La nuova copertina della rivista Gente definisce la figlia di Francesco Totti “gemella di mamma Ilary”. Nulla in contrario, se non fosse che protagonista della prima pagina non è un ritratto di famiglia, ma una foto della tredicenne al mare, tra l’altro col volto pixelato. Quella somiglianza, dunque, non è nel viso, ma nelle curve. Siamo al punto in cui è diventato legittimo mostrare il corpo di una ragazzina e paragonare le sue forme a quelle di un’adulta, col solo scopo di far notare questo fatto.
Non è questa la sede per polemizzare sull’utilità stessa del gossip e dei paparazzi, ma una cosa mi sembra fondamentale: qualunque sia la caratura di un articolo di giornale, è fuor di dubbio che si debba rispettare la Carta di Treviso relativa alla deontologia professionale in rapporto ai minori. In questo senso, i giornalisti dovrebbero (uso il condizionale non a caso) impegnarsi a tutelare il minore, la sua dignità e la sua immagine, con particolare riferimento alla privacy. E questo impegno, pensate, vale anche nel caso in cui i genitori abbiano prestato il consenso – informazione di cui al momento non sono in possesso.
Tradotto significa che, se una madre accorda il permesso di pubblicare le foto del proprio figlio (o figlia) nudo e si tratta di un minorenne, la testata deve comunque chiedersi: qual è il miglior interesse per il ragazzo? Potrei danneggiare la sua integrità e privacy divulgando questi scatti?
Dopo il fattore adolescenza e minore età, non si può certo sorvolare sul fatto che Chanel sia una ragazza. Voi avete mai visto in copertina il figlio di un vip fotografato mezzo nudo per commentarne il fisico in rapporto al padre? Io sinceramente no. Ma ammetto che potrebbe essere una mia mancanza. Detto questo, mi pare ovvio che sarebbe altrettanto condannabile.
L’errore è di principio: sessualizzare il corpo di un minorenne è considerato un atto vile (o patologico), dal punto di vista etico, sociale, ma anche banalmente superficiale. A pelle, come si dice, ci sembra sbagliato. Automaticamente l’errore svanisce quando diventa un commento scherzoso, un titolo estivo, una didascalia di Instagram che infatti definisce Chanel “graziosissima”, come fosse l’amorevole parere di una nonna. Anche la direttrice di Gente Monica Mosca commenta la copertina dicendo che Chanel “è un fiore”. Quindi, riassumendo, un grazioso fiore. Non una minorenne a cui è stata coperta la faccia ma non il fondoschiena.
Nel vortice della polemica è partito anche l’hashtag #puritani. Le ragazzine a quell’età girano sempre scoprendo il corpo, questa non è né la prima, né l’ultima. In pratica – si dice – siamo abituati a vederle e qualunque minorenne sarebbe finita in copertina così, perché è così che si vestono. Mi dispiace molto che non si riesca a cogliere il filo che collega la possibilità di vestirsi come piace di più e quella di non essere fotografate (o giudicate) per il fatto di vestire in quel modo. È lo stesso che collega l’invio di una foto senza veli al proprio partner e la pretesa – anzi, il diritto – che quella foto non venga diffusa a terzi, in gruppi Telegram e Facebook. Ma in effetti neanche questo nesso ci è ancora molto chiaro.
La cosa che mi lascia ancor più interdetta? Che molti commenti ‘a favore’ della copertina contengano l’aggettivo “bellissima”. Anche facendo finta che possa essere un concetto oggettivo e utile alla descrizione di una persona, in che modo l’intento di ritrarre una ragazza bellissima si realizzerebbe oscurandone il volto? Era un obbligo dato dalla minore età, certo, ma allora si sarebbe potuto evitare del tutto. Invece no, la verità è presto detta: non era affatto quella l’intenzione, poiché lo sguardo del lettore è automaticamente ed esclusivamente diretto verso il corpo. Il fiore? La grazia? Smettiamola di voler incasellare le donne in ideali pseudo-romantici o, viceversa, in pezzi di carne da sbattere in prima pagina. E stavolta è andata pure meglio del solito: generalmente sono smagliature o chili di troppo a farci guadagnare la copertina.
C’è un problema ancora più a fondo: l’idea che sia normale, finanche divertente, parlare del corpo degli altri, come se il solo fatto di averlo davanti agli occhi ci concedesse questo diritto. Il diritto di giudicarlo (nel bene e nel male), sessualizzarlo, paragonarlo, deriderlo, appropriarcene in tante forme diverse, da quelle apparentemente “innocue” a quelle più violente. Davvero vogliamo far finta che sia sempre tutto in buona fede e aspettare le prossime scuse? Non c’è più tempo per il senno di poi, le cose devono cambiare.