noto Romeo, è stato già accettato e condiviso dalla parlamentare, eletta nel collegio uninominale di Moncalieri.

Militante leghista da decenni e senatrice dal 2018, Casolati è proprietaria di una storica gioielleria in Galleria Umberto I a Torino, in zona Porta Palazzo. Cinquant’anni, nata e sempre vissuta nel capoluogo piemontese, la parlamentare si avvicina alla politica da giovane: a 22 anni aderisce alla Lega nord, coprendo numerosi incarichi. Nel 1993 viene eletta al Consiglio comunale della sua città e ci resta fino al 2001.

Arriva al Senato due anni fa e fa parte della commissione Politiche europee, di quella straordinaria sui Diritti umani e della commissione d’inchiesta sul Femminicidio. È sposata e come risulta dalla documentazione patrimoniale data al Senato, nel 2019 ha dichiarato un reddito complessivo di 101.314 euro. Dopo i colleghi Andrea Dara ed Elena Murelli, che avevano chiesto e ottenuto il bonus 600 euro, la senatrice è la terza parlamentare leghista “furbetta”. Nei Consigli regionali erano poi emersi altri leghisti col bonus, tra cui i due piemontesi Matteo Gagliasso e Claudio Leone: numeri che rendono la Lega il partito con più eletti coinvolti nelle richieste.

Il bonus “Riparti Piemonte” chiesto, ottenuto e poi restituito da Casolati fa parte del piano di aiuti da 88 milioni di euro deciso e finanziato dalla giunta leghista guidata da Alberto Cirio per le imprese piemontesi. Un contributo regionale al quale la senatrice ha avuto accesso per far “ripartire” la sua gioielleria. Tutto regolare, ma “non opportuno” per gli stessi big della Lega: l’erogazione infatti non prevedeva limiti di reddito ed era destinato alle aziende, non ai titolari di partita Iva. Quei 1.500 euro, circa un decimo del suo stipendio mensile da senatrice, sono costati a Casolati la sospensione dal partito e, se i vertici saranno di parola, un ostacolo in vista di future candidature.

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