Aveva curato i malati di Covid per mesi, poi si era ammalato anche lui, a maggio. Ieri, dopo tre mesi di ventilazione artificiale, è morto all’ospedale San Gerardo di Monza. Javier Chunga, infermiere di 59 anni di origini peruviane, lavorava nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Valduce di Como. “Uno dei nostri che si è battuto in prima linea durante i mesi del Covid. Si è fatto in quattro proprio nella terapia intensiva dove lavorava, apprezzato da tutti da tanti anni”, lo ricorda alla Provincia di Como Mario Guidotti, primario di neurologia del Valduce.
Era rimasto per una ventina di giorni nel suo ospedale prima del trasferimento alla terapia intensiva del San Gerardo. I suoi colleghi dell’ospedale lo hanno ricordato con un post su Facebook: “Le persone che lasciano il segno non conoscono l’oblio, tu Javier sei una di queste. Ti sei sempre dedicato con passione, gentilezza e professionalità agli altri. Ti ricordiamo ora insieme a tutti gli altri colleghi che in questo periodo hanno perso la loro vita senza un attimo di esitazione. Abbiamo sentito più volte avvicendarsi i numeri degli operatori sanitari che ci hanno lasciato, oggi per noi fra loro c’è anche il tuo volto che ricorderemo sempre sorridente”.
Le persone che lasciano il segno non conoscono l'oblio, tu Javier sei una di queste.❤Ti sei sempre dedicato con…
Gepostet von Ospedale Valduce am Donnerstag, 20. August 2020
“Gli infermieri a Como non erano ancora stati raggiunti da un dramma simile – racconta Dario Cremonesi, dell’ordine degli infermieri comaschi, alla Provincia – quando in altri territori invece i decessi sono stati purtroppo tanti. Questa relativa fortuna si è spezzata quando tutto sembrava ormai essere superato, se non speriamo finito. Chunga era un collega con un’esperienza egregia, da tanti in intensiva, stimato da tutti. Sapevamo che da alcune settimane le sue condizioni erano ormai considerate molto gravi. Esprimo a nome di tutti i colleghi il massimo cordoglio e il ringraziamento a chi se n’è preso cura”. “La tristezza è grandissima e l’amarezza ancor di più – racconta Guidotti -. È un brutto colpo. Non appena sarà possibile l’ospedale intero vorrà dare lui il giusto tributo”.