A Castrofilippo, Grotte, Naro, Racalmuto periodicamente si verificano rotture nella condotta generando ritardi, perdite e interruzioni nella distribuzione dell’acqua. La situazione va avanti da tempo ma si è aggravata a partire da giugno, quando in diverse città si sono registrate quattro interruzioni in poche settimane. I racconti: "Evitiamo di lavarci o di fare la lavatrice se non è indispensabile. Anche in piena estate"
Rimanere senz’acqua corrente nel 2020. Succede regolarmente a Castrofilippo, Grotte, Naro, Racalmuto e in molti altri comuni della zona di Agrigento dove, a causa di un sistema idrico vetusto, periodicamente si verificano rotture nella condotta generando ritardi, perdite e interruzioni nella distribuzione dell’acqua.
La situazione va avanti da tempo ma si è aggravata a partire da giugno, quando in queste città si sono registrate quattro interruzioni in poche settimane, con il risultato che i cittadini hanno rischiato di rimanere senz’acqua o pagato autobotti private per averla. “Qui non è che siamo al Nord dove l’acqua arriva ogni giorno – dice Alfonso Provvidenza, sindaco di Grotte – Quando parliamo di interruzioni ci riferiamo a turni già difficili da sopportare, prova ne sia che molti si sono attrezzati con recipienti anche di dieci/dodicimila litri”. La gestione del sistema idrico girgentano è da anni al centro di un rimpallo di responsabilità tra il gestore – oggi Gestione commissariale servizio idrico integrato, ex Girgenti Acque, società privata commissariata nel 2018 a causa di un’interdittiva antimafia – l’Assemblea territoriale idrica di Agrigento (Ati Ag9), ossia l’ente regolatore in tutto il territorio di Agrigento, e i sindaci, che in buona parte chiedono la gestione pubblica dell’acqua.
La distribuzione idrica nelle case avviene ogni sette o dieci giorni ma spesso capita che a causa di un guasto i turni saltino da un giorno all’altro, lasciando passare anche due settimane dall’ultima erogazione. Una situazione non facile per gli abitanti della zona, che si organizzano come possono e cercano di risparmiare acqua costantemente, vivendo nel terrore di interruzioni improvvise: “Teniamo secchi sotto la doccia per non disperdere l’acqua in eccesso e la riusiamo per lavare i pavimenti o per lo sciacquone del wc”, dicono. Ed esasperati aggiungono: “Evitiamo di lavarci o di fare la lavatrice se non è indispensabile. Anche in piena estate”. A subire i maggiori disagi sono le famiglie con cisterne condominiali, perché la loro parsimonia deve coincidere con quella degli altri condomini e non sempre avviene.Ma ad essere in crisi sono anche le piccole imprese che con l’acqua ci lavorano: “Abbiamo un bar pasticceria e abbiamo dovuto pagare due volte quest’anno un’autobotte per non rimanere senz’acqua”- dice una coppia di pasticcieri.
A generare i disagi è innanzitutto una condotta idrica datata, quella dell’acquedotto Tre sorgenti, le cui reti fino a pochi mesi fa appartenevano storicamente a un consorzio omonimo, ma sul cui rinnovo delle infrastrutture non è chiaro chi debba intervenire. I commissari prefettizi a capo della gestione del sistema idrico integrato, l’avvocato Giuseppe Massimo dell’Aira e l’ingegner Gervasio Venuti, con una nota inviata a ilfattoquotidiano.it, “chiedono che venga data esecuzione ad una sentenza del 2014 nella quale si evince che il Consorzio acquedottistico ‘Tre sorgenti’ non ha alcuna ragione di esistere ai sensi del vigente codice dell’Ambiente”. La gestione commissariale sostiene infatti che “il consorzio acquedottistico ‘Tre sorgenti’ non solo non consegna le proprie reti di distribuzione alla Gestione commissariale del servizio idrico integrato – così come da sentenza del 2014 – ed unico ente attualmente titolato a detta gestione ma, pur avendo deliberato di farlo, per evitare il commissariamento disposto dalla Regione, detto Consorzio asserisce che procederà alla consegna dell reti solo dopo la costituzione della nuova azienda Consortile per la gestione del S.I.I.”.
Ma Alfonso Provvidenza, sindaco di Grotte e al contempo membro del consiglio direttivo dell’Ati Ag9 e socio del consorzio ‘Tre sorgenti’, replica: “Abbiamo votato la cessione delle reti in assemblea ma l’abbiamo subordinata alla costituzione della nuova azienda speciale consortile che sostituirà la gestione commissariale anche perché la gestione dei commissari (dell’ex Girgenti Acque, ndr) è temporanea: deve traghettare il servizio idrico alla gestione futura della nuova azienda speciale consortile”. E chiarisce: “Il consorzio Tre sorgenti ha deliberato e concorda sulla necessità che queste reti debbano essere cedute per il tramite dell’Ati al nuovo soggetto gestore, che sarà quello che sostituirà la Gestione commissariale di Girgenti acque una volta che sarà costituito”. La decisione del consorzio ‘Tre sorgenti’ di cedere le reti, è stata però deliberata nel gennaio 2020, dopo anni di disagi, e tarderà a prendere forma perché la sua applicazione non può avvenire finché tutti i 43 comuni del libero consorzio di Argigento (cioè l’ex provincia) non approvano lo statuto della nuova azienda speciale consortile a cui l’Ati Ag9 ha deciso di affidare la gestione (pubblica) dell’acqua. Di questi, ad oggi solo venti hanno comunicato all’Ati di avere definito l’approvazione dello statuto, cui si aggiunge il comune di Naro, che ne ha dato notizia sui quotidiani locali. All’appello mancano comuni importanti come Agrigento, Favara, Porto Empedocle, i cui consigli comunali non hanno ancora approvato lo statuto della nuova azienda speciale consortile. Un groviglio burocratico in cui tutti sembrano avere ragione tranne i cittadini, che continuano a pagare bollette per un servizio idrico che non garantisce la continuità dell’acqua, un macro-indicatore per cui secondo l’ultima relazione annuale dell’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) sullo stato dei servizi “emerge chiaramente il water service divide esistente tra Nord e Sud Italia”.