Il riconoscimento dei vestiti del piccolo da parte del padre, Daniele Mondello, mettono la parola fine sulle ricerche del bambino. Ma non si ferma invece l'inchiesta sui motivi che hanno portato alla tragedia. Nessuna certezza, però, prima dell'autopsia sul corpo della mamma e del bambino
Le scarpe di Gioele. Papà Daniele ha dato la temuta conferma: sono quelle di suo figlio. Comprate in un pomeriggio spensierato assieme a Viviana. Diventate adesso l’oggetto disperato della prova: i resti sono del piccolo. Il padre, Daniele Mondello, è entrato negli uffici della Mobile di Messina dopo le 17 e ne è uscito dopo più di un’ora. La maglietta, il pantaloncino, le scarpe. Sono gli indumenti familiari che hanno dato la conferma al papà. A Daniele sono stati mostrati solo questi per il riconoscimento, evitando così di sottoporlo alla visione del corpo del figlio, ritrovato “straziato”. Ma i dubbi che fosse davvero Gioele erano esigui. Anche il papà del bimbo aveva abbracciato la piccola bara dove erano stati sistemati i resti del bambino e portati a spalla su per il sentiero, dal luogo del ritrovamento, fino allo spiazzo in cui la famiglia Mondello aspettava da ore.
Sedici giorni dopo la scomparsa di Gioele e della mamma, Viviana Parisi, si ricompone a poco a poco il contesto in cui la donna e il suo piccolo hanno perso la vita. Un vero e proprio grattacapo per gli investigatori che per settimane hanno setacciato la zona, interrogato i familiari, visionato video di esercizi commerciali lungo tutto il tragitto da Milazzo fino alla galleria Pizzo Turda, dove Viviana ha abbandonato la Opel grigia per inerpicarsi nella campagna selvaggia sopra Caronia e sotto l’autostrada. Terreni incolti, alternati a una fitta boscaglia, ai rovi che hanno celato per due settimane la presenza del piccolo. Abitati da animali selvaggi: volpi, maiali, cinghiali, cani e perfino sorvolati da avvoltoi. Le ipotesi sulla morte della mamma e del suo piccolo dopo la svolta di ieri si sono ridotte principalmente a due: Viviana ha ucciso Gioele e si è uccisa gettandosi dal traliccio? Oppure su quel traliccio c’era salita assieme al bimbo proprio per sfuggire all’aggressione degli animali, finendo per cadere e morire assieme al bimbo?
Il procuratore Angelo Cavallo, che in questi giorni si era spinto lui stesso in campagna per verificare in prima persona il percorso fatto dalla donna, non vuole lasciare niente di intentato. Per questo affiderà l’autopsia sul corpo del bimbo a nuovi esperti, mentre già da una settimana si consulta con un noto psichiatra per capire che evoluzione possa avere avuto il disagio di Viviana. La donna aveva subito due ricoveri, uno dei quali in seguito a un tentativo di suicidio, e sentiva di essere in pericolo, seguita da qualcuno, tanto che quando doveva andare da qualche parte, girava intorno al luogo di destinazione prima di arrivare, per sviare i possibili inseguitori.
Quel giorno, il 3 agosto scorso, fuggiva da qualcuno o da qualcosa. Dopo avere tamponato il furgone, si è fermata nella piazzola dell’autostrada fuori dalla galleria ed è scesa con Gioele in braccio in fretta e furia, lasciando la borsa con i soldi e i documenti in macchina. Ha scavalcato il guardrail ed è fuggita per gli impervi sentieri di Caronia, trovando la morte, forse addirittura cercandola: “Mi auguro che dagli esami dei resti si possano capire tante cose”, ha sottolineato Cavallo, annunciando che per l’autopsia bisognerà aspettare la prossima settimana. Bisognerà attendere che arrivino i maggiori esperti nel settore a Messina. Nella camera mortuaria del Papardo, dove riposano i corpi di mamma e figlio, dove resta sospesa la storia della loro fine.