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Coronavirus, come organizzare i concerti pop nonostante il Covid 19. Ecco l’esperimento in Germania: c’era anche il gel fluorescente

Obiettivo: dare ai ricercatori l’opportunità di determinare quale potrebbe essere la migliore organizzazione possibile per evitare contaminazioni. Solo persone giovani e in buona salute sono state accettate per cercare di limitare il rischio di contagi

di F. Q.

La pandemia scatenata dal coronavirus ha spazzato via concerti ed eventi del 2020 spostando gli appuntamenti più attesi al 2021. È quindi la domanda è più che legittima: è possibile autorizzare nuovamente i concerti pop nonostante il Covid 19? L’università tedesca di Halle se l’è chiesto, conducendo un esperimento con più di 2.000 partecipanti a Lipsia.

Il cantante Tim Bendzko ha accettato di prendere parte a questo test dando tre mini-concerti in diversi formati durante il giorno, con numeri variabili di spettatori e di distanze, più misure igieniche. Obiettivo: dare ai ricercatori l’opportunità di determinare quale potrebbe essere la migliore organizzazione possibile per evitare contaminazioni. Solo persone giovani e in buona salute sono state accettate per cercare di limitare il rischio di contagi.

“Questo progetto deve gettare le basi per una ripresa in tutta la Germania nel settore dell’intrattenimento, particolarmente colpito dalle misure restrittive legate alla pandemia”, ha affermato il ministro regionale per la Scienza della Sassonia-Anhalt, Armin Willigmann, che sovvenziona la ricerca con un milione di euro.

Tutto si è svolto in una grande sala da concerto. I volontari dovevano presentare un recente test negativo per il coronavirus e dovevano farsi misurare la temperatura all’ingresso. Indossavano tutti una mascherina di tipo FFP2 e un dispositivo che ripercorreva i loro movimenti ed i loro contatti all’interno. I disinfettanti fluorescenti hanno anche permesso di osservare quali superfici i partecipanti toccano più spesso con le mani. Sono state persino monitorate le particelle emesse durante la respirazione. Grazie ai dati raccolti, i ricercatori intendono definire un modello matematico per valutare i rischi di propagazione in una grande sala da concerto. I risultati saranno pubblicati in autunno.

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