Il giorno dopo l’attesa riunione del Comitato tecnico scientifico sul protocollo di sicurezza da attuare a scuola per impedire la diffusione del Covid, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina fornisce una serie di chiarimenti sulle indicazioni espresse dagli scienziati. A partire da un punto su cui nelle ultime ore si sono sollevate una serie di polemiche, complici anche le dichiarazioni del coordinatore del Cts Agostino Miozzo. “Dove il distanziamento c’è, la mascherina si può abbassare, seduti al banco. Vale poi la pena di ricordare che non è stata prevista sotto i 6 anni, per i più piccoli”, ha spiegato Azzolina alla rivista Oggi. Nel corso dell’intervista la titolare di viale Trastevere è tornata a rassicurare i presidi sull’eventuale responsabilità penale a loro carico in caso di contagio dei prof, ha chiarito come dovranno comportarsi i genitori dei ragazzi e ha ribadito l’impegno del governo per il settore dell’istruzione. Un tema toccato anche dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri, secondo cui “l’obiettivo è riaprire le scuole il 14 settembre con il massimo livello di sicurezza possibile ed io sono convinto che riusciremo a conseguirlo”.

Intervenendo al meeting di Rimini di Cl, Arcuri ha aggiunto che la ripresa delle lezioni “non è solo necessaria per il fine pure altissimo dell’istruzione, ma perché è il primo ritorno collettivo alla normalità. La vita delle famiglie torna normale se i ragazzi la mattina possono andare a scuola e il pomeriggio studiare. Certamente – ha specificato – è necessario che la riapertura che sia accompagnata da una serie di strumenti, che consentano un accettabile livello di sicurezza. Cerchiamo di lavorare come comunità per questo obiettivo, senza beghe dialettiche e conflitti tra le parti”. Un modo per spegnere le polemiche di chi, dopo la chiusura del bando europeo da 3 milioni di banchi monoposto e sedie, critica l’esecutivo per i ritardi in vista di settembre. La consegna degli arredi, ha ribadito il commissario, avverrà a a partire dall’8 settembre. Tempistiche simili per le mascherine: il governo pensa di distribuirne 11 milioni al giorno. Un numero che Arcuri ritiene realistico, dal momento che “oggi produciamo oltre 30 milioni di mascherine al giorno, più di quello che ci serve e siamo pronti anche a restituire gli aiuti che abbiamo avuto da altri Paesi”.

In attesa che il Comitato tecnico scientifico ufficializzi il protocollo di sicurezza di cui si è iniziato a discutere ieri, però, è Azzolina a fornire le prime indicazioni su come dovranno comportarsi i ragazzi nelle aule. Oltre ai Dpi, spiega la ministra al Tg1, “abbiamo anche allargato le aule e cercato ulteriori spazi affinché gli studenti seduti al banco possano abbassare la mascherina” ad un metro di distanza dagli altri.”Chiariamo un punto”, ha aggiunto. “Siamo l’unico Paese europeo a lavorare sul distanziamento. E continueremo a farlo finché non avremo trovato il 100% degli spazi necessari. Gli altri si accontentano della mascherina. L’Italia no. Perché non dobbiamo lavorare solo per settembre, ma prepararci a un anno scolastico molto impegnativo. Le scuole non devono richiudere. Inizialmente la protezione sarà un sacrificio importante, ma necessario”. In sostanza il piano è quello anticipato ieri dal Cts: la mascherina sarà obbligatoria sopra i 6 anni per spostarsi negli istituti, ma non quando si è seduti al banco. Regola che si fa più stringente solo qualora sia impossibile mantenere la distanza tra i ragazzi (ad esempio in attesa che arrivino i nuovi banchi o in presenza di aule troppo piccole).

La ministra è poi intervenuta sulla polemica sollevata dai dirigenti scolastici nei giorni scorsi sulla responsabilità penale. “Non devono temere, abbiamo varato norme per evitare conseguenze penali ai dirigenti scolastici”. Il governo è poi al lavoro per potenziare l’organico. “Siamo assumendo fino a 100mila persone a tempo indeterminato e altre a tempo determinato e abbiamo digitalizzato le procedure: il sistema è più rapido”. In ultimo Azzolina si rivolge ai genitori: spetta a loro “misurare la temperatura ai ragazzi” prima di uscire di casa. “Immaginiamo cosa accadrebbe se un ragazzo con la febbre, potenzialmente positivo, prendesse l’autobus o si fermasse in fila davanti a scuola in attesa di misurare la temperatura. Bisogna controllare prima”. In programma, conclude, c’è un rafforzamento del rapporto Scuola-Sistema sanitario. “Ci saranno referenti nei presidi medici territoriali che supporteranno le scuole per la gestione degli aspetti sanitari. Non lasciamo soli i dirigenti scolastici, abbiamo anche attivato un help desk“.

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