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Coronavirus, il cortocircuito della Lega. Salvini: “Emergenza? No, chi lo dice è in malafede”. Fontana e Zaia: “Dati preoccupanti”

Il segretario del Carroccio continua a negare ogni allarme: "Ora il Covid è gestibile senza allarmismi. È assurdo parlare di emergenza in mancanza di emergenza. Terrorismo per mantenere il potere". Il governatore della Lombardia: "Dobbiamo essere pronti a ogni tipo di eventuale rigurgito di questa maledetta epidemia, si vedono dei numeri che non lasciano del tutto tranquilli". Quello del Veneto: "Siamo passati da una fase di ordinarietà ad una di straordinarietà. Non faccio allarmismo, ma il dato è preoccupante"

Esiste oggi un’emergenza coronavirus? “Ora no, lo dicono i numeri, i primari, i medici dei pronto soccorso e delle terapie intensive. Chi dice il contrario, ovvero il governo, è in malafede e fa terrorismo per mantenere il potere”. Nonostante l’incremento dei contagi per Matteo Salvini la pandemia continua a non essere più un problema. Una posizione quella del segretario della Lega ripetuta più volte nei giorni scorsi e che oggi è stata rilanciata dall’ex titolare del Viminale in un’intervista al Sussidiario.net: “Così si fa del male all’Italia: ora il covid è gestibile senza allarmismi. È assurdo parlare di emergenza in mancanza di emergenza, sarebbe un insulto per gli italiani e per la democrazia”. Poi in un’intervista a Radio Radio se l’è presa con i giornalisti: “Che coscienza hanno? Io ormai sono arrivato alla conclusione che non siano distrazione, disattenzione, menefreghismo, ma una precisa strategia: a qualcuno il virus conviene. Tenere in vita il virus anche in pieno agosto fa guadagnare soldi o fa guadagnare voti. Non si spiega altrimenti il coro quasi unanime di giornali e tv per creare un allarme che non c’è”. Un concetto ripetuto più volte, seppur con sfumature diverse, che però oggi acquisisce un significato diverso. E non solo perché, secondo diverse analisi, il numero dei casi di Covid sta tornando a quello di aprile-maggio.

Le parole dell’ex ministro dell’Interno hanno fatto rumore anche all’interno del suo stesso partito: si discostano, infatti, completamente dalle posizioni di due big del Carroccio come Attilio Fontana e Luca Zaia. I governatori di Lombardia e Veneto, i territori più colpiti del coronavirus, usano toni molti diversi da quelli che il segretario rivendica a ogni occasione. Mentre Salvini rilancia orgogliosamente sui social le immagini dei bagni di folla in suo onore sulle spiagge della Toscana, Fontana e Zaia devono tornare a occuparsi a tempo pieno della pandemia nelle loro regioni. E dunque rilasciano dichiarazioni che smentiscono completamente la parole del segretario, facendo andare in cortocircuito la linea del partito sull’emergenza Covid.

“Dobbiamo essere pronti a ogni tipo di eventuale rigurgito di questa maledetta epidemia, si vedono dei numeri che non lasciano del tutto tranquilli, anche se io credo che sia una situazione che deriva dall’importazione di virus che provengono da lontano, ma noi dobbiamo tenerla sotto controllo“, ha detto per esempio il presidente di Regione Lombardia al Meeting di Rimini. Non esattamente parole che negano l’emergenza, ma frasi più simili a chi “è in malafede” o “fa terrorismo per mantenere il potere“, per usare le stesse parole che Salvini pronuncia per attaccare il governo. Secondo la Fondanzione Gimbe la Lombardia è ancora la regione più colpita dal virus con conta il 35,2% dei casi (5.314) dei 15.089 casi ancora attivi al 18 agosto. Sarà per questo motivo che Fontana insiste: “Il lavoro di monitoraggio territoriale al quale si sta dedicando grandissima attenzione è fondamentale per individuare e circoscrivere i focolai“. E per il futuro ha spiegato che occorrerà predisporre “una rete anche strutturale che consenta di essere pronti e preparati a ogni evenienza“.

I toni del presidente della Lombardia, tra l’altro, sono molto simili a quelli usati dal governatore del Veneto, che ieri, presentando i dati degli ultimi contagi nella sua regione, ha detto: “Siamo passati da una fase di ordinarietà ad una di straordinarietà“. L’emergere di nuovi focolai e il tracciamento dei contatti dei nuovi infetti, infatti, ha portato quasi al raddoppio degli isolamenti in Veneto, rispetto al 18 maggio, il giorno della fine del lockdown: da 3.870 soggetti a 6.565. “Dalla Croazia sono stati trovati al rientro 35 turisti contagiati solo a Treviso, gente che non si conosceva”, ha spiegato Zaia. Prima di chiarire: “Non faccio allarmismo, ma il dato è preoccupante”. A chi è rivolta la puntualizzazione del governatore del Veneto? Forse al suo segretario, convinto che il Covid sia “gestibile senza allarmismi“?