Arrestato il 19 maggio scorso sarà già processato Carlo Maria Capristo, ex procuratore capo di Taranto. Si svolgerà il prossimo 12 ottobre, davanti al Tribunale di Potenza, la prima udienza del processo contro l’alto magistrato e gli imprenditori baresi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, accusati di tentata concussione ai danni di due sostituti procuratori, in un’inchiesta per perseguire penalmente, “senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e di diritto”, una persona che gli imprenditori avevano “infondatamente denunciato per usura in loro danno”. Cercarono, secondo i pm di Potenza, di convincere un giovane magistrato della Procura di Trani a chiudere le indagini per usura e avviare il processo solo perché gli interessati avevano un obiettivo ben preciso: ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguiti dallo status di vittime di usura.
Il pm Silvia Curione, però, si era ribellata. Aveva detto no a quell’invito – arrivato per bocca di un poliziotto inviato dal procuratore capo di Taranto – e aveva svelato una trappola in cui sarebbe dovuto cadere un innocente calunniato. Ma chi doveva indagare non solo non lo aveva fatto, ma aveva chiesto l’archiviazione. Il fascicolo, avocato dalla Procura generale di Bari, era stato trasmesso per competenza funzionale alla Procura di Potenza, che poco più di un anno fa ha avviato le indagini.
Capristo, già procuratore della Repubblica di Trani, i tre imprenditori e l’ispettore della Polizia Michele Scivittaro finirono agli arresti domiciliari. Il poliziotto ha patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi ed è tornato libero. Capristo, accusato anche di falso in atto pubblico e truffa aggravata continuata, lo è da oggi perché il gip ha ritenuto cessate le esigenze cautelari sulla base del fatto che il giudizio immediato chiesto dalla Procura ha ormai cristallizzato l’impianto probatorio e tenuto anche conto della domanda di pensionamento e del tempo trascorso.
I reati di cui è accusato l’alto magistrato – secondo la Procura della Repubblica di Potenza – furono commessi “per consentire a Scivittaro di lucrare illecitamente emolumenti dal ministero degli Interni”. Secondo l’accusa, anziché lavorare in Procura o per il suo ufficio, l’agente andava in giro – tra Andria, Giovinazzo, Bari – a farsi gli affari suoi o a sbrigare faccende d’interesse di Capristo. Tantissime giornate di lavoro extra che però venivano pagate come straordinario dallo Stato perché il procuratore provvedeva a firmare gli statini di servizio dell’agente. Tutto questo dal gennaio 2018 al momento degli arresti, come si legge nel capo di imputazione, “con l’avallo del procuratore Capristo che controfirmava le sue presenze in servizio e gli straordinari mai prestati”.
Giustizia & Impunità
Potenza, giudizio immediato per l’ex capo della procura di Taranto Capristo. Libero dopo patteggiamento agente che gli faceva da autista
Si svolgerà il prossimo 12 ottobre la prima udienza del processo contro l'alto magistrato e gli imprenditori baresi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, accusati di tentata concussione ai danni di due sostituti procuratori. Il magistrato torna libero perché il gip ha ritenuto le esigenze cautelari sulla base del fatto che il giudizio immediato ha cristallizzato l’impianto probatorio e tenuto anche conto della domanda di pensionamento e del tempo trascorso
Arrestato il 19 maggio scorso sarà già processato Carlo Maria Capristo, ex procuratore capo di Taranto. Si svolgerà il prossimo 12 ottobre, davanti al Tribunale di Potenza, la prima udienza del processo contro l’alto magistrato e gli imprenditori baresi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo, accusati di tentata concussione ai danni di due sostituti procuratori, in un’inchiesta per perseguire penalmente, “senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e di diritto”, una persona che gli imprenditori avevano “infondatamente denunciato per usura in loro danno”. Cercarono, secondo i pm di Potenza, di convincere un giovane magistrato della Procura di Trani a chiudere le indagini per usura e avviare il processo solo perché gli interessati avevano un obiettivo ben preciso: ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguiti dallo status di vittime di usura.
Il pm Silvia Curione, però, si era ribellata. Aveva detto no a quell’invito – arrivato per bocca di un poliziotto inviato dal procuratore capo di Taranto – e aveva svelato una trappola in cui sarebbe dovuto cadere un innocente calunniato. Ma chi doveva indagare non solo non lo aveva fatto, ma aveva chiesto l’archiviazione. Il fascicolo, avocato dalla Procura generale di Bari, era stato trasmesso per competenza funzionale alla Procura di Potenza, che poco più di un anno fa ha avviato le indagini.
Capristo, già procuratore della Repubblica di Trani, i tre imprenditori e l’ispettore della Polizia Michele Scivittaro finirono agli arresti domiciliari. Il poliziotto ha patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi ed è tornato libero. Capristo, accusato anche di falso in atto pubblico e truffa aggravata continuata, lo è da oggi perché il gip ha ritenuto cessate le esigenze cautelari sulla base del fatto che il giudizio immediato chiesto dalla Procura ha ormai cristallizzato l’impianto probatorio e tenuto anche conto della domanda di pensionamento e del tempo trascorso.
I reati di cui è accusato l’alto magistrato – secondo la Procura della Repubblica di Potenza – furono commessi “per consentire a Scivittaro di lucrare illecitamente emolumenti dal ministero degli Interni”. Secondo l’accusa, anziché lavorare in Procura o per il suo ufficio, l’agente andava in giro – tra Andria, Giovinazzo, Bari – a farsi gli affari suoi o a sbrigare faccende d’interesse di Capristo. Tantissime giornate di lavoro extra che però venivano pagate come straordinario dallo Stato perché il procuratore provvedeva a firmare gli statini di servizio dell’agente. Tutto questo dal gennaio 2018 al momento degli arresti, come si legge nel capo di imputazione, “con l’avallo del procuratore Capristo che controfirmava le sue presenze in servizio e gli straordinari mai prestati”.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.